· Città del Vaticano ·

Al policlinico Gemelli prosegue il regolare decorso dopo l’intervento chirurgico di mercoledì

In progressivo miglioramento le condizioni di Papa Francesco

Veduta del Policlinico Universitario Agostino Gemelli dove Papa Francesco e' stato ricoverato per un ...
09 giugno 2023

Per Papa Francesco, ricoverato al policlinico Gemelli da mercoledì 7 giugno, «il quadro clinico è in progressivo miglioramento e il decorso post operatorio è regolare», secondo l’équipe medica. Lo ha reso noto stamane, venerdì 9, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, informando che «dopo aver fatto colazione Sua Santità ha iniziato a mobilizzarsi trascorrendo gran parte della mattina in poltrona. Ciò gli ha consentito la lettura dei quotidiani e la ripresa iniziale del lavoro».

Il Papa «è informato dei messaggi di vicinanza e affetto giunti nelle ultime ore ed esprime la sua gratitudine, chiedendo nel contempo di continuare a pregare per lui», aveva comunicato lo stesso Bruni ieri, giovedì 8, assicurando che Papa Francesco aveva «trascorso una giornata di riposo». In particolare, «lo staff medico che segue il decorso post operatorio del Pontefice informa che si è alimentato con una dieta idrica. I parametri emodinamici e respiratori sono stabili. Il decorso post operatorio risulta regolare». Inoltre, nel pomeriggio della stessa giornata, solennità del Corpus Domini, il Papa aveva «ricevuto l’Eucarestia».

In precedenza, Bruni aveva reso noto che «lo staff medico che segue il decorso post operatorio» informava che Papa Francesco aveva «trascorso una notte tranquilla riuscendo a riposare in modo prolungato; è in buone condizioni generali, vigile e in respiro spontaneo. Gli esami di controllo di routine sono buoni. Per l’intera giornata osserverà il necessario riposo post operatorio».

Papa Francesco era stato ricoverato al Gemelli dopo l’udienza generale di mercoledì. «L’intervento chirurgico si è svolto senza complicazioni ed ha avuto una durata di tre ore» aveva reso noto il direttore della Sala stampa della Santa Sede al termine dell’operazione effettuata «nelle prime ore pomeridiane» ed eseguita «dal professor Sergio Alfieri, direttore del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche addominali ed endocrino metaboliche, assistito dal dottor Valerio Papa, dalla dottoressa Roberta Menghi, dal dottor Antonio Tortorelli e dal dottor Giuseppe Quero; l’intervento è stato condotto in anestesia generale dal professor Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento di Scienze dell’emergenza, anestesiologiche e della rianimazione, coadiuvato dalla dottoressa Teresa Sacco, dalla dottoressa Paola Aceto e dal dottor Maurizio Soave e la dottoressa Giuseppina Annetta per il posizionamento dell'accesso vascolare centrale. Erano altresì presenti in sala operatoria il professor Giovanni Battista Doglietto, direttore del Fondo di assistenza sanitaria, ed il dottor Luigi Carbone, medico della Direzione di sanità ed igiene dello Stato della Città del Vaticano».

Da parte sua, il professor Alfieri aveva fornito precise informazioni, affermando che il Pontefice si era sottoposto all’«intervento chirurgico programmato per un laparocele incarcerato in corrispondenza della cicatrice delle pregresse operazioni chirurgiche laparotomiche effettuate negli anni passati. Tale laparocele causava al Santo Padre, da alcuni mesi, una sindrome subocclusiva intestinale dolorosa ingravescente. Nel corso dell'intervento chirurgico sono state riscontrate delle tenaci aderenze tra alcune anse intestinali medio-tenuali parzialmente conglobate ed il peritoneo parietale che causavano la sintomatologia sopra menzionata. Si è proceduto pertanto alla liberazione delle aderenze (cicatrici interne) con sbrigliamento completo di tutta la matassa tenuale. È stata quindi eseguita la riparazione del difetto erniario mediante una plastica della parete addominale con l'ausilio di una rete protesica. L’intervento chirurgico e l'anestesia generale si sono svolte senza complicazioni. Il Santo Padre ha reagito bene all’intervento chirurgico».

Inoltre, rispondendo alle domande dei giornalisti, il direttore della Sala stampa della Santa Sede aveva riferito che, in via precauzionale, fino al 18 giugno sono state sospese tutte le udienze del Papa.


