· Città del Vaticano ·

Una giornata nel Dispensario Santa Marta in Vaticano

Maternità è prendersi cura con tenerezza

 Maternità è prendersi cura con  tenerezza  ODS-010
06 maggio 2023

C’è un cuore di madre, anzi tanti cuori che battono in un piccolo angolo di Vaticano. Da una porticina, accanto all’ingresso del Perugino, si entra in uno spazio ospitale, abbellito da fiori bianchi e gialli che guardano una piccola statua della Madonna dell’Accoglienza, benedetta da Papa Francesco. Maria, la donna del “sì”, della gioia e anche del dolore sotto la croce, ancora oggi è accanto a tante giovani donne che con i loro bimbi bussano alla porta del Dispensario Santa Marta.

Qui ad attenderle c’è suor Anna Luisa Rizzello, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, la comunità alla quale Papa Pio xi affidò, nel 1922, il servizio di assistenza ai bimbi poveri. Colpisce il sorriso di questa donna minuta, con 50 anni di vita consacrata alle spalle da poco festeggiati, e un piglio deciso. Conversiamo mentre il Dispensario, che vanta anche la collaborazione con l’ospedale Gemelli, il Bambino Gesù ed altre strutture, è in piena attività. In sottofondo i gridolini dei bambini che stanno per essere visitati, le voci tranquille dei dottori — sono quasi una sessantina quelli che prestano la loro opera — e le risate dei volontari per rassicurare i piccoli, circa 50.

Sono molti i servizi disponibili: dalla pediatria alla ginecologia, dalla psicologia all’odontoiatria, dalla logopedia alla psicomotricità, un’attività introdotta proprio da suor Anna Luisa, che a maggio compirà un anno come Direttrice del Dispensario.

«Tante donne sole, con difficoltà, in maggioranza straniere che non parlano l’italiano e spesso vittime di violenza arrivano qui — spiega suor Anna Luisa — con il passaparola. Facciamo un colloquio e poi ci prendiamo cura dei loro figli, ma anche della loro situazione».

Non c’è solo l’approccio medico o la distribuzione di medicine, di latte in polvere e pannolini, c’è qualcosa di più. «Non è importante di che religione sono le donne che bussano alla nostra porta, chiediamo di cosa hanno bisogno, entriamo in relazione con loro in punta di piedi. L’altro giorno ho fatto consegnare un corredino che una mamma mi aveva chiesto. Ho preparato camicine, bavaglini, lenzuolini, copertine — racconta la suora —. Lei, la futura mamma, mi ha chiamato piangendo, erano lacrime di gioia vera».

Anche in questi sprazzi di quotidianità c’è la maternità di suor Anna Luisa, un passato nei quartieri spagnoli di Napoli, ma anche in altre zone difficili con il compito arduo di educare, formare e lasciare un segno nei giovani. Maternità è per lei apertura all’altro, è prendersi cura con tenerezza, parola amata da Francesco, oggi dei bambini, in passato dei ragazzi difficili. Maternità è protezione soprattutto nei contesti di violenza. «Qui ascolto — dice suor Anna Luisa — realtà che toccano dentro, i viaggi della speranza, gli abusi. Ma nel Dispensario le mamme sperimentano l’accoglienza e la forza delle braccia aperte. Loro — spiega — nei bambini riversano tutto quello che non hanno avuto».

Non ci sono nomi da fare, ma storie da raccontare, come quella di una donna, arrivata in Vaticano con un bambino da far nascere e un altro lasciato in un Paese lontano. Una mamma dal cuore lacerato, piena di amore per la vita che nasce e disperata per l’abbraccio negato al figlio già grande. Eccola un’altra Maria, tra le quasi 30 mamme che ogni giorno, dal lunedì al venerdì, si ritrovano tra le mura vaticane. Una vera e propria comunità a cui suor Anna Luisa tiene molto. Più volte, nella conversazione, ripete la parola “fraternità”, che va costruita ogni giorno, piano piano, donando e ricevendo fiducia. Sotto lo sguardo di Maria, madre dell’accoglienza, fiorisce qui una maternità “contagiosa”, così l’ha definita il Papa nella Messa a Santa Marta il 15 settembre 2015. Una maternità «che porta accoglienza, tenerezza e perdono» in un mondo che ne sembra orfano. Fiori di speranza dunque come quelli del cortile del Dispensario, dove le mamme attendono il loro turno per sentirsi prima di tutto figlie amate e accolte.

di Benedetta Capelli