· Città del Vaticano ·

Domenica della Parola di Dio
L’omelia di Francesco durante la messa celebrata nella basilica Vaticana

Dare “carne” alla Parola
che scuote, converte, unisce

 Dare “carne” alla Parola che scuote, converte, unisce   QUO-018
23 gennaio 2023

«Sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, chiamati a “darle carne” accarezzando la carne di chi soffre. Questa è la nostra missione: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma... l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, per portare la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno»: è questa la consegna che Papa Francesco ha affidato a quanti hanno partecipato alla messa da lui celebrata nella basilica di San Pietro ieri mattina in occasione della Domenica della Parola di Dio. Di seguito pubblichiamo l’omelia pronunciata dal Pontefice.

Gesù lascia la vita tranquilla e nascosta di Nazaret e si trasferisce a Cafarnao, una città situata lungo il mare di Galilea, un luogo di passaggio, un crocevia di popoli e culture diverse. L’urgenza che lo spinge è l’annuncio della Parola di Dio, che dev’essere portata a tutti. Vediamo infatti nel Vangelo che il Signore invita tutti alla conversione e chiama i primi discepoli perché trasmettano anche ad altri la luce della Parola (cfr. Mt 4, 12-23). Cogliamo questo dinamismo, che ci aiuta a vivere la Domenica della Parola di Dio: la Parola è per tutti, la Parola chiama alla conversione, la Parola rende annunciatori.

La Parola di Dio è per tutti. Il Vangelo ci presenta Gesù sempre in movimento, in cammino verso gli altri. In nessuna occasione della sua vita pubblica Egli ci dà l’idea di essere un maestro statico, un dottore seduto in cattedra; al contrario, lo vediamo itinerante, lo vediamo pellegrino, a percorrere città e villaggi, a incontrare volti e storie. I suoi piedi sono quelli del messaggero che annuncia la buona notizia dell’amore di Dio (cfr. Is 52, 7-8). Nella Galilea delle genti, sulla via del mare, oltre il Giordano, dove Gesù predica, c’era — annota il testo — un popolo immerso nelle tenebre: stranieri, pagani, donne e uomini di varie regioni e culture (cfr. Mt 4, 15-16). Ora anch’essi possono vedere la luce. E così Gesù “allarga i confini”: la Parola di Dio, che risana e rialza, non è destinata soltanto ai giusti di Israele, ma a tutti; vuole raggiungere i lontani, vuole guarire gli ammalati, vuole salvare i peccatori, vuole raccogliere le pecore perdute e sollevare quanti hanno il cuore affaticato e oppresso. Gesù, insomma, “sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti. Non dimentichiamo questo: la misericordia di Dio è per tutti e per ognuno di noi. “La misericordia di Dio è per me”, ognuno può dire questo.

Questo aspetto è fondamentale anche per noi. Ci ricorda che la Parola è un dono rivolto a ciascuno e che perciò non possiamo mai restringerne il campo di azione perché essa, al di là di tutti i nostri calcoli, germoglia in modo spontaneo, imprevisto e imprevedibile (cfr. Mc 4, 26-28), nei modi e nei tempi che lo Spirito Santo conosce. E se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti, allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale, come fu per Gesù. Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto — questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione —; non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie. Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro, ad allargare i confini, ad aprirci alla gente, a generare esperienze di incontro con il Signore, sapendo che la Parola di Dio «non è cristallizzata in formule astratte e statiche, ma conosce una storia dinamica fatta di persone e di eventi, di parole e di azioni, di sviluppi e tensioni»1.

Veniamo ora al secondo aspetto: la Parola di Dio, che è rivolta a tutti, chiama alla conversione. Gesù, infatti, ripete nella sua predicazione: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino» (Mt 4, 17). Ciò significa che la vicinanza di Dio non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere. Al contrario, la sua Parola ci scuote, ci scomoda, ci provoca al cambiamento, alla conversione: ci mette in crisi perché «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio [...] e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). E così, come una spada la Parola penetra nella vita, facendoci discernere sentimenti e pensieri del cuore, facendoci cioè vedere qual è la luce del bene a cui dare spazio e dove si addensano invece le tenebre dei vizi e dei peccati da combattere. La Parola, quando entra in noi, trasforma il cuore e la mente; ci cambia, ci porta a orientare la vita al Signore.

