· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della XI domenica del tempo ordinario (Mc, 1, 15)

Chiamati per nome

 Chiamati per nome  QUO-135
13 giugno 2023

Fra quotidianità e spiritualità oggi sentiamo spesso una certa distanza, come fossero due modalità, due atteggiamenti che di volta in volta si adottano nelle giuste circostanze, ma che fra loro non comunicano. Nel traffico delle faccende cittadine e domestiche si vive “ordinariamente”, mentre quando, premendo un ideale interruttore, passiamo al monologo interiore della coscienza, entrano in gioco le idee di quello che chiamiamo spirito, le concezioni di Dio, le convinzioni di fede, che anche quando comunichiamo all’esterno spesso sono semplici riflessi di quel monologo “fra me e me”.

Il rischio di questa divisione così netta non è così banalmente la prevalenza della prima dimensione sulla seconda, o viceversa, ma prima e più in profondità la perdita di spessore e significato di entrambe, la perdita delle rispettive sfumature e prospettive.

Il dramma dell’uomo vive nella tensione fra interno ed esterno; se invece operiamo un’autopsia di singoli elementi finiamo per produrre cadaveri, fossili di umanità, cristallizzazioni astratte. E ciò che si perde è la vita, specialmente nella sua dimensione operativa, sempre in movimento e in azione.

Gesù vede lo smarrimento, vede una quotidianità vuota, senza spirito, vede “folle” anonime che procedono casualmente con il pilota automatico, vede l’algoritmo. Eppure a questa tragedia, a questa caduta di ogni libera umanità, non oppone un’idea, qualche principio fondamentale, una carta dei valori e di leggi universali, niente di così astratto e lontano.

Gesù chiama delle persone. Semplicemente, dodici persone, “operai”, uno per ogni tribù di quel popolo sbandato. Si deve cominciare da quegli uomini inconsapevoli come pecore, “bisogna ridare loro un nome”, si deve riprendere il filo che si è perso di una storia, ripartire da quel popolo ridotto a gregge, che pur in quello sbandamento resta l’unico popolo reale, scelto da Dio pur con tutti i suoi limiti, i suoi istinti più bassi, ma anche con quella docilità e che ne ricorda l’originaria innocenza. Non sanno quello che fanno le “pecore perdute della casa d’Israele”, bisogna recuperarli, è urgente, tanto che, in un primo momento, Gesù manda solo da loro gli apostoli: c’è un rapporto esclusivo, a tu per tu, fra Gesù e ogni apostolo e fra Gesù e Israele. All’interno di questo rapporto si tiene insieme spirito e opere: si operano guarigioni, lotte contro gli spiriti impuri, concrete predicazioni di un regno dei cieli “vicino”. Ciò avviene per opera di un “potere” profondamente attivo, efficace, politico, proprio in quanto ispirato, sospinto dallo spirito, e dunque innanzitutto inteso come servizio, incessante nel donare “gratuitamente”.

Gesù non indugia in lamentele e in fughe dal mondo, mette in moto dei pastori che conosce nome per nome e famiglia per famiglia. Li manda, anzi ci manda, ciascuno con la sua storia e la sua identità, con una missione precisa, su una strada polverosa, a sporcarsi le mani. Il mondo è stanco e perso, tocca a te andarlo a ritrovare. 

di Riccardo Sabato