· Città del Vaticano ·

Le testimonianze

Parlare di fede ai coetanei

 Parlare di fede ai coetanei  QUO-101
02 maggio 2023

Di seguito pubblichiamo una nostra traduzione dall’ungherese delle testimonianze presentate al Pontefice da quattro giovani.

Bertalan Krabót, studente del liceo degli Scolopi Árpád Dugonics (diocesi di Szeged-Csanád), 15 anni


Caro Santo Padre! Cari giovani!

Sono Bertalan Krabót, per gli amici Berci. Sono il fratello maggiore in una famiglia cattolica e trascorro le mie giornate al liceo degli Scolopi di Szeged.

Ho una difficoltà, per cui mi sento a disagio anche lì, credo che si veda anche: sono piuttosto ansioso, spesso mi angoscio moltissimo per cose inutili. Non di rado mi assale un’ansia paralizzante, come ora, testimoniando la mia fede davanti al Santo Padre. Testimoniando che Dio e Gesù non sono personaggi di qualche libro di fiabe lontano da noi, né supereroi di un fumetto, ma infinitamente più di essi.

In passato tutta questa cosa religiosa era lontana da me. Semplicemente non mi interessava, anzi, volevo vivere senza: non volevo andare alla messa, trovavo inutile confessarmi, dicendo: a che serve chiedere scusa successivamente? Non capivo cosa c’entrasse la predicazione domenicale piuttosto astratta e complicata del prete e Dio seduto in cielo con i miei problemi quotidiani, piuttosto concreti. I santi sono tutti lassù, hanno vinto, hanno portato al termine la partita, e io invece no.

Poi, quando per la 625ª volta mi sono trovato ad affrontare i problemi dell’adolescenza, un venerdì sera ho partecipato alla mia prima riunione di chierichetti. Sono rimasto stupito nel constatare che, sebbene si ridesse molto, non significava che qualcuno fosse anche solo per un momento poco serio riguardo a Dio, alla salvezza e all’importanza del nostro servizio.

Poi il resto è venuto da sé, nel corso degli anni: la prima comunione, lo scoutismo e più recentemente la cresima che è stato il momento più importante della mia vita finora. La mia storia non è fatta di rivelazioni, ma di una crescita perseverante. È affidandomi a queste comunità coese, passando da un’esperienza all’altra, che sono finalmente riuscito a trovare la fede. Sono riuscito, attraverso lunghi anni fatti di piccole tenaci decisioni, non privi di alti e bassi, a raggiungere il punto in cui posso testimoniare: che Dio esiste ed è con me non solo il venerdì pomeriggio ma anche il lunedì mattina, che Gesù è morto sulla croce non solo per i geni e per i vincitori delle Olimpiadi, ma perché ama infinitamente tutte le persone, me compreso, e perché la vita di ognuno di noi ha uno scopo e un significato.

Dóra Csóka, studentessa del Liceo dei Cistercensi Lajos Nagy (diocesi di Pécs), 17 anni


Santo Padre!

Mi chiamo Dóra Csóka, vivo con la mia famiglia in una piccola città della provincia di Baranya. Sono cresciuta in un ambiente di valori giusti, ma io e i miei genitori eravamo indifferenti alla religione, a Dio stesso. Ho frequentato le lezioni di catechesi, ho fatto la prima comunione e poi ho iniziato gli studi secondari in un liceo cattolico, ma non sentivo affatto la presenza di Dio. Man mano che crescevo, mi rendevo sempre più conto che c’era qualcosa che mancava alla mia anima. Avevo amici, i miei genitori mi garantivano le condizioni giuste, vivevo in un mondo apparentemente ideale. Questo periodo è stato segnato da una profonda crisi spirituale. Non mi sentivo mai veramente felice e, sebbene l’espressione fosse diventata un cliché, non riuscivo a trovare il mio posto nella vita.

