· Città del Vaticano ·

Hic sunt leones
Grazie alle ricchezze del sottosuolo il continente ha la migliore energia rinnovabile al mondo

Idrogeno verde:
una sfida per l’Africa

 Idrogeno verde:  QUO-016
20 gennaio 2023

Quando si parla delle risorse energetiche di cui dispone il Continente africano, viene subito in mente la ricchezza che si trova nel sottosuolo: oro, diamanti, terre rare, petrolio e quant’altro. Eppure in questo elenco solitamente viene omesso un qualcosa di veramente strategico dal punto di vista ambientale. Come ha affermato recentemente il ministro dell’Energia della Repubblica di Mauritania, Abdessalam Ould Mohamed Salah, «l’Africa dispone della più abbondante energia solare su scala mondiale e trasformarla in idrogeno verde può rafforzare la sicurezza energetica, ridurre le emissioni e l’inquinamento e decarbonizzare industria e trasporti».

È importante notare che queste considerazioni sono fondate sui risultati ottenuti da uno studio pubblicato in questi giorni dalla Banca europea per gli investimenti (Bei), dall’International solar alliance e dall’Unione africana (Ua), con il supporto del governo della Mauritania, HyDeal e Uclg Africa. Per comprendere la portata del business di cui stiamo parlando, nel rapporto intitolato Africa’s Extraordinary Green Hydrogen Potential, si legge tra l’altro che a livello continentale l’Africa dispone di un potenziale produttivo per l’idrogeno verde del valore di mille miliardi euro. Gli autori dello studio hanno analizzato le opportunità di investimento su quattro hub — Mauritania, Marocco, Africa meridionale ed Egitto — fornendo una lunga serie di indicazioni e soluzioni tecniche, economiche, ambientali e finanziarie per lo sviluppo commerciale del vettore. Dagli impianti per desalinizzare l’acqua di mare (da usare nell’elettrolisi) alle caverne di sale dove stoccare il carburante. Se quanto suggerito dagli estensori dello studio troverà un felice riscontro nelle politiche di cooperazione e sviluppo, «entro il 2035 sarà possibile produrre in Africa più di 50 milioni di tonnellate di idrogeno verde a costi competitivi per soddisfare la domanda locale, far crescere l’economia domestica, sostenere le comunità locali e per l’esportazione verso i principali acquirenti internazionali, poiché l’idrogeno rimodella l'integrazione energetica globale».

La posta in gioco è alta se si considerano le previsioni globali; infatti l’idrogeno verde potrebbe costituire fino al 24 per cento del mercato energetico mondiale entro il 2050. Questo significa che la domanda continuerà a crescere a un ritmo rapido. Ma di che cosa si tratta concretamente? Com’è noto, l’idrogeno è un elemento particolarmente diffuso nella materia, è trasparente e invisibile ed è tra le sostanze a maggiore densità energetica. Esso viene suddiviso in tre sottocategorie cromatiche, per distinguerne gli usi: grigio (il più economico e ricavabile dagli idrocarburi), quello blu (ottenibile dagli idrocarburi, ma in questo caso con un sistema che filtra le emissioni nocive) e verde. Proprio quest’ultimo può essere la leva definitiva per la tanto declamata transizione ecologica interamente sostenibile. Se da una parte è vero che l’idrogeno in natura è presente a dismisura (non a caso è il primo elemento chimico della tavola periodica ed è il più leggero), dall’altra occorre tenere presente che esso è sempre legato ad altri elementi, motivo per cui viene classificato come «vettore energetico» e non come «fonte». Ecco che allora per poterlo estrarre e dunque slegarlo dagli altri atomi occorre energia e al contempo una strategia che consenta a questi ultimi di trovare una collocazione non foss’altro perché se fossero lasciati liberi produrrebbero inquinamento; ad esempio nel caso del carbonio il processo avverrebbe sotto forma di anidride carbonica. Ed è proprio questo il punto di forza dell’idrogeno verde in quanto nel momento in cui viene ricavato esclusivamente dalle molecole di acqua tramite elettrolisi o idrolisi, risulta essere green al cento per cento, azzerando così i costi finanziari e quelli ambientali.

