· Città del Vaticano ·

La buona notizia
Il Vangelo della II domenica di Quaresima (Mt 17, 1-9)

Luce, voce, tocco

 Luce, voce, tocco  QUO-049
28 febbraio 2023

La domanda che ci si pone spesso di questi tempi commentando la grande quantità di notizie che ci raggiungono è “sotto quale luce” si stia guardando la realtà. La domanda sul “punto di vista” è sempre stata ed è diventata ancora più cruciale per avere una conoscenza e una comunicazione consapevole e responsabile.

Anche le verità che riteniamo più fondamentali e indiscutibili non prescindono dallo sguardo di chi le contempla, anzi proprio loro lo interpellano con maggiore forza rispetto alle semplici opinioni passeggere.

La figura del volto in questo senso è fondamentale: ognuno di noi “ri-volge” il proprio volto verso quella parte di realtà che lo tocca e lo raggiunge. A Pietro, Giacomo e Giovanni, e dopo di loro a molti altri fino a noi, è successo che quella realtà fosse a sua volta un altro volto. Il loro è stato un faccia a faccia, in tutta la potenza che questa espressione ancora oggi mantiene. Nessuno sconto e nessun filtro: vedono il volto di Gesù in una luce diversa, troppo intensa, “come il sole”, un bagliore che non si può fissare a lungo. Come mantenere lo sguardo?

Pietro, da buona guida (oggi diremmo manager), suggerisce di organizzarsi in questo modo: accamparsi, contenere quella luce in spazi chiusi, velarla dietro una tenda. Tanto più che questa gloria di Dio è il compimento di una lunga storia, che Mosè ed Elia testimoniano con la loro apparizione. Come dargli torto. Come non volere rimanere a contemplare tanta grandezza, questo vero e proprio compimento della storia? Sembra quasi che dal suo sguardo stupito emerga la sensazione che la storia sia finita, che ora il posto giusto in cui restare è lì, sopra il monte, nella beata compagnia di profeti, condottieri e salvatori.

È a questo punto che avviene qualcosa di strano, che già nella descrizione risulta paradossale: «una nube luminosa li coprì con la sua ombra»; cambia la luce con cui guardare la scena, una luce che pur non spegnendosi si nasconde, in una ri-velazione che conserva il mistero. La voce di Dio interrompe Pietro, ammutolendolo, e annuncia suo Figlio.

Con quale lingua? Con quale tono? Non viene detto, ma è chiaro il comando: «ascoltatelo». Dio stesso interviene con la sua ombra, incutendo un sacro timore; e con la sua voce, per dire qualcosa di semplice e chiaro: non provate a contenermi, fate silenzio e ascoltatemi.

Il vangelo della trasfigurazione si chiude con il silenzio degli apostoli, con un mistero mantenuto segreto in attesa della maturità dei tempi, un riserbo timoroso. Ma non finisce qui, l’azione decisiva che rimette in moto l’azione è il tocco di Gesù. Li toccò, li scosse dallo shock che paralizza, dal sonno, dalla stasi in cui volevano rimanere. Troppo comodo piantare tre tende: in cammino, bisogna scendere. Il mondo aspetta quella luce che avete visto e quella voce che avete udito, ora tocca a voi.

Quel tocco è il vero punto decisivo, lasciarsi toccare. Oggi più che mai. Nell’inflazione di luci e voci a cui siamo abituati, la gloria di Dio resta nell’ombra, e ci trasfigura solo sfiorandoci. 

di Riccardo Sabato