· Città del Vaticano ·

Al Regina Caeli il Pontefice ricorda che da venerdì 28 a domenica 30 sarà in Ungheria

Un viaggio al centro dell’Europa tra gelidi venti
di guerra

 Un viaggio al centro dell’Europa tra gelidi venti di guerra  QUO-095
24 aprile 2023

«Un viaggio al centro dell’Europa, sulla quale continuano ad abbattersi gelidi venti di guerra, mentre gli spostamenti di tante persone pongono all’ordine del giorno questioni umanitarie urgenti». Papa Francesco ha presentato così, al Regina Caeli di ieri, 23 aprile, la visita di tre giorni in Ungheria che inizierà venerdì prossimo, con il pensiero rivolto alla vicina Ucraina, martoriata dalla guerra. Affacciatosi a mezzogiorno della finestra dello studio privato del Palazzo apostolico vaticano, prima della recita mariana con i fedeli presenti in piazza San Pietro, il Pontefice aveva commentato il Vangelo della terza domenica di Pasqua con il noto episodio dei discepoli di Emmaus.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa terza domenica di Pasqua il Vangelo narra l’incontro di Gesù risorto con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24, 13-35). Questi sono due discepoli che, rassegnati per la morte del Maestro, il giorno di Pasqua decidono di lasciare Gerusalemme e di tornarsene a casa. Forse erano un po’ inquieti, perché avevano sentito le donne che venivano dal sepolcro e dicevano che era vuoto..., ma se ne vanno. E mentre camminano tristi parlando dell’accaduto, Gesù li affianca, ma loro non lo riconoscono. Lui domanda come mai sono così tristi, e loro gli dicono: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?» (v. 18). E Gesù risponde: «Che cosa?» (v. 19). E loro gli raccontano tutta la storia, e Gesù gliela fa raccontare. Poi, mentre camminano, li aiuta a rileggere i fatti in modo diverso, alla luce delle profezie, della Parola di Dio, di tutto quello che è stato annunciato al popolo di Israele. Rileggere: è quello che Gesù fa con loro, aiutare a rileggere. Fermiamoci su questo aspetto.

Anche per noi, infatti, è importante rileggere la nostra storia insieme a Gesù: la storia della nostra vita, di un certo periodo, delle nostre giornate, con le delusioni e le speranze. Anche noi, d’altronde, come quei discepoli, di fronte a ciò che ci accade possiamo ritrovarci smarriti di fronte agli eventi, soli e incerti, con tante domande e preoccupazioni, delusioni, tante cose. Il Vangelo di oggi ci invita a raccontare tutto a Gesù, con sincerità, senza temere di disturbarlo — Lui ascolta —, senza paura di dire cose sbagliate, senza vergognarci della nostra fatica a capire. Il Signore è contento quando ci apriamo a Lui; solo in questo modo può prenderci per mano, accompagnarci e tornare a farci ardere il cuore (cfr. v. 32). Allora anche noi, come i discepoli di Emmaus, siamo chiamati a intrattenerci con Lui perché, quando si fa sera, Egli rimanga con noi (cfr. v. 29).

C’è un bel modo di fare questo, e oggi io vorrei proporvelo: consiste nel dedicare un tempo, ogni sera, a un breve esame di coscienza. Cosa è successo oggi dentro di me? Questa è la domanda. Si tratta di rileggere la giornata con Gesù, rileggere la mia giornata: di aprirgli il cuore, di portare a Lui le persone, le scelte, le paure, le cadute e le speranze, tutte le cose che sono successe; per imparare gradualmente a guardare le cose con occhi diversi, con i suoi occhi e non solo con i nostri. Possiamo così rivivere l’esperienza di quei due discepoli. Davanti all’amore di Cristo, anche ciò che sembra faticoso e fallimentare può apparire sotto un’altra luce: una croce difficile da abbracciare, la scelta del perdono di fronte a un’offesa, una rivincita mancata, la fatica del lavoro, la sincerità che costa, le prove della vita familiare ci potranno apparire sotto una luce nuova, la luce del Crocifisso Risorto, che sa fare di ogni caduta un passo in avanti. Ma per fare questo è importante togliere le difese: lasciare tempo e spazio a Gesù, non nascondergli nulla, portargli le miserie, farsi ferire dalla sua verità, lasciare che il cuore vibri al soffio della sua Parola.

