· Città del Vaticano ·

L’allarme dell’Onu e dell’Ue nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità

Il pianeta ha sete

This photo taken on June 13, 2023, shows an abandoned boat on an island formed inside Thac Ba ...
17 giugno 2023

Una barca arenata in un mare di terra: questa immagine che arriva dal lago vietnamita di Thác Bà, ormai in secca, racchiude il senso della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità (DD-day, Desertification and drought Day) che si celebra oggi, 17 giugno. La ricorrenza — istituita nel 1994 quando l’Assemblea generale Onu adottò la Convenzione sulla prevenzione della desertificazione, trattato vincolate per le parti firmatarie assume sempre più valore e importanza considerati i recenti allarmi lanciati dalle Nazioni Unite: come affermato in questi giorni dal segretario generale dell’Onu, António Guterres, «le politiche attuali stanno portando il mondo a un aumento della temperatura di 2,8 gradi entro la fine del secolo e questo significa catastrofe». Eppure la risposta collettiva rimane insufficiente, perché «i Paesi sono molto lontani dal rispettare le promesse e gli impegni sul clima». Anzi: invece di accelerare in questa direzione, fanno «un passo indietro».

Un’ulteriore allerta arriva dall’Unione europea che, per i prossimi mesi estivi, non prevede una situazione facile. Nel documento “Tempo estivo estremo in un clima che cambia: l’Europa è preparata?”, redatto dall’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), si sottolinea che il clima del continente «sta diventando sempre più estremo», con «prospettive generali pessimistiche» caratterizzate da «ondate di calore più intense, più forti e più lunghe; maggiore siccità con più gravi ripercussioni negative su agricoltura ed economia; incendi e aumento di malattie con il possibile ritorno della malaria».

Ma tale complessa situazione non colpisce solo l’Europa, bensì almeno 168 Paesi in tutto il mondo: secondo l’Onu, infatti, «entro il 2050 la siccità potrebbe colpire oltre tre quarti della popolazione mondiale». Il dato si evince dall’andamento degli ultimi venti anni: «Il numero e la durata delle siccità sono aumentati del 29 per cento dal 2000 rispetto ai due decenni precedenti — spiegano le Nazioni Unite —. E quando più di 2,3 miliardi di persone devono già affrontare lo stress idrico, ciò diventa un problema enorme».

Tra tutti gli abitanti del globo, però, c’è una categoria in particolare che subisce le conseguenze della desertificazione più di ogni altra: è la categoria delle donne, alle quali — non a caso — è dedicata la Giornata di quest’anno che infatti ha per tema “Her Land. Her Rights - La terra della donna. I diritti della donna”. «Le donne hanno un ruolo fondamentale per la salute della terra, ma spesso non ne hanno il controllo — si legge in una nota dell’Onu —. In molte regioni, sono ancora soggette a leggi e pratiche discriminatorie che impediscono il loro diritto all’eredità e l’accesso a servizi e risorse. E quando la terra si degrada e l’acqua scarseggia, le donne sono spesso le più colpite». Ciò accade nonostante «a livello globale, le donne passino già 200 milioni di ore al giorno a raccogliere acqua. E in alcuni Paesi, un singolo viaggio per andare a prendere l’acqua può durare più di un’ora». Per questo, dunque, la ricorrenza odierna vuole sottolineare che «investire nella parità di accesso delle donne alla terra e ai beni ad essa associati significa investire nel loro futuro e in quello dell’umanità».

Parole che riecheggiano nel messaggio diffuso da Guterres per il DD—day: sottolineando che «l’agricoltura non sostenibile sta erodendo il suolo cento volte più velocemente di quanto i processi naturali possano ripristinarlo» e che «fino al 40 per cento della terra del nostro pianeta è ora degradata», con gravi rischi per la produzione di cibo e la sopravvivenza della biodiversità, il segretario generale dell’Onu esorta tutti i governi a «eliminare le barriere legali che impediscono alle donne di possedere la terra e a coinvolgerle nella definizione delle politiche relative. Sostenete le donne e le ragazze a fare la loro parte nel proteggere la nostra risorsa più preziosa. E insieme, fermiamo il degrado della terra entro il 2030».

Ma cosa si può fare, in concreto, per arginare la desertificazione? Alcuni suggerimenti arrivano dalla stessa Onu che traccia alcune vie virtuose da intraprendere: in primo luogo, la riduzione di fertilizzanti e fitofarmaci nelle aree agricole, con un passaggio a coltivazioni che favoriscano la fertilità della terra. Poi, il rimboschimento, la rigenerazione arborea e lo stop alla deforestazione selvaggia. Gli alberi, infatti, sono elementi di equilibrio tra umidità e precipitazioni e le loro radici frenano l’erosione provocata da acqua e vento. E la loro piantumazione è un ottimo metodo per frenare il deserto che avanza. (isabella piro)