· Città del Vaticano ·

(s)Punti di vista
Il mistero del dolore

Nick Cave
e il coraggio per scrivere

 Nick Cave  e il coraggio per scrivere  QUO-134
12 giugno 2023

A Nick Cave, carismatica rock-star australiana di 63 anni, il 14 luglio del 2015 accade uno degli eventi più tragici che possano capitare ad un genitore: la morte del figlio adolescente Arthur, caduto da una scogliera a Ovingdean Gap, vicino a Brighton, nel Sud dell’Inghilterra. Tre anni dopo, verso l’autunno del 2018, il cantautore dà vita ad un sito internet, The Red Hand Files, in cui si impegna personalmente a rispondere alle mail che invita a spedirgli con queste parole: «Puoi chiedermi qualsiasi cosa. Non ci sarà alcun moderatore. Sarà solo tra me e te. Vediamo quello che avviene. Con amore, Nick».

La risposta a questo cuore totalmente spalancato non si è fatto attendere: impressionanti la quantità delle domande, la varietà delle questioni (dal rock alla fine del mondo, dalla sessualità a Pinocchio, dai gusti musicali al tema, ovviamente, del dolore) e soprattutto l’intensità delle conversazioni tra Nick e i suoi interlocutori. Di recente ha fatto discutere la sua presa di posizione sull’intelligenza artificiale a seguito del fatto che una persona gli aveva inviato una canzone “alla Nick Cave” composta da ChatGPT chiedendo un parere. «Questa canzone fa schifo», ha risposto Cave, «In futuro ChatGPT potrà forse creare una canzone indistinguibile, in superficie, da una umana, ma sarà per sempre una replica, qualcosa di grottesco. Le canzoni nascono dalla sofferenza e gli algoritmi, per quanto ne so, non sono in grado di predire la complessa lotta umana per la creazione. I dati non soffrono. […] Scrivere una bella canzone non è fare una copia, una replica, o un pastiche, ma l’opposto. È un atto di distruzione di tutto ciò che è stato prodotto in passato […] scrivere è un atto in cui bisogna metterci coraggio e sangue per creare qualcosa di nuovo. C’è bisogno dell’umanità».

E c’è tanta umanità, tanta umanità dolente, tra le lettere che arrivano all’indirizzo della “mano rossa” di Nick Cave. Ad esempio c’è Madeline, che gli scrive da New York qualche mese fa informandolo che il suo fratello gemello sta morendo a 23 anni. È evidente il riferimento al figlio del cantautore. Arthur, anche lui fratello gemello di Earl, oggi giovane e promettente attore di 22 anni. Scrive Madeline: «Non so cosa fare o cosa provare, mi sento così arrabbiata con il mondo e sconvolta dall’ingiustizia di tutto. Continuo a pensare al mio prossimo compleanno, che sarà il primo che passerò da sola. So che non hai vissuto esattamente la stessa cosa, ma hai vissuto qualcosa di simile, quindi voglio solo chiederti: come posso smettere di provare questo dolore, ansia e tristezza? Migliorerà?».

La risposta di Nick Cave ha un taglio narrativo e vale la pena leggerla così com’è, semplicemente, senza commenti: «Voglio raccontarti una storia che spero possa essere utile. […] Quando Arthur è morto, una delle nostre più grandi paure era l’effetto che avrebbe avuto su Earl. I due gemelli non si erano mai separati ed erano molto legati l’uno all’altro. Susie e io eravamo pronti a raccogliere i pezzi di un ragazzo che pensavamo si sarebbe disintegrato sotto il peso devastante della morte del fratello. Arthur morì durante le vacanze scolastiche e così la scuola creò una rete di supporto di terapisti e consulenti in vista del ritorno di Earl. Eravamo tutti preparati al peggio. La mattina in cui Earl tornò a scuola, si presentò in cucina e disse a me e a Susie: “Qualsiasi cosa accada ora è per Arthur”. All’epoca non avevo idea di cosa significasse. Così Earl tornò a scuola, si impegnò e lavorò sodo. Ci aspettavamo il peggio, ma non accadde. Si dedicò al teatro e divenne molto bravo. Aveva questo strano senso dello scopo e cominciarono a succedergli cose belle. Ha avuto un ruolo in un film mentre era a scuola e alla gente è piaciuto, così ha ottenuto un ruolo in un altro, e poi un altro ancora. Ha lasciato la scuola, ha conosciuto una ragazza e si è innamorato. Rimase vicino a me e a Susie e mantenne una sorta di occhio vigile, quasi paterno, su di noi. Lo guardammo con stupore mentre diventava adulto, sostenuto da una promessa che aveva fatto una mattina ai suoi genitori affranti. Non so cosa viva dentro Earl, cosa abbia dovuto sopportare, ma è un giovane forte, divertente, straordinariamente gentile, con un’arguzia tagliente e una risata calda e generosa, e mi sembra che stia bene. Non so quale sia l’oscurità che porta con sé, quali siano le angosce e i dolori, ma so che riesco a vedere suo fratello da qualche parte, come una condizione dell’essere, come una sorta di significato, come una direzione intrapresa.

Mi sembra che la nostra stessa esistenza sia tenuta in piedi su un’infinità di assenze. Tutte le nostre vite sono vissute sulla marea sconfinata del dolore di coloro che sono passati prima. Ci aggiriamo per il mondo in tutta la nostra disperata e splendida umanità e, che ce ne rendiamo conto o meno, la nostra condizione di vita dice sempre: "Qualsiasi cosa accada ora è per loro". È così che onoriamo l’umanità stessa, come testimonianza vivente di chi non c’è più. Noi che restiamo, continuiamo.

Tuo fratello, Madeline, ti mancherà forse più di quanto tu possa immaginare. Potrai anche inveire contro il mondo e la terribile ingiustizia di tutto questo, ma non credo che il vostro legame comune finisca con la sua scomparsa. Il vostro legame con vostro fratello è cosmico ed eterno. Quella rabbia deve diventare una forza irresistibile e motivante che vi porta sempre avanti, perché l’alternativa è un inferno speciale. Se rivolta verso l’interno, quella rabbia può consumarvi.

Qualunque cosa accada, Madeleine, ti auguro ogni bene e so che tutti coloro che leggono questo messaggio inviano a te e a tuo fratello tutto l’amore del mondo. Ho mostrato questa risposta a Earl per vedere se si sentiva a suo agio, e mi ha chiesto di inviare anche il suo amore — un amore bello, complesso, guadagnato, che ti viene portato dall’altro lato della devastazione, attraverso lo spirito di suo fratello. Tutti noi, qui e altrove, siamo con voi due. Con affetto, Nick».

di Andrea Monda