· Città del Vaticano ·

Ricordo del beato Teresio Olivelli, martire in un lager a soli 29 anni

Sfidò il sistema nazista dell’odio

 Sfidò il sistema nazista dell’odio  QUO-022
27 gennaio 2023

Tra le vittime dei campi di concentramento tedeschi, di cui è stato riconosciuto il martirio in odium fidei, vi è il beato Teresio Olivelli, di cui quest’anno ricorre il quinto anniversario della beatificazione, avvenuta a Vigevano il 3 febbraio 2018. Questo fedele laico — esponente dell’Azione cattolica, professore universitario e rettore del Collegio Ghislieri a Pavia, alpino nella campagna di Russia, dapprima inserito nel fascismo e poi esponente della resistenza cattolica — ha offerto la sua vita per amore dei fratelli. In questa morte tragica dal punto di vista umano, traspare la sublime testimonianza data a Cristo. Il suo atteggiamento religioso e caritativo primeggiava fra i prigionieri dei lager di Flossenbürg ed Hersbruk.

Un testimone disse: «Era il compagno che tutti i deportati cercavano, perché solo lui con la sua carica religiosa affrontava ogni rischio per essere di aiuto ai più bisognosi. Erano feriti rovinati dalle percosse, vecchi e giovani che lui ripuliva, confortava, dando loro anche il proprio mangiare». Olivelli appare come una scintilla di autentica umanità nella notte buia del terrore nazista. Egli mostra che nessuno può estirpare la bontà dal cuore dell’uomo. Amando Dio con cuore totalizzante, era misericordioso e caritatevole con coloro che, come lui, soffrivano per gli stenti e le umiliazioni della prigionia. Con la sua presenza piena di bontà, «animato da un profondo senso di carità cristiana che traspariva in ogni suo atto» come ha testimoniato un compagno di prigionia, dava speranza ai più oppressi e disperati. Assisteva gli ammalati gravi accompagnandoli con la preghiera fino alla fine; con lui la morte diventava un passaggio sereno verso l’eternità.

Tuttavia, il sentimento religioso e caritatevole suscita l’irritazione di ss e kapò nei suoi confronti, poiché appare una sfida al sistema nazista dell’odio e della crudeltà, con la conseguenza che viene continuamente e duramente percosso, con una brutalità superiore a quella riservata agli altri deportati. In particolare, l’opera di misericordia spirituale in favore dei moribondi è in contrasto con l’ambiente malvagio dei campi di sterminio, impregnati dell’ideologia nazista anticristiana e antiumana. Morire da cristiani nella pace del Signore è una prospettiva impensabile in quell’inferno: Teresio l’ha resa possibile a tanti compagni di prigionia, pagando di persona con continue persecuzioni e con il volontario sacrificio della propria vita.

Deperito fino allo stremo, il 31 dicembre 1944 si protende in un estremo gesto d’amore verso un giovane brutalmente pestato, facendogli da scudo col proprio corpo: viene colpito con un violento calcio al ventre. Trasportato in infermeria, muore il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni.

Il suo nome si trova nell’infinita lista di sacerdoti, religiosi, fedeli laici che, sugli altari o senza alcun riconoscimento, hanno scritto col loro sangue l’ultimo capitolo di quella sorta di libro degli “Atti dei martiri” che, da duemila anni, accompagna la storia della Chiesa. Il ricordo del beato Teresio Olivelli, e dei martiri caduti sotto il nazismo e in nome della fede, aiuta a considerare e a riflettere i martirii che si ripetono nel mondo, pure in modi diversi, nel nostro tempo.

di Paolo Rizzi