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DONNE CHIESA MONDO

Osservatorio

Alla ricerca dell’anima perduta della scuola

 Alla ricerca dell’anima perduta della scuola  DCM-006
03 giugno 2023

Burocratizzata e figlia di una crisi culturale che investe tutto l’Occidente, la scuola sopravvive a sé stessa come un gigante in agonìa. I segnali della malattia sono i docenti che hanno perduto il ruolo di educatori; famiglie che difendono a spada tratta i propri figli anche quando compiono azioni gravi; una diffidenza enorme tra professori e studenti. Questi ultimi risultano infragiliti, ansiosi, quasi depressi. Scoppiano a piangere per un quattro in matematica e ormai temono le relazioni d’amore perché non vogliono soffrire. Soprattutto, faticano a trovare una sintesi all’interno di un quadro culturale frammentato, aperto a miriadi di possibilità.

È questa la dura analisi di Rossella Barzotti e Roberto Cetera L’anima della scuola (ed. San Paolo), volume dedicato ai docenti di religione ma anche a tutti coloro che lavorano e vivono una scuola ostaggio dei numeri (voti, studenti promossi o bocciati, relazioni da scrivere, statistiche) e che invece dovrebbe «assumere una funzione di mediazione tra alunno e cultura». Barzotti e Cetera, come sottolinea bene nella prefazione Andrea Monda, direttore de «L’Osservatore Romano» e già docente di religione nei licei, non si limitano a tracciare un quadro desolante e vero. Cercano di proporre una visione umanistica, un ritorno alla parola che cuce le relazioni, all’empatia che accoglie, al dialogo tra le parti. Non a caso L’anima della scuola è dedicato a don Lorenzo Milani che in epoche diversissime da quelle attuali sapeva guardare l’anima dei propri studenti e li guidava a trovare sé stessi, nella maturità che significa trovare il proprio posto nel mondo. La citazione iniziale è di papa Francesco: «Un buon educatore punta all’essenziale (…) vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere». Per arrivare a questo obiettivo fertile, scrivono gli autori, occorre riconoscere che i ragazzi sono cambiati. Sono più vulnerabili. Replicano a volte il narcisismo e l’individualismo dei genitori. Sono sensibilissimi alle questioni ambientali. Sottovalutano dolorosamente le proprie capacità, i propri talenti. Perciò hanno bisogno di figure con una vocazione forte all’insegnamento, per tornare a una scuola che diventa una seconda casa, una anima che tende loro la mano».

di Laura Eduati