· Città del Vaticano ·

Papa Francesco presiede in piazza San Pietro le esequie del suo predecessore

Il rito in piazza San Pietro

 Il rito in piazza San Pietro  QUO-004
05 gennaio 2023

Papa Francesco attende, in piedi — al centro del sagrato della basilica di San Pietro — la bara del Papa emerito Benedetto xvi portata a spalla da dodici “sediari” a conclusione della celebrazione delle esequie, la mattina di giovedì 5 gennaio.

Francesco compie il gesto della benedizione e poggia la mano sul legno, chinando il capo. Ed ha come ripetuto, nello stile della preghiera, le parole appena pronunciate nell’omelia: «Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!».

Quindi, in segno di riconoscenza e di fraternità, dopo la messa, sul sagrato, saluta a uno a uno tutti i rappresentanti del dialogo ecumenico. Prima dell’inizio delle esequie, Francesco aveva salutato, nella cappella della Pietà, le delegazioni ufficiali della Repubblica federale di Germania e dell’Italia, i reali del Belgio, la regina Sofia di Spagna e i capi di Stato di Lituania, Polonia, Portogallo, San Marino, Slovenia, Togo e Ungheria.

La cerimonia ha avuto inizio alle 8.45 quando la bara del Papa emerito — ieri sera si è svolto il rito della deposizione della salma — è stata portata, sempre a spalla dai “sediari”, dalla basilica di San Pietro — con i cardinali a far da corona lungo la navata centrale — sul sagrato di piazza San Pietro e collocata davanti all’altare.

Il rintocco delle campane della basilica, un crescente applauso e, soprattutto, la preghiera del rosario hanno “accolto” il Papa emerito. Dietro il feretro, coloro che sono stati accanto a Benedetto xvi , con l’arcivescovo Georg Gänswein — prefetto della Casa Pontificia e segretario particolare di Joseph Ratzinger — che, insieme a monsignor Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, ha posto il libro del Vangelo, aperto, sulla bara.

La messa ha avuto inizio alle 9.30. Francesco ha vestito i paramenti sull’altare.

«O Dio, che nel disegno della tua provvidenza hai chiamato a guidare la Chiesa il tuo servo Benedetto, donagli di partecipare in cielo alla gloria eterna del tuo Figlio, che egli ha servito come vicario sulla terra» la preghiera del Papa — recitata in latino — prima della liturgia della Parola. La prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia (29, 16-19) è stata proclamata in spagnolo. Il salmo 22 è stato cantato in latino. E la seconda lettura, tratta dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1, 3-9), è stata letta in inglese. Il passo del Vangelo (Luca 23, 39-46) è stato cantato in italiano.

Nella preghiera universale si è pregato, in tedesco, anzitutto «per il Papa emerito Benedetto, che si è addormentato nel Signore: l’eterno Pastore lo accolga nel suo regno di luce e di pace». Quindi, in francese, per Papa Francesco «e per tutti i Pastori della Chiesa: annuncino intrepidi, con le parole con le opere, la vittoria di Cristo sul male e sulla morte». In arabo, per i responsabili delle nazioni e degli organismi internazionali: «operino a favore della giustizia e della pace, con saggezza e lungimiranza». In portoghese per coloro «che soffrono la povertà e ogni forma di indigenza: la carità di Dio ci apra alla compassione e all’accoglienza degli ultimi e dei poveri».

Francesco ha “raccolto” le intenzioni in questa preghiera: «O Dio nostro Padre, amante della vita, ascolta la preghiera che ti rivolgiamo, nella fede del Signore risorto, per il Papa emerito Benedetto, per le necessità della Chiesa e dell’umanità. Donaci di partecipare alla comunione con te nella Gerusalemme del cielo, dove non vi saranno più né lutto né lacrime».

Le esequie sono state presiedute dal Papa e celebrate dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio. Hanno concelebrato circa 130 cardinali — tra loro il segretario di Stato Pietro Parolin —, circa 300 tra arcivescovi e vescovi, circa 3.700 i sacerdoti. Per la preghiera eucaristica — durante la quale è stato ricordato il Papa emerito — si sono accostati all’altare i cardinali Leonardo Sandri e Francis Arinze.

«Fortificati dai doni della tua carità, o Signore — la preghiera di Papa Francesco dopo la comunione — ti chiediamo che il tuo servo Benedetto, fedele dispensatore dei divini misteri sulla terra, possa lodare la tua misericordia nell’eterna gloria dei santi».

Francesco ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio ed è stato il cardinale Re ad aspergere con l’acqua benedetta e ad incensare la bara del Papa emerito.

Accompagnato dal canto del Magnificat, il feretro è stato poi portato a spalla dai “sediari” attraverso la basilica di San Pietro nelle Grotte vaticane dove è avvenuta la tumulazione, nel luogo dove sono stati sepolti Giovanni xxiii e Giovanni Paolo ii , a un passo dal sepolcro di Pietro. Sotto “lo sguardo” della «Madonna con il Bambino tra due angeli», opera marmorea attribuita a Giovanni Dalmata, artista del tardo Quattrocento. Al rito, con il cardinale decano il segretario di Stato e i cardinali Mauro Gambetti, arciprete della basilica, Angelo De Donatis, vicario per la diocesi di Roma, e Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano; l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, e monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, che ha apposto i sigilli con il maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. Erano presenti l’arcivescovo Gänswein e le persone che sono state vicine al Papa emerito.

Le delegazioni ufficiali e le autorità presenti


Alla messa esequiale hanno partecipato gli arcivescovi Peña Parra e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, e i superiori della Segreteria di Stato.

