· Città del Vaticano ·

Siria
A 12 anni dall'inizio del conflitto

Vite in macerie

(FILES) This file photo taken on February 19, 2023, shows damaged sections at the Cathedral of Saint ...
15 marzo 2023

Un Paese in macerie, una generazione in macerie: a dodici anni dall’inizio del conflitto interno, la Siria è ancora devastata. Come è devastata la sua popolazione, in particolare quella più giovane. Per molti bambini e adolescenti, l’unica realtà esistente è quella della guerra: dal 2011 a oggi, non hanno mai visto e vissuto un giorno di pace e ora si trovano ad affrontare anche le gravi conseguenze del sisma che si è abbattuto sul Paese lo scorso 6 febbraio.

Come la piccola Reem, una bimba di 7 anni che vive nelle zone rurali della Siria settentrionale e la cui testimonianza è stata raccolta dall’organizzazione umanitaria Azione contro la fame: «Ho 7 anni e non sono mai andata a scuola. Dovrei frequentare la seconda elementare, ma l’anno scorso ci siamo trasferiti in un altro villaggio e quest’anno la scuola è bruciata».

L’organismo accende i riflettori anche sulla drammatica crisi umanitaria che sta vivendo l’intera popolazione siriana, «mai stata più affamata» di così, con il 90 per cento delle persone che vive al di sotto della soglia di povertà, aggravata tre anni fa dalla pandemia da covid-19 e, più recentemente, dalla peggiore siccità degli ultimi 70 anni che ha drasticamente ridotto la produzione agricola. Ad essere sull’orlo del collasso ci sono anche le infrastrutture, tanto che un terzo del Paese ha meno di due ore di elettricità al giorno e l’80 per cento delle famiglie non ha un reddito sufficiente a coprire le necessità di base. «Siamo persone davvero vulnerabili che hanno bisogno di tutto per tornare a vivere come esseri umani», dice Abu, un uomo di 40 anni che vive con la moglie e i quattro figli in un piccolo villaggio.

La Siria, insomma, è «sull’orlo del baratro», sottolinea anche l’organizzazione umanitaria Save the children, lanciando un appello a tutelare gli innumerevoli minori costretti a lasciare le proprie case nel corso di un decennio, cui si aggiungono gli oltre 50.000 piccoli sfollati a causa del recente sisma. Come Fadel che ha 10 anni e ha vissuto in una tenda per la maggior parte della sua vita. «Siamo arrivati alle tende otto anni fa — dice — Ho un fratello di 3 anni disabile. Ricordo di almeno tre volte in cui non avevamo cibo e io dormivo per la fame».

Il conflitto, inoltre, ha avuto un impatto drammatico sul benessere fisico, mentale, emotivo e psicosociale dei minori che vivono nella paura quotidiana. Una paura che assume molti volti: quello dei bombardamenti aerei che possano distruggere le loro case e uccidere i loro cari; quello di non sapere se riusciranno a mangiare almeno un pasto al giorno; quello di essere separati dalla propria famiglia in un qualsiasi momento. Oltre allo spettro del reclutamento che in Siria raggiunge il secondo tasso più alto, con 1.301 casi di bambini dai 7 anni in su arruolati in gruppi armati, mentre chi riesce a sfuggire alle milizie è obbligato a lavorare.

Dal suo canto, Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite nel Paese, parla di situazione «disumana e illogica», ricordando «con profondo dolore le innumerevoli vite perse, così come gli abusi e le sofferenze subite da milioni di persone», inclusi i tantissimi sfollati. Sulla stessa linea si pone il Programma alimentare mondiale (Wpf): l’agenzia dell’Onu evidenzia che circa 12,1 milioni di persone, ovvero più della metà della popolazione, vive in condizioni di insicurezza alimentare, mentre rischiano di precipitarvi altri 2,9 milioni di cittadini.

In un anno è anche raddoppiato il costo della selezione di prodotti alimentari standard che il Wfp utilizza per tenere traccia dell’inflazione: i generi alimentari ora sono tredici volte più costosi rispetto a tre anni fa e non si prevedono segnali di ribasso.

A destare allarme, poi, è la situazione sanitaria: secondo i dati diffusi dall’Unicef, da quando, a settembre 2022, è stata dichiarata un’epidemia di colera nel Paese, sono stati segnalati più di 84.600 casi sospetti e se ne prevedono più di 39.000 nei prossimi sei mesi, mentre in tutto il territorio si stimano solo 20.000 medici. Senza dimenticare che, in 12 anni di conflitto, almeno 13.000 bambini sono rimasti uccisi o feriti.

Sul fronte politico, intanto, il presidente Bashar al-Assad è giunto ieri a Mosca per colloqui con il suo omologo russo Vladimir Putin. Secondo quanto reso noto dal Cremlino, al centro dell’incontro ci sono la cooperazione politica, commerciale e umanitaria tra i due Paesi, e «le prospettive per una soluzione generale della situazione in Siria».