· Città del Vaticano ·

Presentato il libro di Angelo Scelzo sulla riforma della comunicazione vaticana

Dal Concilio al web

 Dal Concilio  al web  QUO-136
14 giugno 2023

La riforma dei media vaticani come «un radicale ripensamento dell’intero sistema comunicativo» della Santa Sede e non semplicemente un «imbiancare un po’ di cose»: così l’ha voluta Papa Francesco e così si è cercato di realizzarla, come ha sottolineato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, presentando ieri pomeriggio, martedì 13 giugno, a Roma, presso la Libera università Maria Santissima Assunta (Lumsa), il volume di Angelo Scelzo Dal Concilio al web. La comunicazione vaticana e la svolta della riforma (Libreria editrice vaticana, pagine 440, euro 20).

Il lavoro rappresenta «un libro-documento, una testimonianza lasciata da un modesto “addetto ai lavori” in un momento importante di cambiamento», come ha rimarcato a mo’ di conclusione lo stesso autore, che è stato vicedirettore de «L’Osservatore Romano», sotto-segretario dell’allora Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali e vicedirettore della Sala stampa della Santa Sede. Da parte sua il cardinale Zuppi lo ha definito un excursus storico che aiuta a ripercorrere la “complessità” della comunicazione della Santa Sede dal Vaticano ii fino a oggi, spiegando che «c’è un “parlare col linguaggio del cuore”, semplice, diretto, immediato», come quello di Papa Francesco, ma c’è anche «l’interpretazione», nella quale non manca talvolta una certa dose di «malizia».

«Nel libro si parte dalla riforma per arrivare ai documenti conciliari», ha osservato il presidente della Cei, per cui «passato, presente e futuro si intrecciano», fermo restando che il Vaticano ii «è stato il vero punto di svolta». Dopodiché Zuppi — il cui intervento è stato punteggiato dai ricordi personali legati all’esperienza del padre Enrico, che dal 1947 al 1979 fu direttore de «L’Osservatore della Domenica» — ha ringraziato Scelzo per il suo lavoro che consente «di capire quali sono stati i passaggi decisivi, le difficoltà, le prospettive di questo cammino» di riforma, attraverso «una descrizione fatta con obiettività, onestà e grande coinvolgimento personale». Non è «un racconto chiuso, ha un finale aperto, di attualità, che lascia intravvedere nuove possibilità di annuncio e di testimonianza».

L’incontro, moderato dalla vaticanista Valentina Alazraki, corrispondente di Tve Messico, si è aperto con i saluti di Francesco Bonini, rettore della Lumsa, e di Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, il quale ha detto che quest’ultima «non è funzionale, ma parte fondamentale della missione della Chiesa». L’orizzonte — indicato dal combinato disposto fra il motu proprio L’attuale contesto comunicativo istitutivo del Dicastero e il preambolo che introduce la Praedicate Evangelium — deve essere il creare una rete «che ci fa membra gli uni degli altri», in cui comunicazione e comunione si compenetrino, pur nella specificità di un sistema diverso da tutti gli altri, con più di 50 lingue e differenti linguaggi mediatici: giornale, radio, tv, internet, social, podcast.

In videocollegamento il gesuita Federico Lombardi, che ha diretto Radio vaticana, il Ctv e la Sala stampa della Santa Sede ed è autore della prefazione del libro, lo ha definito una «raccolta ampia di informazioni e considerazioni, da cui scaturisce una visione di insieme; un contributo dato da una persona che ha vissuto a lungo e direttamente la storia della comunicazione vaticana e della riforma sotto punti di vista e prospettive diverse». E ha concluso osservando: «è un tema delicato, che tocca molte sensibilità», ma «è giusto dopo questi primi anni avere un racconto complessivo di come si è sviluppata questa vicenda per rileggerne il significato e le finalità, senza dimenticare le questioni ancora aperte».

Da parte sua Gabriele Romagnoli, scrittore ed editorialista de «la Repubblica», ha evidenziato l’approccio narrativo alla materia offerto dal volume: una sorta di «“romanzo di trasformazione” che ha per protagonista la comunicazione vaticana e, in generale, quella della Chiesa». Esso «testimonia il tentativo di modificare il linguaggio della comunicazione ecclesiale adattandolo ai cambiamenti continui». E in proposito ha citato alcuni eventi del tutto inediti e irrituali, che hanno avuto per protagonista Francesco: i dialoghi con Eugenio Scalfari, le telefonate alle persone comuni, il suo andare negli studi televisivi. «Ma più delle parole — ha ricordato — ci sono immagini che restano nella memoria», come il volo in elicottero di Benedetto xvi verso Castel Gandolfo dopo le dimissioni nel 2013 o la Via Crucis del 2020, con Papa Bergoglio solo ad attendere in piazza la Croce portata da ex detenuti e medici.

Da ultimo Marco Tarquinio, dal 2009 al 2023 direttore e oggi editorialista di «Avvenire», ha descritto «la fatica di costruire uno strumento dentro la modernità al servizio del magistero del Papa e della Chiesa»: «una sfida che si è fatta sempre più incalzante perché la Chiesa è sempre stata un’anticipatrice nel mondo della comunicazione». Oggi, i media cristiani sono chiamati a offrire «parole che siano eco di una Parola»: a essere testimoni dell’Incarnazione, «messaggio potente e rivoluzionario ma anche contraddittorio rispetto alla mentalità del mondo».