· Città del Vaticano ·

L’intervento dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher alla Globsec di Bratislava

«La solidarietà è un percorso privilegiato verso la pace»

Secretary for Relations with States within the Holy See's Secretariat of State Archbishop Paul ...
30 maggio 2023

Incorniciato tra due citazioni del poeta metafisico inglese John Donne, il discorso pronunciato ieri, 29 maggio, da monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, alla Globsec di Bratislava, in Slovacchia, la più importante piattaforma multilaterale sulla sicurezza, insiste sul fatto che «solo la solidarietà può far nascere una pace duratura».

Il rappresentante della Santa Sede esordisce esprimendo vicinanza spirituale a tutte le persone colpite dal conflitto in Ucraina e in altre zone di guerra in tutto il mondo. Cita in particolare Somalia, Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo e Yemen: sono i primi cinque Paesi che figurano nel rapporto Emergency Watchlist di quest’anno, i più colpiti da crisi derivanti da conflitti armati, cambiamenti climatici e turbolenze economiche. L’arcivescovo Gallagher rimarca a fondo il concetto che gli esseri umani sono tutti interconnessi tra loro e che ogni minima parte del tutto è fondamentale per la sopravvivenza e l’armonia del sistema nel suo complesso. Le metafore del poeta John Donne vengono in soccorso: «L’Europa come continente diventerebbe comunque più piccola, se questa piccola zolla insignificante fosse spazzata via dal mare». Insomma, se una parte soffre, tutte le altre soffrono, ripete monsignor Gallagher, e «ogni singola morte si traduce in un io minore».

Pertanto, la solidarietà è «un vero senso di appartenenza a questa grande famiglia umana, il cui benessere generale dipende dal benessere di ognuno di noi in ogni angolo del mondo», precisa ancora il segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Da qui alcune indicazioni: sentire profondamente e appassionatamente dentro di noi ciò che gli altri sentono e sperimentano; condividere impegno e responsabilità nel promuovere e perseguire il bene comune; sostenerci e aiutarci a vicenda per raggiungere quel bene più grande che non può essere realizzato da un solo individuo; riconoscere, comprendere e rispettare le differenze tra i popoli; essere consapevoli dei bisogni degli altri per venire in loro aiuto. Non bisogna fare alcuna distinzione di status sociale, religione, razza etnica, aggiunge ancora monsignor Gallagher, perché gli altri «sono nostri simili, con i quali condividiamo la stessa dignità umana».

L’arcivescovo avverte che «il punto di contatto tra gli individui crea sgomento» perché visto come limitazione della propria libertà. Per cui ancora oggi, spiega, prevale la voglia di competizione, il principio del dominio del più forte. In sistemi in cui trionfano queste dinamiche, pertanto, «al posto dei dialoghi sono necessarie mediazioni arbitrali»; l’esercizio dei diritti assume la forma della tolleranza e dell’intolleranza; e la pace non è più vista come uno stato di armonia, ma piuttosto come l’assenza di conflitto. Di conseguenza — afferma ancora il rappresentante della Santa Sede — è necessario stabilire una miriade di norme e regolamenti, a livello locale, nazionale o internazionale, per garantire a tutti, a ogni gruppo e a ogni nazione il «“diritto all’autorealizzazione”». Questi sistemi basati sull’egoismo non sono sostenibili, sottolinea monsignor Gallagher. E ricorda le ben 26 volte in cui, nell’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco, compare la parola «solidarietà». Una solidarietà che, egli auspica, è da promuovere a tutti i livelli anche da parte di genitori, insegnanti e comunicatori.

di Antonella Palermo