Una nuova Pentecoste
Una nuova Pentecoste, «sui pesi che portiamo nel cuore, sui nostri desideri di pace, di giustizia e di fraternità», è stata invocata dall’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, durante la preghiera del rosario, svoltasi sabato sera, 27 maggio, in piazza San Pietro. Il presule ha chiesto, soprattutto, di invocare lo Spirito del Signore perché «illumini, conforti, guidi e protegga il Santo Padre, la sua Chiesa, i suoi sacerdoti e tutti coloro che attivamente partecipano alla vita della comunità cristiana e testimoniano il Vangelo nella vita di ogni giorno».
Concludendo gli appuntamenti di preghiera del sabato sera promossi dalla basilica Vaticana in questo mese di maggio, il presule ha rivolto lo sguardo all’attualità, implorando la consolazione dello Spirito sull’umanità intera, specialmente «su quanti sono feriti dal male, dalla violenza e dalla guerra, su quanti hanno perso la speranza e la voglia di vivere, sui poveri, e sugli ammalati».
Alla vigilia della solennità di Pentecoste, l’arcivescovo ha invitato a chiedere, per l’intercessione di Maria Santissima, «il dono più grande e più importante della nostra vita, che è lo Spirito Santo». Egli è presenza «dell’amore di Dio in noi, luce che accompagna i nostri passi, sorgente di gioia in mezzo alle aridità, fuoco sempre vivo che brucia i nostri egoismi e ci apre all’amore di Dio e del prossimo», donando «la vera gioia e rendendo più bella e più umana la nostra vita, le nostre città, la nostra società».
Il presule ha raccomandato ai fedeli convenuti di risvegliare in loro il dono ricevuto e l’acqua viva dello Spirito per il mondo intero, attraverso la preghiera a Maria nel rosario, meditando i misteri della vita del suo Figlio. A cominciare dal primo mistero glorioso, la risurrezione. A questo proposito, monsignor Peña Parra ha pregato la Vergine affinché conceda il dono di saper vivere da risorti, «ogni volta che i desideri e le opere della morte prendono il sopravvento in noi», ma anche ogni volta che «ci sentiamo “morire dentro” per le nostre difficoltà o sofferenze» e la morte «bussa alle porte della nostra vita strappandoci le persone care». Quando manca il coraggio di alzarsi e prendere in mano la vita, è allora che occorre fare spazio «nel nostro cuore alla buona notizia che può sostenerci e donarci la forza necessaria per proseguire il cammino: Cristo è risorto e noi siamo risorti con Lui».
Il sostituto ha poi invocato la Vergine per quanti «si sono smarriti, per chi ha perduto la speranza, e per tutti noi: perché le cose della terra e i beni di questo mondo non soffochino il desiderio del cielo che Dio ha posto nel nostro cuore».
Meditando il mistero della Pentecoste, il presule ha ringraziato il Signore per il dono di Maria che, come «Madre premurosa, rimane con noi nel momento dell’angoscia, quando siamo assaliti dalla paura, quando ci manca il coraggio, quando viene meno la gioia». Di speranza ha parlato l’arcivescovo, riflettendo sul mistero dell’assunzione della Vergine in Cielo. Questo dogma è un invito «a sciogliere i legami con il male, perché dove c’è il peccato regna la morte, e non la vita»; ma, soprattutto, Maria che «varca la soglia del cielo è immagine di ciò che saremo anche noi, segno di consolazione e di sicura speranza che ci precede e ci guida, per donarci la certezza che la morte non sarà la fine di tutto, ma l’inizio di una vita nuova».
Riflettendo infine sul quinto mistero glorioso, il sostituto ha fatto notare che, come Gesù, anche la regalità di Maria si esprime «nel servizio e nell’amore che si fa dono: con cuore di Madre, la Vergine veglia sull’umanità, ci accompagna nel cammino della vita e ci ricorda la meta finale, la speranza a cui siamo chiamati per vivere nella gioia eterna». A Lei monsignor Peña Parra ha affidato le sorti della vita degli uomini e dell’umanità: perché scenda «su di noi il dono della pace e della fratellanza», e si diventi capaci «di amarci e di servirci vicendevolmente», affinché nei «travagli della vita terrena, non abbiamo mai a smarrire la via che ci conduce al cielo».
Il presule ha concluso invitando a riconoscere e venerare Maria come la “Donna dello Spirito”: su di Lei è «discesa l’ombra dell’Altissimo e, con cuore generoso», Ella si è aperta al «dono dello Spirito Santo, diventando strumento privilegiato del progetto di Dio».