Ecco l’invito di Gesù: Dio si è fatto vicino a te, perciò accorgiti della sua presenza, fai spazio alla sua Parola e cambierai lo sguardo sulla tua vita. Vorrei dirlo anche così: metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci indica la Chiesa: tutti, anche i Pastori della Chiesa, siamo sotto l’autorità della Parola di Dio. Non sotto i nostri gusti, le nostre tendenze o preferenze, ma sotto l’unica Parola di Dio che ci plasma, ci converte, ci chiede di essere uniti nell’unica Chiesa di Cristo. Allora, fratelli e sorelle, possiamo chiederci: la mia vita, dove trova direzione, da dove attinge orientamento? Dalle tante parole che sento, dalle ideologie, o dalla Parola di Dio che mi guida e mi purifica? E quali sono in me gli aspetti che esigono cambiamento e conversione?

Infine — terzo passaggio —, la Parola di Dio, che si rivolge a tutti e chiama alla conversione, rende annunciatori. Gesù, infatti, passa sulle rive del lago di Galilea e chiama Simone e Andrea, due fratelli che erano pescatori. Li invita con la sua Parola a seguirlo, dicendo loro che li farà «pescatori di uomini» (Mt 4, 19): non più solo esperti di barche, di reti e di pesci, ma esperti nel cercare gli altri. E come per la navigazione e la pesca avevano imparato a lasciare la riva e a gettare le reti al largo, allo stesso modo diventeranno apostoli capaci di navigare nel mare aperto del mondo, di andare incontro ai fratelli e di annunciare la gioia del Vangelo. Questo è il dinamismo della Parola: ci attira nella “rete” dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano. E questo non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola.

Sentiamo allora rivolto anche a noi oggi l’invito a essere pescatori di uomini: sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, chiamati a “darle carne” accarezzando la carne di chi soffre. Questa è la nostra missione: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, per portare la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno, portare la bellezza di dire: “Fratello, sorella, Dio si è fatto vicino a te, ascoltalo e nella sua Parola troverai un dono stupendo!”

Fratelli e sorelle, vorrei concludere invitando semplicemente a ringraziare chi si dà da fare perché la Parola di Dio sia rimessa al centro, condivisa e annunciata. Grazie a chi la studia e ne approfondisce la ricchezza; grazie agli operatori pastorali e a tutti quei cristiani impegnati nell’ascolto e nella diffusione della Parola, specialmente ai lettori e ai catechisti: oggi conferisco il ministero ad alcuni di loro. Grazie a quanti hanno accolto i tanti inviti che ho fatto a portare il Vangelo con sé ovunque e a leggerlo ogni giorno. E infine un ringraziamento particolare ai diaconi e ai sacerdoti: grazie, cari fratelli, perché non fate mancare al Popolo santo il nutrimento della Parola; grazie perché vi impegnate a meditarla, viverla e annunciarla; grazie per il vostro servizio e i vostri sacrifici. Per tutti noi, sia consolazione e ricompensa la dolce gioia di annunciare la Parola di salvezza.


1 La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Instrumentum laboris per la xii Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 2008, 10.


Bibbia e crocifisso per essere testimoni di Cristo


Tre nuovi lettori, provenienti da Regno Unito, Filippine e Repubblica Democratica del Congo, e sette nuovi catechisti: tre italiani, due filippini, uno della Repubblica Democratica del Congo e uno del Messico. A conferire loro il ministero è stato  Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica della quarta Domenica della Parola di Dio, nella mattina del 22 gennaio, nella basilica Vaticana. 

Dopo l’omelia, si è svolta la liturgia dell’istituzione dei lettori e dei catechisti. Ai primi il Pontefice ha consegnato le Sacre Scritture, dicendo loro: «Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la Parola di Dio, perché germogli e e fruttifichi nel cuore degli uomini». Ai secondi, ha consegnato un crocifisso, dicendo: «Ricevi questo segno della nostra fede, cattedra della verità e della carità di Cristo: annuncia Lui con la vita, le azioni e la parola».

Alla preghiera dei fedeli sono state elevate intenzioni in portoghese per ogni battezzato, affinché in questo tempo di Sinodo si riconosca corresponsabile nell’edificazione del Regno di Dio; in cinese per suscitare nella Chiesa ministri santi e generosi, perché illuminati dalla Parola siano segno di speranza; in francese per i governati, affinché siano ricercatori della pace non a parole ma con azioni concrete; in coreano per i catechisti, perché chi li incontra sia attratto dalla loro testimonianza evangelica; in tedesco per coloro che proclamo la Parola di Dio, perché sappiano vedere le ferite di ogni uomo e sanarle con la tenerezza e la carità.

Insieme con il Papa hanno concelebrato otto cardinali, tra i quali Re, decano del Collegio cardinalizio, e dodici presuli, tra i quali l’arcivescovo Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Al momento della consacrazione sono saliti all’altare della Confessione il cardinale Re, l’arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, e il vescovo Franz-Peter Tebartz-van Elst, delegato per la catechesi dello stesso Dicastero.

In occasione della celebrazione, è stata offerta a tutti i presenti una copia del Vangelo di Matteo.