Messaggi di auguri e vicinanza


Non si contano i messaggi di augurio e di solidarietà giunti a Papa Francesco fin da mercoledì mattina, quando si sono diffuse le notizie sul suo ricovero per l’intervento al  policlinico Gemelli. Tra i primi quello della Conferenza episcopale italiana — seguita dagli episcopati di diversi Paesi del mondo — che, nell’esprimere «la vicinanza e l’affetto» dei vescovi e delle Chiese del Paese,  «si stringe attorno al Santo Padre e invita le comunità ecclesiali a sostenerlo con la preghiera. Con l’augurio di una pronta guarigione, affida al Signore il lavoro dei medici e degli operatori sanitari». Al vescovo di Roma sono vicini con la preghiera anche «pastori e popolo della diocesi» dell’Urbe: «continuiamo a sostenere il Santo Padre con tanto affetto grati per il suo servizio alla nostra Chiesa e alla Chiesa universale e desiderosi di rivederlo al più presto in mezzo a noi» assicura il vicegerente  monsignor  Reina a nome di tutta la comunità. Moltissimi poi i messaggi di gruppi, associazioni, movimenti ecclesiali. E particolarmente significative le attestazioni di solidarietà giunte propria dal mondo della malattia e sofferenza: tra le tante, va ricordata quella dei piccoli ricoverati all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, che attraverso i social esprimono a Francesco il loro affetto: «Non avere paura noi siamo con te» scrivono Giorgio, Mia, Samuel e Chiara accompagnando il loro «incoraggiamento» con un disegno. Dei «sentimenti di affetto  e solidarietà» di tutto il «popolo italiano» si fa portavoce, infine, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un messaggio formula al Pontefice i «migliori auguri per il positivo esito dell’operazione. Ella — scrive  — può contare in questo momento, oltre che sulle preghiere dei fedeli cattolici, sul partecipe pensiero di innumerevoli persone, credenti e non credenti».


L’amicizia con la famiglia di Miguel Ángel, battezzato il 31 marzo dal Pontefice

«Recuperate pronto»


Quando un’amicizia nasce in un reparto di ospedale ha un valore e una forza di verità dirompenti. Tanto che — ha reso noto il direttore della Sala stampa della Santa Sede — «tra i tanti messaggi di vicinanza» il Pontefice è rimasto particolarmente «colpito dall’affetto della famiglia del piccolo Miguel Ángel», da lui stesso «battezzato lo scorso 31 marzo durante la visita nei reparti di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile dell’ospedale». Quella famiglia «gli ha inviato un poster di auguri di pronta guarigione» e «il Santo Padre ha voluto personalmente ringraziare la mamma con una breve telefonata».

Marcela, peruviana, madre di Miguel Ángel, ha raccontato al Tg1 tutta la sua gratitudine  a Francesco per l’incoraggiamento e per aver battezzato il suo bambino. E così ha voluto fare in semplicità, un poster di augurio («Recuperate pronto») sul quale ha attaccato le foto della sua «hermosa» famiglia, con in primo piano proprio Miguel Ángel e gli altri due figli José Miguel e Massimo Antonio.

«Abbiamo scoperto che ieri è stato fatto l’intervento» al Papa «e coi ragazzi abbiamo detto: “famo un cartellone, famo qualcosa”» ha raccontato Marcela. «Stavo al quarto piano e stavo allattando Miguel Ángel quando ho visto che il mio telefono stava suonando, un numero strano. Rispondo e sento una voce: “Marcela, sono il Papa Francisco”. Mi ha preso un colpo perché mi ha parlato in spagnolo. Il cuore se n’è uscito e poi è tornato. Ho detto: “Salve, Sua Santità”. Mi ha detto che era in degenza, gli ho chiesto di incontrarlo un giorno, se era possibile passare un pomeriggio insieme. Mi ha detto: “Volentieri, sì”». Marcela vorrebbe incontrare il Papa con la sua famiglia: «Siamo una famiglia umile, una famiglia piccola ma anche grande perché siamo tanti. Ma più che altro siamo una famiglia unita».  E insieme vogliono incontrare il loro “amico” Papa Francesco perché, hanno scritto sul poster,  ormai fa parte della loro vita.