Possiamo cominciare oggi, dedicare, questa sera, un momento di preghiera durante il quale chiederci: com’è stata la mia giornata? Quali gioie, quali tristezze, quali noiosità... Come è stata, cosa è successo? Quali sono state le sue perle, magari nascoste, per cui ringraziare? C’è stato un po’ di amore in quello che ho fatto? E quali sono le cadute, le tristezze, i dubbi e le paure da portare a Gesù perché mi apra vie nuove, mi risollevi e mi incoraggi? Maria, Vergine sapiente, ci aiuti a riconoscere Gesù che cammina con noi e a rileggere — ecco la parola: rileggere — davanti a Lui ogni giorno della nostra vita.

Al termine del Regina Caeli il Pontefice ha ricordato la beatificazione del giorno prima nella capitale francese dei martiri della Comune parigina e la celebrazione, nello stesso giorno, della Giornata mondiale della Terra. Dopodiché ha lanciato un appello per la pace nel Sudan scosso da violenze e ha parlato della ricorrenza della Giornata dell’Università cattolica italiana. Infine ha chiesto preghiere per l’imminente viaggio in Ungheria e ha salutato i gruppi presenti.

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, a Parigi, sono stati beatificati Enrico Planchat, sacerdote della Congregazione di San Vincenzo de Paoli, Ladislao Radigue e tre compagni sacerdoti della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Pastori animati da zelo apostolico, sono accomunati nella testimonianza della fede fino al martirio, che subirono a Parigi nel 1871, durante la cosiddetta “Comune” parigina. Un applauso ai nuovi Beati!

Ieri è stata celebrata la Giornata Mondiale della Terra. Auspico che l’impegno per la cura del creato sia sempre unito ad una effettiva solidarietà con i più poveri.

Rimane purtroppo grave la situazione in Sudan, perciò rinnovo il mio appello affinché cessi al più presto la violenza e sia ripresa la strada del dialogo. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli e sorelle sudanesi.

Oggi ricorre la 99ª Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo. Auguro al più grande Ateneo cattolico italiano di affrontare queste sfide con lo spirito dei fondatori, in particolare della giovane Armida Barelli, proclamata Beata un anno fa.

Venerdì prossimo mi recherò per tre giorni a Budapest, in Ungheria, a completamento del viaggio compiuto nel 2021 per il Congresso Eucaristico Internazionale. Sarà l’occasione per riabbracciare una Chiesa e un popolo tanto cari. Sarà anche un viaggio al centro dell’Europa, sulla quale continuano ad abbattersi gelidi venti di guerra, mentre gli spostamenti di tante persone pongono all’ordine del giorno questioni umanitarie urgenti. Ma ora desidero rivolgermi con affetto a voi, fratelli e sorelle ungheresi, in attesa di visitarvi come pellegrino, amico e fratello di tutti, e di incontrare, tra gli altri, le vostre Autorità, i Vescovi, i sacerdoti e i consacrati, i giovani, gli universitari e i poveri. So che state preparando con tanto impegno la mia venuta: vi ringrazio di cuore per questo. E a tutti chiedo di accompagnarmi con la preghiera in questo viaggio.

E non dimentichiamoci dei nostri fratelli e sorelle ucraini, ancora afflitti da questa guerra.

Saluto di cuore tutti voi, romani e pellegrini dall’Italia e da tanti Paesi — vedo tante bandiere di tanti Paesi —, in particolare quelli di Salamanca e gli studenti di Albacete come pure il raggruppamento Veneto-Trentino del Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta.

Saluto i fedeli di Ferrara, Palermo e Grumello del Monte; la comunità della Scuola Diocesana di Lodi; i giovani di diversi paesi delle diocesi di Alba, Bergamo, Brescia, Como e Milano; i ragazzi della Cresima di molte parrocchie italiane; gli alunni dell’Istituto S. Cuore di Cadoneghe; la cooperativa “Volœntieri” di Casoli e il gruppo “Mototurismo” di Agna.

A tutti auguro una buona domenica; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!