La lingua universale
C’è bisogno di una Chiesa «che parli fluentemente il linguaggio della carità, idioma universale che tutti ascoltano e comprendono». Le parole di Francesco — risuonate stamane nella chiesa dedicata a Elisabetta di Ungheria, la santa principessa che spese la sua vita al servizio degli ultimi — raccontano il senso dei gesti e delle testimonianze che hanno scandito la seconda giornata del viaggio papale. Dopo l’incontro di ieri pomeriggio con i rappresentanti della comunità ecclesiale magiara, la mattina di oggi, sabato 29 aprile, si è aperta con due toccanti “abbracci” al mondo della sofferenza e del disagio: quello con i piccoli ospiti dell’Istituto Beato László Batthyány-Strattmann e quello con i poveri e i rifugiati assistiti dalla Chiesa e dalle istituzioni caritative del Paese. Per tutti il grazie del Pontefice e l’invito ad andare oltre la «semplice assistenza materiale e sociale»: è necessario «nutrire il cuore delle persone» — ha ricordato — per aiutarle a riacquistare bellezza e dignità».