· Città del Vaticano ·

Il racconto

Da una favela brasiliana
in difesa dell’Amazzonia

 Da una favela brasiliana in difesa dell’Amazzonia  QUO-119
24 maggio 2023

Hanno portato al Papa un copricapo tradizionale, dono delle donne indigene di São Gabriel di Cachoeira, nella foresta amazzonica, in segno di riconoscimento per la sua opera a difesa delle voci e della dignità dell’Amazzonia. Sono i ragazzi e ragazze della favela di Marcos Moura, nel nord est del Brasile. Hanno tra gli 11 e i 25 anni e fanno parte del gruppo di danza “Laudato si’, O Espaço da Vida na Terra” (Lo spazio della vita sulla terra).

Sono partiti un mese fa dallo stato di Paraíba. E questa mattina, durante l’udienza generale, hanno eseguito sul “palcoscenico” di piazza San Pietro uno spettacolo di percussioni e danze: simbolo di denuncia e al tempo stesso di speranza ecologica, ispirato all’enciclica sulla cura della casa comune e all’esortazione apostolica Querida Amazonia. Con Papa Francesco spettatore d’eccezione,

questi giovani ballerini, cresciuti in un drammatico contesto di povertà e violenza, si sono esibiti con tutta la loro energia, eseguendo anche alcuni passi di capoeira. L’obiettivo è portare l’attenzione sulle voci oppresse delle comunità indigene — sono tanti gli attivisti ambientali uccisi in Brasile — e, soprattutto, sull’importanza di un’ecologia integrale, con la creatività e la fame di giustizia che contraddistinguono chi viene dalle periferie esistenziali.

Hanno alzato la propria voce, attraverso l’espressione artistica, portando sostegno ai popoli nativi nella lotta per la difesa della foresta amazzonica e creando una sorta di ponte tra Amazzonia e Marcos Moura, tra gli indigeni e gli afro-brasiliani.

E poi lo straordinario legame con i ragazzi di Scampia e di Roma che li stanno aiutando nel loro tour europeo, presenti anch’essi in piazza stamane con molte suore della Provvidenza di San Gaetano da Thiene.

Guidati da Rodrigo Baima, maestro di danza, coreografo e ideatore dello spettacolo, questi ragazzi sono un esempio per tutte le realtà periferiche che con coraggio difendono il messaggio di ecologia integrale della Laudato si’, anche con il sostegno del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

Rodrigo ha alle spalle una storia vissuta in un contesto estremo. È nato nella favela di Marcos Moura. Poi l’incontro con suor Antonietta Defrancesco, missionaria in Brasile e fondatrice del Cefec, il centro socio educativo del quartiere brasiliano, scomparsa nel novembre 2021. Primo laureato della sua favela, Rodrigo sceglie di rimanere al Cefec come educatore per aiutare i ragazzi ad uscire dalla violenza e dalla strada attraverso la danza, la recitazione, lo spettacolo. E proprio per onorare la memoria di suor Antonietta questi giovani artisti, con l’aiuto della madre generale suor Sandra del Bel Belluz e la direzione artistica di Lia e Marianna Beltrami, lavorano tutti i giorni, da quasi due anni, per la realizzazione di questo progetto di forte impatto sociale che fa parte della campagna internazionale “Emotions to Generate Change”.

Rodrigo e alcuni altri ragazzi sono stati per un periodo in Amazzonia, per “respirare” la saggezza dei popoli indigeni. E buona parte della comunità di Marcos Moura è coinvolta: chi per la realizzazione dei costumi, chi per “fabbricare” gli strumenti musicali.

Nell’ultimo mese lo spettacolo ha avuto svariate tappe in Brasile, nell’area di San Paolo. Poi il 18 maggio c’è stato il primo spettacolo a Roma, nell’auditorium della parrocchia San Pio x alla Balduina; il 21 sono stati a Cannes, sabato 27 saranno nuovamente a Roma, al Teatro San Raffaele, e successivamente si sposteranno nel nord Italia, a Predazzo, Trento, Pordenone e Montebelluna.

Con i cappellani della comunità cinese in Italia


In occasione della Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina, istituita nel 2007 da Benedetto xvi — in coincidenza «con la festa della Beata Vergine Maria Aiuto dei cristiani, venerata e invocata nel Santuario di Nostra Signora di Sheshan, a Shanghai» come sottolineato da Papa Francesco — ha partecipato all’udienza generale una delegazione dei cappellani della comunità cinese in Italia.

La bellezza dell’esperienza sportiva paralimpica


Silvia Bennardo e Claudia Gennaro hanno «vinto tutto» con la Nazionale italiana di pallavolo sorde, titoli mondiali ed europei a raffica. Ma la medaglia più importante che hanno ottenuto è quella della inclusione proprio attraverso l’esperienza sportiva paralimpica.

