· Città del Vaticano ·

Al Regina Caeli il Papa parla della grave situazione in Sudan e del martoriato popolo ucraino

Non abituarsi
alle violenze e alla guerra

 Non abituarsi  alle violenze e alla guerra  QUO-117
22 maggio 2023

E assicura vicinanza all’Emilia-Romagna piegata dalle inondazioni


«A un mese dallo scoppio delle violenze in Sudan, la situazione continua ad essere grave... Per favore, non abituiamoci ai conflitti... E continuiamo a stare vicino al martoriato popolo ucraino». Lo ha detto il Papa al termine del Regina Caeli di domenica 21 maggio. Affacciatosi a mezzogiorno dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico, prima di guidare la preghiera mariana con i 25.000 fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti lo seguivano attraverso i media, Francesco aveva commentato il Vangelo della festa dell’Ascensione del Signore.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi in Italia e in molti altri Paesi si celebra l’Ascensione del Signore. È una festa che ben conosciamo, ma che può far sorgere alcune domande, almeno due. La prima: perché festeggiare la partenza di Gesù dalla terra? Sembrerebbe che il suo congedo sia un momento triste, non precisamente qualcosa di cui gioire! Perché festeggiare una partenza? Prima domanda. Seconda domanda: cosa fa Gesù adesso in cielo? Prima domanda: perché festeggiare? Seconda domanda: cosa fa Gesù in cielo?

Perché festeggiamo. Perché con l’Ascensione è accaduta una cosa nuova e bellissima: Gesù ha portato la nostra umanità, la nostra carne in cielo — è la prima volta! —, cioè l’ha portata in Dio. Quell’umanità, che aveva preso in terra, non è rimasta qui. Gesù risorto non era uno spirito, no, aveva il suo corpo umano, la carne, le ossa, tutto, lì, in Dio, sarà per sempre. Possiamo dire che dal giorno dell’Ascensione Dio stesso è “cambiato”: da allora non è più solo spirito, ma per quanto ci ama reca in sé la nostra stessa carne, la nostra umanità! Il posto che ci spetta è dunque indicato, il nostro destino è lì. Così scriveva un antico Padre nella fede: «Splendida notizia! Colui che si è fatto per noi uomo [...], per renderci suoi fratelli, si presenta come uomo davanti al Padre, per portare con sé tutti coloro che gli sono congiunti» ( S. Gregorio di Nissa , Discorso sulla risurrezione di Cristo, 1). Oggi festeggiamo “la conquista del cielo”: Gesù che torna al Padre, ma con la nostra umanità. E così il cielo è già un po’ nostro. Gesù ha aperto la porta e il suo corpo è lì.

La seconda domanda: che cosa fa Gesù in cielo? Lui sta per noi davanti al Padre, gli mostra continuamente la nostra umanità, mostra le piaghe. A me piace pensare che Gesù, davanti il Padre, prega così, facendogli vedere le piaghe. “Questo è quello che ho sofferto per gli uomini: fai qualcosa!”. Gli fa vedere il prezzo della redenzione, e il Padre si commuove. Questa è una cosa che mi piace pensare. Così prega Gesù. Lui non ci ha lasciati soli. Infatti, prima di ascendere ci ha detto, come riporta il Vangelo di oggi: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20). È sempre con noi, ci guarda, è «sempre vivo per intercedere» (Eb 7, 25) a nostro favore. Per far vedere le piaghe al Padre, per noi. In una parola, Gesù intercede; è nel “luogo” migliore, davanti al Padre suo e nostro, per intercedere a nostro vantaggio.

L’intercessione è fondamentale. Anche per noi è di aiuto questa fede: ci aiuta a non perdere la speranza, a non scoraggiarsi. Davanti il Padre c’è qualcuno che gli fa vedere le piaghe e intercede. La Regina del cielo ci aiuti a intercedere con la forza della preghiera.

Dopo il Regina Caeli, il Pontefice ha lanciato il duplice appello per la pace in Sudan e Ucraina. Quindi ha ricordato la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che quest’anno aveva per tema «Parlare con il cuore», salutando i giornalisti presenti in piazza, fra i quali una delegazione dell’Unione cattolica stampa Italiana (Ucsi) che in mattinata aveva partecipato alla messa presso il Centro San Lorenzo e che ha dato vita a diverse iniziative per celebrare l’annuale appuntamento. Successivamente il Pontefice ha fatto riferimento all’inizio della «Settimana Laudato si’» promossa dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che per l’occasione ha preparato dei sussidi distribuiti in piazza. E invitando «tutti a collaborare per la cura della nostra casa comune», ha assicurato vicinanza all’Emilia-Romagna colpita dalle inondazioni. Infine ha salutato i gruppi di fedeli presenti.

Cari fratelli e sorelle!

È triste ma, a un mese dallo scoppio delle violenze in Sudan, la situazione continua ad essere grave. Nell’incoraggiare gli accordi parziali finora raggiunti, rinnovo un accorato appello affinché vengano deposte le armi, e chiedo alla comunità internazionale di non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo e alleviare la sofferenza della popolazione. Per favore, non abituiamoci ai conflitti e alle violenze. Non abituiamoci alla guerra! E continuiamo a stare vicino al martoriato popolo ucraino.

Si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema Parlare con il cuore. È il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente. Saluto i giornalisti e gli operatori della comunicazione qui presenti, li ringrazio per il loro lavoro e auspico che sia sempre al servizio della verità e del bene comune. Un applauso a tutti i giornalisti!

Oggi inizia la Settimana Laudato si’. Ringrazio il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e le numerose organizzazioni aderenti; e invito tutti a collaborare per la cura della nostra casa comune: c’è tanto bisogno di mettere insieme competenze e creatività! Ce lo ricordano anche le recenti calamità, come le inondazioni che hanno colpito in questi giorni l’Emilia Romagna, alla cui popolazione rinnovo di cuore la mia vicinanza. Adesso in Piazza saranno distribuiti i libretti sulla Laudato si’ che il Dicastero ha preparato in collaborazione con l’Istituto ambientale di Stoccolma.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di tanti Paesi... Vedo tante bandiere, benvenuti! Saluto, in particolare le Suore Francescane di Santa Elisabetta dall’Indonesia — da lontano! —, i fedeli di Malta, del Mali, dell’Argentina, dell’Isola Caraibica Curaçao e la Banda musicale di Porto Rico. Ci piacerebbe sentirvi suonare, dopo!

Saluto inoltre il pellegrinaggio diocesano di Alessandria; i ragazzi della Cresima della diocesi di Genova, che ho incontrato ieri a S. Marta, con il cappello rosso, lì, bravi!; i gruppi parrocchiali del Molise, di Scandicci, Grotte e Grumo Nevano; le associazioni impegnate per la difesa della vita umana; il Coro giovanile “Emil Komel” di Gorizia; le scuole “Caterina di Santa Rosa” e “Sant’Orsola” di Roma e i ragazzi dell’Immacolata.

A tutti voi auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Per favore, non dimenticatevi. Buon pranzo e arrivederci!