Oltre al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, erano presenti le delegazioni ufficiali della Repubblica federale di Germania, guidata dal presidente Frank-Walter Steinmeier, e dell’Italia, guidata dal presidente Sergio Mattarella. Sul sagrato erano il re Filippo e la regina Mathilde del Belgio; la regina Sofia di Spagna; i presidenti della Lituania, Gitanas Nausėda, della Polonia, Andrzej Duda, del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, della Slovenia, Nataša Pirc Musar, del Togo, Faure Essozinma Gnassingbé, e dell’Ungheria, Katalin Novak; i capitani reggenti di San Marino, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta.

Erano presenti, inoltre, i primi ministri della Repubblica Ceca, Petr Fiala, del Gabon, Rose Christiane Ossouka Raponda, e della Slovacchia, Eduard Heger; il luogotenente di Gran maestro del Sovrano militare ordine di Malta, fra’ John T. Dunlap.

Erano sul sagrato della basilica anche il ministro degli Esteri di Cipro, Ioannis Kasoulides; il ministro degli Esteri della Colombia, Álvaro Leyva Durán; il ministro degli Affari europei della Croazia, Gordan Grlić Radman; il ministro degli Interni della Francia, Gérald Darmanin; il segretario di Stato per l’Educazione della Gran Bretagna, Gillian Keegan.

Numerose, inoltre, le personalità arrivate da diversi Paesi. Significativa la presenza del sindaco di Roma, del presidente vicario della Regione Lazio e del prefetto di Roma.

Erano presenti, tra gli altri, fratel Alois di Taizé; Patrick Kelly, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo; Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Mariella Enoc, presidente del «Bambino Gesù»; Niccolò Sacchetti, presidente del Circolo di San Pietro; rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali.

I delegati fraterni e i rappresentanti del dialogo interreligioso


Numerosi i rappresentanti di altre Chiese e confessioni cristiane. Per il patriarcato ecumenico, erano presenti i metropoliti Emmanuel di Calcedonia e Policarpo d’Italia; per il patriarcato greco ortodosso di Alessandria, il metropolita Gennadios di Botswana; per il patriarcato di Mosca, il metropolita Antony di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne, con l’assistente Ivan Nikolaev; per la chiesa ortodossa serba, Andrea, vescovo di Bec; per la chiesa ortodossa romena, Siluan, vescovo della diocesi ortodossa romena d’Italia, e Atanasio; per la chiesa ortodosa bulgara, padre Ivan Ivanov, amministratore delle comunità bulgare in Italia; per la chiesa ortodossa gerogiana, padre Ioane Khelaia, parroco della comunità georgiana a Roma; per la Chiesa di Cipro, il metropolita Basilios di Konstantia; per la chiesa di Grecia, il metropolita Ignatios di Dimitriade (Volos) e l’archimandrita Amfilochios Miltos; per la chiesa ortodossa della Macedonia del nord, Josif di Tetovo-Gostivar e il diacono Stefan Gogovski; per la Chiesa ortodossa in America, il metropolita primate Tikhon, con il segretario Alessandro Margheritino; per la chiesa copto ortodossa, Barnaba El Soryany , vescovo per l’Italia; per la chiesa apostolica armena, Khajag Barsamian, rappresentante della sede di Etchmiadzin, Bagrat Galstanyan, primagte della diocesi di Tavush in Armenia, e Tiran Petrosyan, legato per l’Europa centrale; per la sede di Cilinia della Chiesa apostolica armena, Nareg Alemezian; per la Chiesa ortodossa siro malankarese, Abraham mar Stephanos, metropolita del Regno Unito e Europa; per la Chiesa assira d’Oriente, mar Odisho Oraham, vescovo della Scandinavia e Germania; per le Chiese vetero-cattoliche dell'Unione di Utrecht, il vescovo Heinrich Lederleitner; per la Comunione anglicana, l’arcivescovo Ian Ernest, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede e direttore del Centro anglicano a Roma, il vescovo Christopher Hill, rappresentante del segretario generale della Comunione anglicana, il vescovo David Hamid, suffraganeo della diocesi in Europa; per il Consiglio metodista mondiale, Matthew Laferty, direttore dell’Ufficio ecumenico metodista; per la Comunione mondiale delle chiese riformate, il pastore Marco Fornarone; per la parrocchia luterana Roma, Christ’s church, il pastore Michael Jonas; per il Consiglio ecumenico delle chiese, il vescovo moderatore Heinrich Bedford-Strohm; per il World evangelical alliance, Samuel Chiang, vice segretario generale per i ministeri della World evangelical alliance; per l’Esercito della salvezza, Andrew Morgan. Presente anche un rappresentante italiano della Young men christian association.

Significativa la presenza di una delegazione della comunità ebraica di Roma.

Erano presenti rappresentanti del buddismo, dell’islam e del sikhismo.

Il servizio liturgico è stato prestato dai seminaristi della diocesi di Roma. I canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina.

Secondo le stime della Gendarmeria vaticano erano presenti circa cinquantamila persone: Danke Papst Benedikt lo striscione che ha segnalato la presenza di pellegrini tedeschi. Mentre in circa duecentomila hanno reso omaggio al Papa emerito nella basilica Vaticana tra lunedì e mercoledì. E oggi Roma ha detto «a Dio» al suo antico vescovo con una giornata tipica della Baviera, tra un filo di nebbia e il freddo, in un abbraccio cattolico di gratitudine e affetto all’uomo che è stato «cittadino romano» dal 1981.