Stamani le due atlete sono venute in piazza San Pietro a raccontare la loro storia a Papa Francesco, donandogli la maglietta della loro squadra. E, nel pomeriggio, dialogheranno con Barbara Jatta, direttore dei Musei vaticani, nell’ambito degli incontri sportivi Quando lo sport ti fa più nobile , promossi da Athletica Vaticana con il Dicastero per la cultura e l’educazione e il Dicastero per la comunicazione.

Silvia Bennardo ha scoperto la passione per la pallavolo all’età di 13 anni, su suggerimento dei genitori, per provare a cercare strade di inclusione superando le problematiche causate dalla sordità. Laureata in informatica, indossa la maglia azzurra dal 2017, nel ruolo di centrale. «La pallavolo richiede un allenamento fisico e tecnico ma anche un grande lavoro mentale» racconta. «Mi sta insegnando tanto, oltre che in campo, anche nella vita».

Claudia Gennaro è diventata sorda quando aveva 8 mesi ed è stata costretta a ricorrere alle protesi acustiche e a un percorso di logopedia. Provenendo da una famiglia sorda, ha avuto modo di conoscere e di imparare a relazionarsi con la lingua dei segni italiana. All’età di 10 anni ha iniziato a giocare a pallavolo: non ha più smesso, tanto da considerare questo sport parte di se stessa. Ha esordito nella nazionale italiana nel 2006 come palleggiatrice.

«La mia lingua madre è la lingua dei segni che ho acquisito naturalmente dalla mia famiglia» confida Claudia. «Mia madre e mio padre — racconta — tenevano molto, però, anche all’apprendimento dell’italiano. Sono una donna bilingue: sono sorda ma riesco a esprimermi vocalmente e faccio da interprete sorda. Vivo due culture completamente diverse: quella sorda e quella udente».

Con le due atlete erano presenti due rappresentanti della Federazione sport sordi Italia che fa riferimento al Comitato italiano paralimpico.

Sempre in ambito sportivo, Papa Francesco ha ricevuto in dono una maglietta della Fiorentina con le firme dei giocatori: a donargliela il presidente Rocco Commisso, il direttore generale Giuseppe Barone e il direttore della comunicazione e relazioni esterne, Alessandro Ferrari. Questa sera la squadra viola giocherà con l’Inter la finale di Coppa Italia, allo stadio Olimpico.

Nel nuovo e moderno centro sportivo della Fiorentina, il Viola park, ci sarà anche una piccola cappella: un segno, fa presente Commisso, dell’attenzione all’esperienza di fede e anche dell’impegno concreto a mettere al centro la dignità umana, attraverso una presenza solidale negli ospedali e nei centri di assistenza.

Giovani architetti per il porto di Beirut


All’udienza era presente anche una delegazione dell’Inspireli awards, venuta dalla Repubblica Ceca: è un concorso mondiale per individuare e dare sostegno a talentuosi studenti di architettura, provenienti da ogni parte del mondo, senza distinzione per le loro condizioni sociali, economiche o etniche.

Il progetto, nato all’interno della facoltà di Ingegneria edile di Praga, è ispirato alla proposta del nuovo Patto educativo globale lanciato da Papa Francesco. Ed è stato presentato stamani al Pontefice dall’ingegnere architetto Karel Smejkal, ideatore e fondatore del concorso insieme all’ex presidente della Repubblica Ceca Václav Havel e al professore e artista Bořek Šípek. Al momento della presentazione l’ingegnere, accompagnato dall’ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede, Václav Kolaja, ha consegnato al vescovo di Roma un dono speciale: il frammento dell’unico edificio — costruito dagli ingegneri edili del Paese — rimasto in piedi dopo la tragica esplosione dell’agosto 2020 nel porto di Beirut.

L’edizione 2022 ha infatti avuto come obiettivo la ricostruzione del grande scalo marittimo della città «per dimostrare ai libanesi che il mondo non si è dimenticato di loro» sostengono gli organizzatori.

In una parrocchia romana trascritta a penna la Bibbia


«Il Santo Padre ci ha detto di proseguire nell’opera di trascrizione a mano della Bibbia cominciata il 9 gennaio dello scorso anno». Lo dice don Federico Tartaglia, che guida la parrocchia della Natività di Maria Santissima a Selva Candida, nella periferia a nord di Roma. Il sacerdote, con una rappresentanza degli artefici di quest’opera, ha presentato al Papa il «percorso spirituale assai prezioso portato a termine da circa 40 parrocchiani che ogni giorno dal 9 gennaio 2022 trascrivono a penna sui propri quaderni un brano del Vangelo», ispirato dalla Giornata della Parola di Dio, istituita dallo stesso Pontefice il 30 settembre 2019, memoria liturgica di san Girolamo, traduttore della Bibbia.

Infine, «particolarmente significativa» la presenza in piazza San Pietro di Horacio Pietragalla e di Gerardo Pisarello, entrambi argentini, «impegnati nella promozione dei diritti umani, anche a partire dalle loro storie personali» afferma suor Genèvieve Jeanningros che li ha accompagnati. 

di Fabrizio Peloni