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Simul currebant - Fratelli tutti nello sport

Se i più giovani con un gesto capace di comunione insegnano cos’è (davvero) lo sport

 Se i più giovani  con un gesto capace di comunione insegnano cos’è (davvero) lo sport  QUO-138
16 giugno 2023

Quando Papa Francesco il 20 maggio 2020, in piena pandemia, ha chiesto ad Athletica Vaticana di applicare con i fatti il motto simul currebant — prendendolo dal capitolo 20 del Vangelo di Giovanni (Pietro e Giovanni «correvano insieme tutti e due...») — Mariaclotilde, Emilia e Gioele erano chiusi nelle loro stanze a progettare vita, a sperare di ritornare presto ai loro sport. La scherma per le due ragazze, l’atletica per Gioele.

Ed è con naturalezza, senza calcoli, che Mariaclotilde, Emilia e Gioele si sono aggiunti all’esperienza rivoluzionaria, “amateur”, del simul currebant, secondo la fraterna visione sportiva del Papa.

Non ci ha pensato un attimo la spadista Mariaclotilde Adosini a rinunciare alla vittoria ai Mondiali under 20 in Francia, a febbraio, quando si è accorta di un errore decisivo dell’arbitro a suo favore: «Non mi aspettavo tanto clamore, era la cosa giusta da fare».

Le stesse parole, pari pari, della schermitrice Emilia Rossatti («È quello che mi hanno insegnato»): nella finale dei Campionati italiani under 23, in aprile, ha scelto senza indugi di non approfittare dell’infortunio della sua avversaria, Gaia Traditi. Lasciandole l’oro.

E poi ecco Gioele Gallicchio: compirà 10 anni a dicembre. Domenica 4 giugno a Lucca si è fermato per aiutare Lorenzo Palagi — con il quale stava correndo spalla spalla con ampio vantaggio sugli altri — a rialzarsi dopo la caduta nel finale dei 400 metri. Gioele e Lorenzo hanno ripreso a correre insieme: simul currebant per davvero. Ma sono stati sorpassati negli ultimi metri.

E 10 anni (nel 2019) li aveva anche Giorgio Torrisi quando si è accorto che la medaglia d’oro portata a casa nel karate spettava a Carlotta Bartolo e a lui era stata consegnata dai giudici per errore. Giorgio ha fatto salire in auto tutta la famiglia, 85 km per andare da Aci Castello a Siracusa per consegnare («restituire») la medaglia a Carlotta.

«È proprio questa la visione di Athletica Vaticana: uno sport che va “oltre”, superando i fragili confini entro i quali spesso lo chiudiamo, riducendolo a una semplice attività motoria e perdendo di vista la bellezza di un gesto capace di creare comunione» dice fra Massimiliano Quirico, direttore della sezione di atletica dell’Associazione sportiva ufficiale vaticana. «Mariaclotilde, Emma, Gioele e anche Giorgio non hanno vinto l’oro, ma sicuramente hanno trovato nuovi amici». E non penseranno mai di imbrogliare o ricorrere al doping. (giampaolo mattei)