Guardare al futuro
«A un mondo in cui violenza, conflitto, rivalità e menzogna sembrano avere il sopravvento, la presenza dei cristiani oppone una forza di segno contrario che diventa accusa di queste opere di morte». Lo ha sottolineato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, nell’omelia pronunciata ieri, domenica 19 marzo, durante la messa nella cattedrale albanese di Rrëshen, dedicata a Gesù Salvatore. Il presule è in visita nel Paese balcanico dal 18 al 20 marzo su invito del presidente della locale Conferenza episcopale, l’arcivescovo Angelo Massafra, e del ministro per l’Europa e gli Affari esteri, Olta Xhaçka.
Rivolgendosi ai fedeli, nei quali è ancora vivo il ricordo della visita di Papa Francesco a Tirana il 21 settembre 2014 e dello storico pellegrinaggio compiuto da san Giovanni Paolo ii il 25 aprile 1993, Gallagher ha osservato come i cristiani abbiano «una particolare relazione con Dio, creatasi grazie al sacramento del battesimo». E ciò è confermato, ha ribadito, dal brano evangelico proclamato durante la liturgia (Gv 9, 1-41): «un uomo colpito da irrimediabile cecità, ai margini della considerazione sociale e religiosa, è la personificazione simbolica della condizione di peccato in cui si trova l’uomo non ancora “illuminato” da Cristo». Tale racconto «è stato sempre interpretato in prospettiva battesimale. Il battesimo è la nostra piscina di Siloe, il passaggio dalle tenebre alla luce, il momento dell’illuminazione», ha detto a chiare lettere il presule. In questo modo, «eletti da Dio in modo assolutamente gratuito, i battezzati ricevono la consacrazione regale dello Spirito» ma allo stesso tempo sono chiamati «a rendere visibile nella nostra vita la novità operata dal battesimo». E questo si realizza, ha aggiunto monsignor Gallagher, seguendo i concetti di bontà, giustizia e verità, consapevoli però «che l’obiettivo di essere luce non è mai totalmente compiuto, perché permangono sempre zone d’ombra e di impermeabilità alla luce»; compito del cristiano allora è quello di «rispondere alle sfide dei nostri tempi con un atteggiamento umile e con un dialogo seguito da gesti di bontà e di maggiore comprensione verso tutti», sebbene ciò «alcune volte costa, anche il più alto prezzo, e cioè quello della propria vita». A tal proposito, a conclusione dell’omelia, l’arcivescovo ha ricordato i 38 martiri d’Albania, tra i quali la beata Marie Tuçi, giovane novizia stimmatina di Mirdita, la cui vita è stata un esempio di fede e di coraggio e, soprattutto per i giovani, «un incoraggiamento e un segno di speranza».
Proprio al sacrificio di tanti cattolici albanesi il presule aveva dedicato la parte iniziale dell’omelia pronunciata sabato 18 marzo nella cattedrale di Scutari, presso il cui muro cimiteriale venivano eseguite le fucilazioni. Dopo «la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria», ha detto, sono arrivati «i tempi della libertà e della luce», quella di Gesù, che rischiara l’esistenza di ogni uomo e la riempie di significato. È quindi dovere del cristiano permettere a Cristo di agire «attraverso di noi. Così come lo faceva e ci insegna a fare la figlia del popolo albanese, santa Madre Teresa di Calcutta», al fine di essere capaci «di stendere a nostra volta le mani per toccare con affetto chi è solo, chi è bisognoso e chi chiede amicizia». Prima di rinnovare l’affidamento dell’Albania alla Madonna del Buon Consiglio, come fece san Giovanni Paolo ii , il presule ha infine esortato a «guardare il futuro senza dimenticare il passato», costruendo una società democratica tramite «una quotidiana vigilanza ed un’attenta collaborazione da parte di tutti».
Dopo l’incontro dell’arcivescovo Gallagher con l’episcopato albanese avvenuto ieri, è previsto per oggi a Tirana quello con i leader religiosi del Paese e con il presidente dell’assemblea della Repubblica, Lindita Nikolla; seguiranno poi le visite all’Università cattolica di Nostra Signora del Buon Consiglio, alle cattedrali cattolica e ortodossa, e alla moschea.