Andando al di là della retorica di circostanza, il tema della lotta all’inquinamento ambientale è a tutti gli effetti un topic politico come emerso, peraltro, dalla ultima Cop 27 di Sharm-el-Sheikh, in Egitto. Ne consegue che se le intenzioni dei vari governi non sembrano oggi procedere nella medesima direzione, ossia quella di un impatto legato alle emissioni sempre inferiore, la transizione ecologica può comunque essere declinata in differenti maniere tenendo conto del bene comune dei popoli. Portiamo un esempio molto concreto, vale a dire quello legato alle auto elettriche. È evidente che in Europa i forti incentivi governativi dell’ultimo periodo hanno dato una spinta all’introduzione nel mercato automobilistico di queste vetture. Il problema è che, a fronte di un beneficio effettivo in dal punto di vista ambientale, ci sono diversi elementi contrastanti, se non addirittura barriere, che ostacolano l’accesso e l’utilizzo delle auto elettriche. Infatti, un comparto di auto elettriche sempre più diffuso rende giocoforza necessario uno stoccaggio maggiore di energia. Ma se quest’ultima viene ricavata da combustibile fossile il problema dell’inquinamento rimane o meglio, viene solamente aggirato. Ecco perché l’opzione dell’idrogeno verde potrebbe segnare la svolta. Naturalmente, per ottenere idrogeno verde su larga scala sono necessari degli investimenti che consentano la costruzione di elettrolizzatori i quali, potendo sfruttare le fonti rinnovabili per ricavare l’energia sufficiente a innescare la reazione chimica di scissione, separano l’idrogeno dalle altre componenti.

Lo studio suggerisce che per la commercializzazione dell’idrogeno verde in tutta l’Africa sono necessari tre requisiti per consentire la produzione di 50 milioni di tonnellate di idrogeno verde in Africa entro il 2035: «I programmi nazionali di pianificazione, regolamentazione e incentivi devono mobilitare gli investimenti del settore privato; i progetti pilota devono dimostrare il successo della produzione, dello stoccaggio, della distribuzione e dell’utilizzo dell’idrogeno verde sia su scala dimostrativa che commerciale; sono necessarie partnership basate sul mercato per consentire il prelievo e la domanda nazionale e internazionale su larga scala di idrogeno verde e aumentare la cooperazione per progettare, finanziare, costruire e gestire infrastrutture di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno verde».

L’idrogeno verde è da tempo una soluzione promettente per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei e potrebbe rappresentare per l’Africa una straordinaria occasione di riscatto. Siamo infatti di fronte ad soluzione energetica a emissioni zero per la generazione di energia, non solo nell’ambito dei trasporti, ma anche come calore nell’industria di processo e negli edifici, ma altresì nei processi di stoccaggio di energia, nonché come ricercatissima materia prima nell’industria chimica. Per quanto concerne nello specifico il continente africano, lo studio Africa’s Extraordinary Green Hydrogen Potential ha evidenziato che «l’energia solare a idrogeno verde è economicamente sostenibile, può essere prodotta ad un costo inferiore a quello dell’energia tradizionale da combustibili fossili, e soddisfa sia la domanda locale di energia sia l’esportazione dell’idrogeno verde nei mercati globali. Questo equivale a un costo energetico di 60 dollari al barile». Ma non è tutto qui.

Secondo Ambroise Fayolle, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, «l’Africa ha la migliore energia rinnovabile al mondo e aumentare la produzione di idrogeno verde può trasformare l’accesso all’elettricità a basso costo e all’acqua pulita. Sbloccare il potenziale dell’idrogeno verde dell’Africa richiederà una stretta cooperazione tra partner pubblici, privati e finanziari. Il nuovo studio delinea ciò che si può ottenere e quel che deve essere fatto. La Banca europea per gli investimenti è lieta di collaborare con partner africani e internazionali per consentire all’idrogeno verde su larga scala di diventare una realtà». Si tratta, dunque, di un’iniziatica certamente illuminata che potrebbe rappresentare, alla prova dei fatti, un’opportunità per innescare un circolo virtuoso nelle relazioni Nord-Sud. La riprova sta nel fatto, si legge nel rapporto Africa’s Extraordinary Green Hydrogen Potential che «un investimento di un trilione di euro nell’idrogeno verde può fornire l’equivalente di oltre un terzo dell’attuale consumo energetico dell’Africa, aumentare il Pil, migliorare l’approvvigionamento di acqua pulita (realizzando dissalatori) e dare potere alle comunità». Una cosa è certa: mettere l’Africa nelle condizioni di aiutare il mondo con l’idrogeno verde, assicurando un futuro di sviluppo industriale sostenibile per tutti, significherebbe mettere in pratica quanto auspicato da Papa Francesco nel suo illuminato magistero incentrato sulla «Casa comune».

di Giulio Albanese