· Città del Vaticano ·

Nel magistero di Francesco

Il Pontefice della docilità
allo Spirito Santo

 Il Pontefice della docilità  allo Spirito Santo  QUO-128
03 giugno 2023

«Chi, come me, ha una certa età, mantiene un vivo ricordo della commozione che si diffuse ovunque in quei giorni: piazza San Pietro era diventata un santuario a cielo aperto, accogliendo giorno e notte fedeli di tutte le età e condizioni sociali, in trepidazione e preghiera per la salute del Papa». Così Francesco, poco dopo la propria elezione al pontificato, rievocò commosso il cinquantesimo anniversario della morte di Giovanni xxiii , ricevendo nella basilica Vaticana il 3 giugno di dieci anni fa un pellegrinaggio della diocesi di Bergamo venuto a pregare sulla tomba del “Papa buono”. «Il mondo intero aveva riconosciuto» in lui «un pastore e un padre. Pastore perché padre» aggiunse Bergoglio, chiedendosi: «Che cosa lo aveva reso tale? Come aveva potuto arrivare al cuore di persone così diverse, persino di molti non cristiani?». Obbedienza e pace, fu la risposta di Francesco citandone il motto episcopale Oboedientia et pax e i motivi di quella scelta. «Queste parole — annotava — sono un po’ la mia storia e la mia vita» (Giornale dell’Anima, Ritiro di preparazione per la consacrazione episcopale, 13-17 marzo 1925).

Elevato agli onori degli altari da Giovanni Paolo ii insieme con Pio ix durante il Grande giubileo del 2000 — era il 3 settembre — il beato Roncalli fu poi canonizzato proprio assieme a Wojtyła da Francesco in piazza San Pietro il 27 aprile 2014. In quel giorno, alla presenza anche del Pontefice emerito Benedetto xvi , Francesco sottolineò all’omelia: «Nella convocazione del Concilio san Giovanni xxiii ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo».

Naturalmente tante altre sono state le volte in cui il Pontefice argentino ha parlato del predecessore lombardo, proponendolo come esempio e richiamando numerosi aspetti della sua personalità: anche quello, meno noto, di nostro “collega”, «apprezzato collaboratore» da «giovane sacerdote» dell’«Eco di Bergamo». Lo fece proprio in un messaggio alla diocesi, affidato alle colonne del quotidiano, il 25 aprile, due giorni prima della canonizzazione.