L’inverno più freddo degli ultimi 15 anni, che ha visto le temperature scendere anche fino a -34 gradi. È quello che sta vivendo l’Afghanistan in questi giorni, nel pieno della profonda crisi economica che grava sul Paese, a circa un anno e mezzo dal ritorno dei talebani al potere a Kabul, nell’agosto 2021. Almeno 78 persone sono morte nel giro di una settimana per l’ondata di gelo che ha interessato otto delle 34 province, con la popolazione che a fatica cerca di reperire i beni di prima necessità. Già la scorsa settimana l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari aveva lanciato l’allarme su come le restrizioni imposte dai talebani alle donne, in particolare nel campo dell’impegno umanitario, stiano ostacolando gli sforzi per fornire gli aiuti. A fine dicembre infatti molte ong internazionali erano state costrette ad interrompere le operazioni nel Paese, poi parzialmente riprese per le rassicurazioni date dalle autorità di Kabul sui diritti delle lavoratrici. Il ministero talebano per la Gestione dei disastri ha assicurato che i soccorritori afghani stanno cercando di raggiungere e aiutare più di 1 milione di persone rimaste bloccate per le abbondanti nevicate ma nel frattempo, a causa delle rigide temperature, sono morti più di 75.000 capi di bestiame. Proprio la perdita di mezzi di sussistenza e risorse, ha evidenziato l’Onu, mette «ulteriormente in pericolo» le famiglie locali, già impoverite, in un quadro di oltre 21 milioni di afghani che «hanno urgentemente bisogno di un sostegno alimentare e agricolo».
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21 gennaio 2023
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