· Città del Vaticano ·

Il vescovo Carlassare e un gruppo di giovani sono partiti mercoledì scorso

Da Rumbek a Juba a piedi
per un cammino
di comunione

 Da Rumbek a Juba a piedi  per un cammino di comunione  QUO-022
27 gennaio 2023

A Juba, per accogliere Papa Francesco, i ragazzi di monsignor Christian Carlassare arriveranno a piedi. Il vescovo della diocesi di Rumbek li ha svegliati presto, mercoledì scorso, quando, abbastanza numerosi, hanno cominciato il loro pellegrinaggio che durerà esattamente nove giorni. A separarli dalla capitale del Sud Sudan ci sono oltre quattrocento chilometri, senza contare il lungo e difficile tratto della savana. Venti, al massimo venticinque chilometri al giorno, percorsi in cinque o sei ore: una fatica enorme ma che vale la gioia di poter abbracciare il Pontefice quando, il 3 febbraio, arriverà nel Paese dell’Africa centrale: prima volta assoluta di un Papa in una nazione giovane, diventata indipendente solo nel 2011.

«Devo ammettere che l’interesse di alcuni gruppi di giovani di mettersi in cammino per arrivare a Juba all’inizio mi ha colto di sorpresa», rivela Carlassare. Vista la mancanza di fondi e la difficoltà di utilizzare mezzi di trasporto, il vescovo di Rumbek ha provato a cavarsela con quella che pensava rimanesse solo una battuta: «Andiamoci a piedi». Ma i suoi ragazzi lo hanno preso sul serio: «Ripeto, non me lo aspettavo. Ma alla fine l’invito è stato interpretato, da diversi giovani di sedici parrocchie, come occasione per camminare davvero insieme. Molti di loro, a causa delle rivalità intertribali, normalmente non possono incontrarsi per svolgere delle attività culturali comuni però in questa circostanza potranno farlo».

Il pellegrinaggio prevede il passaggio in nove realtà parrocchiali dove Carlassare e i suoi ragazzi porteranno parole di pace, di riconciliazione e di comunione a ogni cristiano che incontreranno sulla loro strada. «Cammineremo nelle ore più fresche della giornata — spiega il vescovo — e il pomeriggio lo useremo per animare le comunità. Sarà un grande momento di fede». In fondo, tutto questo potrebbe essere considerato la rappresentazione plastica del cammino di riconciliazione che il Sud Sudan è chiamato a compiere per tentare di gettarsi alle spalle anni di scontri etnici e violenze che continuano a insanguinare la nazione. Monsignor Carlassare lo mette chiaramente in evidenza: «Con il nostro impegno vogliamo far passare il messaggio che sicuramente il Papa verrà a ribadirci: dobbiamo essere tutti in uno, come dice la preghiera di Gesù».

Anche la visita del Santo Padre sarà un pellegrinaggio ecumenico, visto che Francesco sarà accompagnato dal primate della Comunione anglicana, Justin Welby, e dal moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, Ian Greenshields. «La dimensione ecumenica è molto importante — precisa il presule — perché in Sud Sudan c’è un’esperienza unica: tutte le Chiese sono state veramente unite nell’evangelizzazione e questo ci ha fatto scoprire che la stessa evangelizzazione ci ha costretto a parlare di pace, di giustizia, di riconciliazione. E ci ha portati anche a essere uniti nel Consiglio delle Chiese del Sud Sudan e a parlare con una sola voce con il Governo e nei territori dove c’erano conflitti. Qui l’ecumenismo da espressione teologica si è fatta carne».

La violenza, che Carlassare ha provato sulla sua pelle quando fu ferito alle gambe da alcuni colpi d’arma da fuoco nell’aprile 2021 prima di essere consacrato vescovo di Rumbek, è ancora presente soprattutto nella zona dell’Alto Nilo e nello Stato di Unity. In sostanza permane in quei territori dove non sono ancora state risolte le cause del conflitto del 2013, terminato ufficialmente nel 2020, «e dove c’è povertà, dove ci sono gli sfollati senza più una casa dove vivere e dove si sfruttano le risorse in modo indiscriminato», aggiunge.

Il viaggio di Papa Francesco è stato preparato da tutte le diocesi del Paese con la preghiera costante e con molte catechesi improntate a far conoscere di più e meglio la figura e il ruolo di comunione del Pontefice dentro la Chiesa ma anche fuori da essa. Ma quale Chiesa troverà il Papa? «Ne troverà una — risponde Carlassare — molto semplice che è stata accanto alla popolazione e che ha sofferto il conflitto. Una Chiesa senza grandi strutture o istituzioni ma vicina al popolo, piena di gioia e di speranza».

di Federico Piana