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La buona Notizia
Il Vangelo della domenica di Pasqua (Gv 20, 1-9)

Correre verso di lui

 Correre verso di lui  QUO-079
04 aprile 2023

Quando si vuole fortemente incontrare qualcuno, capita che si arrivi in anticipo. Gli appuntamenti sono fatti quasi apposta per mostrare la tensione di ciascuno verso l’altro. Nel corteggiamento, ad esempio, capita che si facciano congetture su quando è meglio arrivare per dare il giusto messaggio: né troppo presto, né troppo tardi.

Maria di Màgdala non si perde in sofismi, vuole vedere Gesù, anche se ormai da morto. Vuole andare a trovarlo ed esce di mattina, ma prestissimo, «quando era ancora buio» (Giovanni, 20, 1). È l’ora carica di tensione dell’attesa, il momento che annuncia già il giorno pur restando nell’oscurità.

La cosa bella è che Maria è comunque arrivata tardi. Gesù non c’è, se ne è già andato, anche se lei crede che sia stato portato via solo il suo corpo. Lui ha anticipato ancora di più l’appuntamento, lo ha spostato, nel Vangelo di Matteo fisserà il prossimo incontro con i suoi apostoli in Galilea.

Nel Vangelo di Giovanni siamo invece ancora nel buio della confusione, senza nessuna agenda e nessun piano. Comincia così la corsa delle persone e delle notizie, tutte intorno a quell’evento inspiegabile, scandaloso. Corre Maria dagli apostoli, ha paura che qualcuno abbia trafugato una salma, corrono i due apostoli che vogliono verificare cosa dice quella donna, uno dei due corre più veloce di Pietro, fanno avanti e indietro, si superano, si aspettano, una grande fretta e un’ansia crescente. Matteo nel suo Vangelo parla di «fretta», «timore e gioia grande» (28, 8): queste cose stanno misteriosamente insieme quando si cerca Gesù. Forse alla fine l’altro discepolo, che aveva superato Pietro, lo aspetta anche perché è stanco, non solo per rispetto dell’età, e si china di fronte al sepolcro vuoto non solo per lo sgomento e la meraviglia, ma anche per la fatica di quel grande correre.

Dopo essere stati inquietati, essersi mossi, scapicollati, è necessario riprendere fiato, aspettare, abbassare la testa: non per sottomissione, ma in qualche modo per riposare, o anche per esprimere con quel gesto il nostro assenso, forse l’intuizione di qualcosa di incomprensibile.

Infatti dopo che Pietro ha visto i teli, il sudario, in una ricognizione precisa, l’altro apostolo entra anche lui, e, oltre a vedere, crede. E non solo perché vede: non bastano prove scientifiche, serve un senso, una direzione per quella corsa, una meta in cui aspettare l’altro, arrestare la fretta e chinarsi. Gesù è stato più veloce di loro, anima e rilancia la corsa, da duemila anni, e al tempo stesso la sua stessa mancanza ci fa arrestare, inginocchiare, credere nella risurrezione. 

di Riccardo Sabato