«Chi sono io?»
13 giugno 2023
Si articola in poco più di millesettecento versi La commedia degli errori (1589-1594) di William Shakespeare. Eppure, in un arco compositivo così breve si sviluppa uno spumeggiante intreccio basato sul concetto di doppio. Ma lo scrittore non si accontenta di un solo doppio, come aveva fatto Plauto nei Menaechmi. Investe in modo massiccio su questa dimensione al punto da creare vari doppi, innescando così un gioco di specchi e di metamorfosi dal ritmo coinvolgente e vertiginoso. Durante una giornata di febbrili equivoci, accade di tutto: gemelli scambiati l’uno per l’altro, due servi dominano la scena mentre gli altri personaggi rimangono sbigottiti e spiazzati perché non riescono a distinguerli tanto si assomigliano.
Per creare un clima di gaia confusione, Shakespeare inserisce la farsesca vicenda di scambi ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati