· Città del Vaticano ·

Proteggere la biodiversità: attuare i risultati della Cop15

Sorelle in dialogo
(e in azione)

 Sorelle in dialogo (e in azione)  QUO-117
22 maggio 2023

La biodiversità permette agli umani di vivere bene, in equilibrio e in armonia con la Madre Terra. È il pilastro che sostiene tutti i sistemi di vita. Oggi sembriamo vivi, ma in realtà in parte siamo morti: la Madre Terra sta soffrendo a causa delle ferite che le sono state inflitte dall’avidità dell’uomo e dalla nostra mancanza di attenzione. Possa Colui che tutto ama e tutto vede, che conosce le intenzioni e le azioni di ognuno di noi, concederci una visione chiara che ci permetta di rendere i risultati della Cop15 una realtà per quanti sono più colpiti dalle conseguenze della perdita della biodiversità.

Il Global Biodiversity Framework


La Cop15 — la 15ma Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, che si è svolta a Montreal, in Canada, nel dicembre 2022 — è stata un momento fondamentale per la promozione della tutela e del ripristino della biodiversità del nostro pianeta. La conferenza è culminata nell’adozione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (Gbf), che impegna 196 nazioni ad affrontare la crescente perdita globale della biodiversità terrestre e marina, e che ha evidenziato una serie di obiettivi chiave.

Tuttavia, il Gbf è privo di basi legali per l’attuazione, la verifica, la gestione e il finanziamento. Il documento non contiene nessuna clausola che garantisca l’uso della conoscenza tradizionale, che è una grande preoccupazione delle reti cattoliche impegnate in tutto il mondo al fianco delle comunità indigene. Inoltre, non c’è uno strumento vincolante, lasciando dunque spazio ai governi per fare passi indietro — cosa che avviene ogni giorno in tutto il mondo.

L’obiettivo A si concentra sul mantenimento dell’integrità, della connettività e della resilienza in tutti gli ecosistemi, e sull’allargamento dell’area degli ecosistemi naturali entro il 2050. Tuttavia, constatiamo che sta avvenendo il contrario. Le reti di Seminare Speranza ci dicono che molte famiglie di recente sono state spostate — non una, ma due volte — dalla loro terra in Uganda per posare gli oleodotti per l’estrazione di carburanti fossili. Ciò ha un impatto negativo sulla biodiversità, devasta la natura e causa sofferenza umana. Alberi, arbusti e cespugli verranno tagliati su una vasta area per posare questi oleodotti. Ciò priverà molti animali e altre specie del loro habitat, portando potenzialmente alla loro estinzione. Inoltre, gli effetti inquinanti dell’estrazione di carburante fossile mutileranno sia la vita umana sia la natura.

L’obiettivo B riguarda l’uso e la gestione sostenibile della biodiversità e il contributo della natura alle persone. Nonostante ciò, assistiamo ad azioni che violano, sviliscono e danneggiano gli ecosistemi. Di recente, le Adoratrici del Sangue di Cristo, una congregazione religiosa negli Stati Uniti, hanno perso una causa contro la Williams Companies, che si è appropriata del loro campo di grano per ampliare il gasdotto Transco. Hanno intentato una seconda causa per danni, che hanno vinto, ma ciò non allevierà gli effetti negativi dei carburanti fossili sull’ambiente.

L'obiettivo C tratta della equa divisione dei guadagni monetari e non monetari derivanti dall’utilizzo di risorse genetiche, informazioni digitali e conoscenza tradizionale. Un esempio che dimostra come questo però non avvenga è il violento allontanamento di un’intera comunità di famiglie masai dal parco nazionale di Ngorongoro, la loro terra ancestrale in Tanzania, per fare spazio al turismo e alla caccia ai trofei. I masai sono parte dell’ecosistema del Ngorongoro, poiché su quella terra coabitano con animali e altre specie. Questo allontanamento viola i loro diritti umani, senza alcun riguardo per la loro dignità o la loro conoscenza tradizionale nel gestire l’ecosistema.

Per citare un altro esempio, Eduardo Mendua è stato tragicamente assassinato lo scorso anno, subito dopo la Cop15. Eduardo era un leader indigeno ecuadoriano che lottava contro l’espansione da parte del governo, dell’estrazione di carburanti fossili su territorio indigeno nella foresta pluviale amazzonica. Il governo non ha parlato di questo assassinio, ma gli attivisti e le organizzazioni per i diritti umani sanno che è stato ucciso perché si opponeva allo sfruttamento della foresta per profitto economico.

Un altro esempio: semi geneticamente modificati vengono di continuo portati dal nord del mondo al sud del mondo, imponendo in tal modo un sistema alimentare nuovo che ha effetti devastanti sul sostentamento della gente locale. Questa pratica non tiene conto della conoscenza tradizionale collegata a risorse genetiche o differenze negli ecosistemi. Invece, uccide la vegetazione locale, elimina le scorte di semi locali e impoverisce persone già di per sé vulnerabili.

Infine, l’obiettivo D garantisce a tutte le parti pari accesso ai mezzi necessari per attuare il Global Biodiversity Framework. Ma le nostre reti hanno una infinità di domande su questo obiettivo. Come può essere garantito? Come possiamo assicurare che questi fondi non vengano consegnati senza condizioni, che non determinino l’ulteriore sfruttamento della natura, che siano liberi da corruzione? Come funzionerà il fondo fiduciario se i Paesi non si fidano gli uni degli altri? Come potrà funzionare il Framework, dal momento che non è un accordo legalmente vincolante? Come può essere attuato senza un piano strategico o una procedura per monitorare e valutare? Chi assicurerà che si tenga conto delle voci provenienti dai margini?

Sorelle per l’ambiente


Quest’ultima domanda è una preoccupazione centrale della dichiarazione sull’ambiente pubblicata recentemente dall’Unione internazionale delle superiori generali. Il 3 novembre 2022 abbiamo lanciato Sorelle per l’ambiente: integrare le voci dai margini. L’essenza di questa dichiarazione è radicata nelle esperienze a livello mondiale di impegno e servizio diretto alla comunità che si sono raccolte attorno a Seminare Speranza per il Pianeta da quando è stato presentato nel 2018.

Il documento contiene le buone pratiche e le esperienze delle sorelle impegnate per la tutela della biodiversità e per i diritti di quanti sono più colpiti dalla devastante perdita della stessa. Dagli anni Novanta dello scorso secolo, per esempio, le Suore missionarie di San Colombano sono impegnate per e con il popolo indigeno subanenese nelle Filippine: suor Anne Carbon ha raccontato la sua esperienza di sensibilizzazione riguardo alle conseguenze dell’attività mineraria e all’importanza di mantenere un legame spirituale con la terra.

Suor Jyotisha Kannamkal ha raccontato la sua esperienza in India, descrivendo l’impegno della sua comunità ad annotare le azioni positive a favore di Madre Terra. Tra le attività intraprese dalla sua comunità, ha raccontato, ci sono «coltivare orti, piantare alberi, coltivare con prodotti organici, conservare l’acqua, risparmiare elettricità installando lampadine al Led, usare energia solare, differenziare i rifiuti, ridurre gli sprechi alimentari, compostare, riciclare, evitare plastiche monouso ed educare i bambini attraverso il Green School Movement. Vedo tutto ciò — afferma — come piccole gocce di grazia nel vasto oceano della nostra cura per il creato».

Soluzioni radicali a sfide radicali


Al fine di affrontare le cause che sono alla radice dei problemi generati dall’attività umana e dai nostri sistemi di profitto, dobbiamo immaginare una transizione in tutti gli ambiti della nostra vita. Come suore cattoliche, è questo il modo in cui affrontiamo l’attuazione della Cop15 : come una sfida olistica a rafforzare la nostra cura per il creato.

