L’esperienza religiosa è anzitutto un fatto reale, un fenomeno obiettivo. Non un’idea, non un modo di sentire. È il fatto più eminente e inestirpabile della storia umana, più vasto dell’amore fra uomo e donna o del rapporto genitori-figli. Il senso religioso è un avvenimento che ricerca, afferma e pone una cornice di senso dove acquistano importanza quegli stessi rapporti. Sono parole di don Luigi Giussani. Le stesse radici da cui trae alimento la riedizione del libro Il senso religioso (Milano, Bur-Rizzoli, 240 pagine, euro 10), con la prefazione di Jorge Mario Bergoglio, ripresa da un suo commento all’opera fatto nel 1998 a Buenos Aires.
Il testo è stato presentato in questi giorni al Centro internazionale di Comunione e Liberazione a Roma. Per l’occasione è stato organizzato un dibattito dal titolo «La formula dell’itinerario al significato ultimo della realtà qual è? Vivere intensamente il reale». Tra gli oratori c’era il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che lo ha definito un «libro per tutti i cercatori di umanità, che aiuterà a provare a capire le domande più profonde e più vere». Uno strumento per «ritrovare il senso profondo della nostra storia, sperimentando la passione che ha fatto incontrare il nostro Io e con la comunità», affinché ritroviamo il volto dell’altro, mettendo all’angolo l’imperante “bulimia di interpretazioni” e il narcisismo. Perché il «carisma non è mai qualcosa di fisso», quindi questo testo «aiuterà a confrontarci con la storia di oggi», anche attraverso quelle «domanda rozze espresse in modo umano» che don Giussani scopriva negli alunni che incontrava, così come nella letteratura. Poiché «Cristo è la risposta: ma se non sentiamo la domanda, come facciamo a sentire la risposta?». È un libro quindi che ci fa tornare a “sentire umanamente”.
L’opera riassume l’itinerario di pensiero, l’esperienza, il percorso del fondatore di Comunione e Liberazione. Edito per la prima volta nel 1958, poi tradotto in ventitré lingue, il testo è adottato come guida per le Scuole di comunità di Cl. Il libro identifica nel senso religioso l’essenza stessa della razionalità e la radice della coscienza umana: coincide con l’esperienza elementare di ciascun uomo che si pone domande sul significato della vita, della realtà, di tutto ciò che accade. Don Giussani introduce l’ipotesi della rivelazione, che cioè il mistero ignoto prenda l’iniziativa e si faccia conoscere incontrando l’uomo. Una risposta imprevedibile, eppure pienamente ragionevole, al desiderio dell’uomo di vivere scoprendo e amando il proprio destino.
Nella prefazione a questa nuova edizione Papa Francesco scrive: «Il senso religioso è un libro per tutti gli uomini che prendono sul serio la propria umanità. Oso dire che oggi la questione che dobbiamo maggiormente affrontare non è tanto il problema di Dio - l’esistenza di Dio, la conoscenza di Dio - ma il problema dell’uomo, la conoscenza dell’uomo e il trovare nell’uomo stesso l’impronta che Dio vi ha lasciato perché egli possa incontrarsi con Lui».
All’evento di presentazione del libro, moderato dal direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione, don Andrea D’Auria, è intervenuto anche il professor Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che l’ha definita «un’opera frutto di un’intuizione profetica» che mette in chiaro come «niente è tanto incredibile quanto la risposta alla domanda che non si pone». Attraverso realismo, ragionevolezza e moralità questo libro serve a «soffiare via le ceneri per ritrovare l’Io, coperto da una grande distrazione che attenta al dispiegamento autentico della nostra vita». Cristo è la risposta a fame, felicità e amore: «Se l’esigenza della domanda non è educata in noi, allora non ha senso la Chiesa, il catechismo, il Papa», ha detto Prosperi.
Dal canto suo, il professor Wael Farouq, docente di Lingua e letteratura araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha spiegato all’uditorio che per lui Il senso religioso può offrire anche «una risposta al problema degli intellettuali arabi, divisi tra fautori della modernità e della tradizione: l’incontro si trova in Dio protagonista della realtà».
di Giordano Contu