· Città del Vaticano ·

Il dramma della diga
di Kakhovka

 Il dramma della diga di Kakhovka   QUO-134
12 giugno 2023

«Siamo andati a Kherson. L’acqua sembrava essersi fermata, non saliva più e in alcuni punti ha iniziato a ritirarsi»: a raccontarlo ai media vaticani è don Ivan Talaylo, sacerdote greco-cattolico e direttore della sede della Caritas Ucraina a Kryvyi Rih, nel sud-est del Paese, parlando delle conseguenze dell’esplosione alla centrale idrica di Kakhovka, la notte del 6 giugno. «Siamo andati anche nei villaggi vicino a Kherson e lì abbiamo pianificato di creare un hub per portare gli aiuti alla gente».

Il sacerdote spiega che Caritas Ucraina ha allestito un centro operativo per monitorare la situazione legata all’esplosione alla centrale idrica, che ha causato vasti allagamenti in vari insediamenti della regione di Kherson. «Ho visto che molte organizzazioni stanno portando le cose di prima necessità e anche noi stiamo consegnando acqua potabile in diversi villaggi della regione. Però vogliamo anche monitorare bene la situazione, per vedere di cosa avranno bisogno le persone tra un paio di settimane, quando ci sarà il picco delle necessità. Per esempio, in un villaggio vicino a Kherson, ho visto con i miei occhi una casa privata completamente distrutta a causa dell’allagamento. Era una casa abbastanza vecchia, con fondamenta non molto solide, ed è crollata. Quelle persone sono rimaste senza nulla. Nel giro di un’ora l’acqua è arrivata in quel villaggio e loro sono fuggiti dalla casa con i documenti e una piccola borsa. Quindi avranno bisogno proprio di tutto». Don Ivan spiega anche che ancora adesso polizia, protezione civile e volontari stanno cercando di evacuare le persone e animali dai luoghi allagati. «Però la gente non vuole allontanarsi molto dalle proprie case — aggiunge — loro preferiscono rimanere nei villaggi vicini, dove hanno amici, conoscenti e così via, ed aspettano che l’acqua scenda per tornarci».

Tra le conseguenze dell’allagamento, secondo il direttore, ci saranno anche i danni ai palazzi nella città di Kherson. «Abbiamo parlato con un ingegnere del luogo che ci ha detto che i palazzi di cinque piani, per esempio, hanno fondamenta molto deboli, che il terreno sta assorbendo tanta acqua, che molto probabilmente avranno come minimo crepe molto grandi e che sarà pericoloso viverci». Le immagini diffuse dai media raccontano anche gli sforzi degli ucraini per salvare gli animali, purtroppo in tanti sono affogati. Anche questo, secondo don Ivan, potrà creare un problema sanitario. «Credo che solo con il tempo si potrà valutare l'entità della tragedia», sottolinea con tristezza. Le conseguenze del crollo si sentono però anche in altre regioni vicine, perché sta scendendo il livello dell’acqua nel bacino idrico di Kakhovka, che è una fonte di acqua per uso potabile e industriale e viene usata per i sistemi di raffreddamento per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Don Ivan conclude spiegando che a breve a Kryvyi Rih e nei villaggi vicini «300.000 abitanti rischiano di rimanere senza acqua», tanto che sin da ora l’amministrazioone locale ha deciso di razionarla.

di Svitlana Dukhovych