Dobbiamo promuovere l’accesso a risorse finanziarie adeguate per tutti, specialmente le parti interessante nel sud del mondo e le organizzazioni confessionali, i cui sforzi sono spesso ostacolati da limiti finanziari. Occorre realizzare strutture per prevenire la corruzione, lo storno di fondi per l’attuazione verso altre operazioni o addirittura l’uso dei finanziamenti per progetti per la tutela della biodiversità che in ultimo sfruttano la natura.

Dobbiamo incoraggiare i leader del mondo a pensare fuori dagli schemi quando si tratta di impegni finanziari e a cercare soluzioni radicali a sfide radicali. Mentre plaudo ai risultati della Cop15 , non posso fare a meno di domandarmi quanto si sarebbe potuto fare finora se i fondi spesi per 15 conferenze sulla biodiversità fossero stati utilizzati per attuare programmi volti a proteggere e ripristinare la biodiversità sul posto.

Attuare i risultati della Cop15


Per prima cosa, quindi, l’attuazione della Cop15 esige un bando globale di tutte le attività che minano la salvaguardia e il ripristino della biodiversità, per esempio il taglio di alberi, l’attività estrattiva, il bruciare carbone, l’incendiare arbusti o foreste e l’inquinamento di ogni genere.

Ogni comunità intergovernativa regionale — per esempio l’Ue, Ecowas, Eac, Mercosur, Oas, e così via — dovrebbe elaborare un piano strategico su come attuare i risultati della Cop15 . Questo piano deve includere le procedure per l’attuazione, un processo di responsabilità e uno schema per il monitoraggio e la valutazione.

Poi occorrerebbe dare linee guida ai governi perché elaborino i propri piani strategici. A livello nazionale, questi piani dovrebbero coinvolgere i governi locali e i leader tradizionali, compresi i capi indigeni, rendendoli responsabili e chiedendo loro di rendere conto dell’attuazione della Cop15 .

Cosa fondamentale, dobbiamo ricostruire la fiducia tra tutti gli attori, creando un nuovo contratto sociale e trovando modi per negoziare un compromesso fattibile tra le differenti parti interessate, al fine di trovare un equilibrio tra gli interessi di ogni gruppo nel modo più produttivo e pacifico possibile. In questo processo occorrono un governo democratico e una società civile forte per poter ottenere risultati positivi che renderanno sostenibili nuove politiche per il futuro.

Anche l’educazione è uno mezzo importante per accrescere la conoscenza degli ecosistemi e della biodiversità. Integrare la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico nei programmi educativi può migliorare la visione e l’atteggiamento degli studenti riguardo alla natura, le risorse naturali e l’importanza di apprezzare e proteggere il creato.

Infine, ritengo che sia importante pensare e parlare in modo positivo. I dibattiti sulle questioni ambientali spesso sono fatti di avvertimenti e statistiche allarmanti. Naturalmente ciò rispecchia la realtà che il nostro mondo sta vivendo a causa del cambiamento climatico e delle estinzioni su vasta scala. Tuttavia, illustrare problemi senza proporre soluzioni può portare a paralisi e disperazione tra chi fa politiche e tra il pubblico. Dobbiamo controbilanciare le cattive notizie con l’ottimismo e proponendo vie concrete per andare avanti.

Come suore, siamo impegnate a trovare una via per andare avanti insieme a tutti gli interlocutori di buona volontà. Possa la Cop15 essere il primo passo di un cammino lungo e fecondo verso il ripristino, la tutela e la cura della nostra casa comune.

di Maamalifar Poreku
Suora missionaria di Nostra Signora d’Africa - (Sisters Advocating Globally è un’iniziativa della Uisg in collaborazione con il Global Solidarity Fund per sostenere le suore cattoliche nell’affrontare le sfide dello sviluppo globale. https://advocacy.uisg.org/)