· Città del Vaticano ·

Io sto alla porta e busso

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01 marzo 2023

«Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3, 20)».


C’era una volta una casa al centro di una bella valle verdeggiante. Tutto attorno c’era il deserto ma quella valle era proprio bella e lussureggiante. Anche la casa era bella, grande, con tante stanze, con un bel pozzo per l’acqua e il camino per riscaldarsi di inverno.

Col passare del tempo le cose cambiarono, alcuni degli abitanti di quella casa se ne andarono, qualche figlio espatriò, gli altri, semplicemente, morirono senza lasciare figli. Le stanze si svuotarono e rimasero solo due persone a viverci. Stavano lì, dentro, e non uscivano più. Non pranzavano più sul grande tavolo nel salone da pranzo, ma consumavano i pasti in cucina, in un silenzio freddo, disturbato solo dalla televisione. I due stavano lì, invecchiando. Non riuscivano più ad andare al pozzo a prendere l’acqua perché i muscoli si erano atrofizzati e quindi stavano morendo di sete.

Un consulente, un esperto del comune, propose loro due alternative: prendere a servizio un giovane straniero, a cui dar da mangiare e un alloggio in una delle tante camere rimaste vuote, oppure spendere un po’ di soldi e creare un canale che, attraverso un semplice click sul computer, riusciva a portare l’acqua dal pozzo al rubinetto della cucina. Optarono per questa seconda ipotesi.

La casa però cominciò ad andare in rovina. Le assi di legno del tetto e delle pareti scricchiolavano in modo sinistro, ogni tanto ci pioveva dentro, ma i due anziani non si turbarono più di tanto né cominciarono a fare dei lavori per rinforzare il tetto o le pareti. Si concentrarono invece solo su una cosa: la porta. Per blindare quella porta spesero tutti i soldi che avevano, anzi di più, chiedendo soldi ai figli lontani, prosciugando di fatto buona parte della loro eredità.

Quella porta era all’avanguardia sotto il profilo della sicurezza. Però non c’era niente da fare, i due anziani non si sentivano sicuri. Avevano visto all’orizzonte sempre più persone che, attraversando il deserto, si affacciavano sulla verde valle. Ebbero paura. Scavarono tutto attorno un fossato e costruirono un muro coronato da filo spinato. Ma ancora non si sentivano sicuri. Comprarono dei cani. Ogni tanto accadeva un incidente, qualcuno entrava nella proprietà e rimaneva ferito. Uno dei due anziani disse sospirando: «Qui ci scappa il morto». E un bel giorno nella bella casa della bella valle il morto ci scappò davvero.

All’alba i due vecchi abitanti della casa aprirono la porta e trovarono un corpo, sfigurato dalle ferite del filo spinato e dai morsi dei cani: il corpo di un bambino. Si ricordarono che quella notte, prima dell’alba, avevano sentito dei rumori vicino alla porta, come se qualcuno stesse bussando; il rumore in effetti li aveva svegliati ma i due non avevano capito di cosa si trattasse.

La storia finisce qui, con la porta di questa casa finalmente aperta e i tre protagonisti, i due anziani e il corpo del bambino, sulla soglia.

La storia finisce qui, sulla spiaggia di Steccato di Cutro.

E questo è un modo per riflettere insieme su quanto sta accadendo, da anni, in realtà da millenni, in questo continente vecchio che è il Vecchio Continente.

Un secondo modo è quello di analizzare la situazione e comprendere bene quello che sta succedendo, con l’Europa che vive il vertice dell’inverno demografico e il fenomeno opposto che avviene in Africa per cui la crescita dell’Africa subsahariana passerà da 1,1 miliardi di abitanti del 2022 ai 2,1 miliardi del 2050. In particolare, dalle stime dell’Onu, spicca la crescita di alcuni Paesi, come la Nigeria che nel 2050 potrebbe affiancare gli Stati Uniti come terzo Stato più popoloso al mondo passando dagli attuali 216 a 375 milioni di abitanti. E dell’Etiopia in ascesa fino a 213 milioni di abitanti stimati dall’Onu nel 2050, o della Repubblica Democratica del Congo che dovrebbe passare dagli attuali 97 ai 215 milioni di persone nei prossimi 28 anni.

All’orizzonte questo è lo scenario sempre più evidente: ma chi lo vede? Solo chi lo vuole vedere.

Un terzo modo è il “modo cristiano”, per cui il cristiano sa che nella storia Dio è entrato ed è vicino a noi, sta “in mezzo” a noi. E nel povero, nell’ultimo, nell’ammalato, nel migrante si può vedere e toccare “la carne di Cristo”, come dice Papa Francesco. Oggi Cristo è lì, dall’altra parte della soglia e dice quelle parole, contenute nel libro dell’Apocalisse, che ripeterà fino alla fine del mondo: «Io sto alla porta e busso». 

di Andrea Monda