La marcia indietro
Non fa sconti il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aprendo a Ginevra la 52° sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che coincide con il 75° anniversario della Dichiarazione universale. Non fa sconti perché la realtà contemporanea non lo consente: basti pensare alle continue violazioni dei diritti delle donne in Iran, la cui libertà di pensiero, parola e istruzione viene continuamente soffocata, anche nel sangue; ai soprusi sui diritti dei bambini in Ucraina, ai quali una guerra violenta e crudele ha strappato il futuro; all’indifferenza nei confronti dei diritti dei migranti che cercano un mondo migliore e trovano, invece, la morte in mare. Nel loro caso, come ripetuto spesso da Papa Francesco, ad essere violato è anche il «diritto a non dover migrare», ossia ad avere in patria condizioni di pace e sicurezza sociale ed economica, troppe volte messe a rischio da guerre, conflitti e conseguenze del cambiamento climatico. Chi lascia il proprio Paese lo fa perché non ha alternative, perché la sua stessa vita è a rischio: per questo, afferma il Pontefice, «è importante riflettere sulle cause dei flussi migratori e sulle forme di violenza che spingono a partire verso altri Paesi».
Ed è anche per questo che le parole di Guterres risuonano con forza: tutto il mondo, dice, ha fatto «marcia indietro» sui diritti umani. E ricordando «l’orribile naufragio» avvenuto domenica a Cutro, in Calabria, afferma: «Tutti coloro che cercano una vita migliore meritano sicurezza e dignità. Abbiamo bisogno di percorsi sicuri e legali per migranti e rifugiati». Guardando poi all’Ucraina, il segretario generale dell’Onu sottolinea che l’aggressione russa al Paese «è la più vasta violazione dei diritti umani che osserviamo oggi», contrassegnata da «casi di violenza sessuale, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e violazioni dei diritti dei prigionieri di guerra».
«La Dichiarazione universale dei diritti umani è sotto attacco da ogni parte e ogni giorno vengono commesse nuove violazioni», ribadisce il segretario generale dell’Onu citando «l’antisemitismo, il fanatismo anti-musulmano, la persecuzione dei cristiani, il razzismo, la discriminazione e la violenza di genere». Troppo spesso «usata male» e «sfruttata per tornaconti politici», tale Dichiarazione universale ha ora bisogno di «nuova vita».