· Città del Vaticano ·

Intervista all’arcivescovo Scicluna, segretario aggiunto del Dicastero per la dottrina della fede

Legge universale della Chiesa

 Legge universale della Chiesa  QUO-071
25 marzo 2023

Non solo il “diritto-dovere” della cura delle persone vittime di abusi, ma anche il “diritto-dovere” di denunciare e segnalare questi crimini, da oggi anche quando compiuti da laici inseriti nella leadership di associazioni internazionali riconosciute dalla Santa Sede. Monsignor Charles Scicluna, arcivescovo di La Valletta, dal 2018 segretario aggiunto del Dicastero per la dottrina della fede ma da sempre impegnato nel contrasto del fenomeno degli abusi da parte del clero, illustra l’importanza delle novità introdotte oggi dal Papa con un aggiornamento di Vos estis lux mundi, il motu proprio promulgato nel 2019 con cui Francesco ha introdotto nuove norme procedurali per combattere gli abusi sessuali e garantire che vescovi e superiori religiosi siano ritenuti responsabili delle loro azioni.

Eccellenza, qual è la principale novità apportata a Vos estis lux mundi per favorirne una migliore applicazione a quasi quattro anni dall’entrata in vigore?

Il primo punto fondamentale è il fatto stesso che il Papa conferma la legge promulgata nel 2019 e la conferma come legge universale della Chiesa, non più ad experimentum. È una legge molto importante perché, tra le altre cose, vengono introdotti alcuni elementi nuovi nella storia del diritto canonico, come per esempio la rilevanza penale dell’abuso di un adulto vulnerabile.

Le norme si applicano ora oltre a chierici e religiosi anche ai laici che, si legge, sono o sono stati moderatori delle associazioni internazionali riconosciute dalla Sede apostolica. Ci si riferisce anche movimenti e realtà ecclesiali?

Senz’altro. Questo inciso è una delle novità più forti di questa versione di Vos estis lux mundi. Siamo nella seconda parte che dà alla Chiesa una procedura dettagliata sulla denuncia e l’investigazione di accuse nei confronti di persone nella leadership della Chiesa. Leadership che nel documento del 2019 annovera cardinali, patriarchi, vescovi, chierici preposti come pastori nelle Chiese particolari, mentre nel testo di oggi il Papa introduce due categorie nuove: chierici che sono stati alla guida di un’associazione pubblica, clericale, con facoltà di incardinare, e poi i fedeli laici che sono stati moderatori di associazioni internazionali riconosciute dalla Santa Sede.

Nel documento si specifica che diocesi ed eparchie devono essere fornite di organismi e uffici — prima si parlava genericamente di «sistemi stabili» — i quali devono essere facilmente accessibili al pubblico per la segnalazione dei casi di abusi. Anche questo un ulteriore passo, quindi. A cosa è dovuto?

È la richiesta di una presenza capillare come segno di attenzione della Chiesa particolare ma anche di quella universale che vuole rendere più facile la segnalazione e fattibile quanto indicato nell’articolo 5 sulla cura delle persone. Infatti l’articolo in questione stabilisce che le autorità ecclesiastiche debbano impegnarsi affinché coloro che affermano di essere stati offesi, insieme alle proprie famiglie, siano trattati con dignità e rispetto e vengano offerte loro accoglienza, ascolto, accompagnamento tramite specifici servizi di assistenza spirituale, assistenza medica, terapeutica e psicologica a seconda del caso specifico. Dunque, non solo centri di ascolto dove presentare una segnalazione, ma anche luoghi dove facilitare la cura delle persone.

di Salvatore Cernuzio