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Bailamme

Come in uno specchio

 Come in uno specchio  QUO-022
27 gennaio 2023

«Non si va dal Signore da soli» ha detto il Papa nella prima catechesi del 2023, il 4 gennaio scorso, «È importante innanzitutto farsi conoscere, senza timore di condividere gli aspetti più fragili, dove ci scopriamo più sensibili, deboli o timorosi di essere giudicati. Farsi conoscere, manifestare sé stesso a una persona che ci accompagni nel cammino della vita». Quella è stata una grande catechesi sulla fragilità, nella quale il Papa ci ha ricordato che la grazia di Dio lavora sulla nostra natura e sulle fragilità che diventano ricchezza per noi e per gli altri, rendendoci capaci di tenerezza, di misericordia e di amore.

Per la mia esperienza di sacerdote a cui è affidata una comunità, posso dire che le parole del Papa non solo corrispondono alla realtà, ma sono per noi pastori fari da seguire lungo il cammino quotidiano. Bisogna infatti garantire una vicinanza e accompagnare la comunità aiutandola anche a guardarsi interiormente per capire chi sono.

Francesco usa l’immagine dello specchio: «Guardarsi allo specchio, da soli, non sempre aiuta, perché uno può alterare l’immagine. Invece, guardarsi allo specchio con l’aiuto di un altro, questo aiuta tanto perché l’altro ti dice la verità — quando è veritiero — e così ti aiuta».

Riguardo a questo processo introspettivo, vengono in mente due videoclip di David Bowie e un delizioso brano dei Velvet Underground, I’ll Be Your Mirror (“Sarò il tuo specchio”)

David Bowie sta di fronte a degli specchi che alterano la sua immagine fino a intimorirlo o addirittura a deformarlo. Accade in Look Back in Anger, dall’album Lodger pubblicato nel 1979. Alcuni elementi lì presenti verranno riproposti nel video di Lazarus. Tratta dal disco Blackstar (2016), è la canzone in cui Bowie mette in scena la sua morte. Evidente il riferimento al Lazzaro del vangelo di Giovanni.

Un riferimento alla vita specchiata lo troviamo in Thursday’s Child, tratta dall’album Hours… edito da Bowie nel 1999. Nel video il rapporto con la propria immagine riflessa è conflittuale. Sono canzoni che spiegano cosa accade quando siamo soli di fronte alle nostre paure e debolezze.

In Thursday’s Child canta che qualcosa in lui era come separato, un sussurro di speranza che è mancato spezzando in due la sua vita. La canzone si chiude in un abbraccio che unisce e rischiara l’oscurità della sua anima.

La canzone I’ll Be Your Mirror dei Velvet Underground di Lou Reed, Nico e Andy Warhol (dall’iconico album The Velvet Underground, Nico del 1967) usa lo specchio come metafora per comprendere sé stessi grazie all’accompagnamento di qualcuno: «Sarò il tuo specchio / rifletterò quello che sei nel caso non lo sapessi / sarò il vento, la pioggia e il tramonto / la luce alla tua porta per mostrarti che sei a casa / Quando credi che la notte abbia invaso la tua mente / che dentro sei confusa e inaridita / lascia che ti mostri che sei cieca / abbassa le tue mani perché ti veda.» Il testo continua: «Trovo difficile credere che tu non sia consapevole della tua bellezza / ma se non lo sei lascia che io sia i tuoi occhi / una mano nel tuo buio così che tu non abbia paura».

Nel testo trovo delle somiglianze con quanto dice Francesco dell’accompagnatore spirituale e del rapporto con l’accompagnato: «L’accompagnatore spirituale è quello che ti dice: “Va bene, ma guarda qui, guarda qui”, ti attira l’attenzione su cose che forse passano; ti aiuta a capire meglio i segni dei tempi, la voce del Signore, la voce del tentatore, la voce delle difficoltà che non riesci a superare».

Bisogna ricordare agli altri e a noi stessi quale stella è bene seguire. Con tutte le persone che incrocio sul sentiero della vita scopro con sorpresa modi differenti di vedere le cose, segnali di bene da sempre presenti in me e in loro. Ce lo dicono la letteratura, il cinema e la musica, ce lo insegna Francesco: il Mistero si fa carne in una vicinanza.

di Massimo Granieri