Poi, nel 2021, ho avuto l’opportunità di partecipare a un evento per giovani chiamato “Forráspont” (Sorgente), tramite la mia scuola. Ora mi rendo conto che Dio mi ha dato questa opportunità per trovare la mia strada verso di Lui. Quella sera è stata la prima volta che ho sentito che Lui era con me. Ha riempito il vuoto in me: era quello che cercavo da sempre. Man mano che procedevo nel mio cammino, ho iniziato a conoscerLo sempre di più. La cresima è diventata un’altra pietra miliare nella mia vita di fede: ho sperimentato l’amore infinito di Dio e da quel momento la mia vita è diventata una grande avventura. Ho fatto molte esperienze: ho potuto partecipare a diversi eventi religiosi, così sono entrata a far parte di una bella comunità e ho stretto amicizie preziose. Ho trovato anche la mia vocazione grazie a Dio e confido che con il Suo aiuto, come insegnante posso accompagnare i bambini nel loro cammino verso di Lui. Ogni giorno affronto molte difficoltà a causa della mia adolescenza, ma ora so che c’è Qualcuno che è lì per me, e che qualsiasi ostacolo io debba affrontare, ho Qualcuno a cui rivolgermi per chiedere aiuto. Nonostante la mia giovane età, ho sperimentato molti miracoli ed ho avuto molte esperienze di Dio, ma so che la parte significativa di essi è ancora davanti a me...

Tódor Levcsenkó, studente del Liceo dei Gesuiti Gyula Fényi di Miskolc (Ungheria), proveniente dall’Eparchia di Mukachevo di Rito bizantino (Ucraina) 17 anni


Santo Padre!

Sono Tódor Levcsenkó, studente del Liceo dei Gesuiti di Miskolc. Vengo dalla Transcarpazia, sono cresciuto in una famiglia ungherese, figlio di un prete greco-cattolico.

La figura martire della mia patria è il vescovo greco-cattolico a lungo sofferente, il beato Teodoro Romža, in onore del quale porto il mio nome. Questa eredità mi ha fatto spesso riflettere sulla mia fede. Qual è la mia vocazione verso la mia generazione? La mia professione di fede ha qualche valore? C’è qualcuno che mi ascolta?

Studio a Miskolc, dove posso vivere in sicurezza e in equilibrio spirituale come molti miei coetanei. Ma vedo e sperimento ciò che accade nella mia patria e sento sempre più il bisogno di testimoniare la mia fede nel mio ambiente. Perché anche qui ho qualcosa per cui lottare. Molte persone sono indifferenti alla loro fede, non danno valore al patrimonio dei loro genitori e dei loro antenati per il quale si è combattuto... Il nostro senso della missione è spesso addormentato dal fatto che possiamo vivere in sicurezza e in pace, ma dobbiamo vedere che a pochi chilometri di distanza, la guerra e la sofferenza sono all’ordine del giorno. Ora che posso stare qui davanti al Santo Padre, vorrei incoraggiarvi! Dimostriamo che con la forza della fede e della pace possiamo superare il dissidio. Che possiamo avere il coraggio di difendere la nostra fede e di raccogliere la nostra chiamata alla costruzione della pace! Non dobbiamo vergognarci, portiamo con orgoglio il nostro nome in Cristo! Non scappiamo se ci sono quelli che ci considerano piccoli, impotenti o inadeguati nel mondo degli adulti... Chiedo al Santo Padre di pregare per la gioventù ungherese!

Krisztina Nagy, studentessa dell’Università cattolica Károly Eszterházy (arcidiocesi di Eger), 20 anni


Vengo da Eger, dall’Università Cattolica Károly Eszterházy, e porto i saluti degli studenti ungheresi e della gente della mia regione.

Essere un giovane adulto in un mondo frenetico che ci offre tutto, è a volte difficile. Siamo alla ricerca di noi stessi e non ci concediamo il tempo per il silenzio nel rumore, perché abbiamo paura della solitudine e ogni giorno finiamo per esserne stanchi. A volte anch’io entro stanca nelle mie lezioni universitarie, ma in questi momenti difficili per me basta indirizzare lo sguardo alla croce nelle nostre aule, ponendomi la domanda: «Signore, che cosa vuoi che io faccia?» (At 9, 6). So che Gesù mi risponderebbe: «Non temere, continua solo ad aver fede!» (Mc 5, 36). Lui mi dà forza ogni giorno.

Il fatto di poter frequentare un'università cattolica mi dà serenità. Significa che posso praticare con coraggio nella mia vita universitaria la mia fede, la cui bellezza possiamo condividere con gli altri attraverso eventi, conferenze, incontri di comunità e sante messe. La Chiesa, attraverso il suo coinvolgimento nella vita universitaria, avvicina Dio alle giovani generazioni e, come un buon pastore, ci guida e ci sostiene sia negli studi che nella vita cristiana.

Infine, ma non in ordine di importanza, crea opportunità per riscoprire Dio nel silenzio, nel mezzo del rumore del mondo.