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Profezia e preghiera

 Profezia  e preghiera   QUO-100
29 aprile 2023

Nel secondo discorso nel suo viaggio apostolico in Ungheria, Papa Francesco ha esortato all’accoglienza profetica. Anzi, «aperta alla profezia» perché, ha spiegato parlando a braccio, «non mi piace usare l’aggettivo profetico, si usa troppo. Sostantivo: profezia. Noi stiamo vivendo una crisi dei sostantivi e andiamo tanto, tanto spesso agli aggettivi. No: profezia. Spirito, atteggiamento accogliente, aperto ma con profezia nel cuore».

Il Pontefice si è rivolto innanzitutto ai vescovi, ai sacerdoti, i diaconi, ai consacrati, ai seminaristi e agli operatori pastorali, ma il suo discorso è importante quanto prezioso per tutto il popolo fedele di Dio. E ha anche precisato cosa intende per accoglienza aperta alla profezia: «Si tratta di imparare a riconoscere i segni della presenza di Dio nella realtà, anche laddove essa non appare esplicitamente segnata dallo spirito cristiano e ci viene incontro con il suo carattere di sfida o di interrogativo. E, al contempo, si tratta di interpretare tutto alla luce del Vangelo senza farsi mondanizzare, ma come annunciatori e testimoni della profezia cristiana».

Il Papa ci invita, di nuovo, a leggere e a rileggere la realtà che ci circonda e con essa la nostra vita. In questo compito, essenziale per cogliere i segni della presenza di Dio («cercare e trovare Dio in tutte le cose», secondo l’insegnamento di sant’Ignazio di Loyola), ci sono due rischi da evitare: la lettura catastrofista e quella ingenua, prima malata di disfattismo, la seconda contagiata da un conformismo che «ci fa credere che in fondo vada tutto bene, che il mondo ormai è cambiato e bisogna adeguarsi. Ecco, contro il disfattismo catastrofico e il conformismo mondano il Vangelo ci dona occhi nuovi, ci dona la grazia del discernimento per entrare nel nostro tempo con un atteggiamento accogliente, ma anche con uno spirito di profezia». Grazie a questo atteggiamento «possiamo guardare alle tempeste che a volte si abbattono sul nostro mondo, ai cambiamenti rapidi e continui della società e alla stessa crisi di fede dell’Occidente con uno sguardo che non cede alla rassegnazione e che non perde di vista la centralità della Pasqua: cioè Cristo risorto, centro della storia, è il futuro.

La nostra vita, per quanto segnata dalla fragilità, è saldamente posta nelle sue mani». Questa certezza è la base su cui costruire la comunione ecclesiale che è il «primo lavoro pastorale», ha continuato il Papa, invitando i vescovi, i sacerdoti e i religiosi a vivere in una dimensione sinodale, traguardo alto ma possibile se lasciamo spazio alla «carità fraterna». E quindi ha esclamato: «Superiamo le divisioni umane per lavorare insieme nella vigna del Signore! Immergiamoci nello spirito del Vangelo, radichiamoci nella preghiera, specialmente nell’adorazione e nell’ascolto della Parola di Dio».

Ancora una volta Papa Francesco ha espresso il suo sogno di Chiesa: «Questa è la Chiesa che dobbiamo sognare: capace di ascolto vicendevole, di dialogo, di attenzione ai più deboli; accogliente verso tutti e coraggiosa nel portare a ciascuno la profezia del Vangelo».

È la descrizione di ciò che è e dovrebbe essere quel processo sinodale che Papa Francesco ha avviato e sta accompagnando con mano ad un tempo ferma e paziente. Il Sinodo è dunque, innanzitutto, profezia. Ma è anche preghiera. Forse può suonare strano, ma certo non per i cattolici, per i quali tutta la vita è di fatto una preghiera, quella forza capace di trasformare il mondo secondo l’espressione di Kierkegaard per cui un monaco orante nella sua cella è la leva che solleva il mondo.

Proprio tre giorni fa, parlando ai giornalisti nell’incontro sulle novità nella composizione dell’assemblea del Sinodo, il cardinale Mario Grech ha chiesto di «non stare dietro ai voti» perché «il Sinodo è un discernimento, una preghiera».

Facendo memoria del cardinale Mindszenty il Papa ha ricordato un detto popolare: «Se ci saranno un milione di ungheresi in preghiera, non avrò paura del futuro». E ha concluso sottolineando il punto essenziale: «Siate accoglienti, siate testimoni della profezia del Vangelo, ma soprattutto siate donne e uomini di preghiera, perché la storia e il futuro dipendono da questo». 

di Andrea Monda