· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Questo Mese
Davos, i vertici sul clima e non solo: le religiose partecipano ai consessi internazionali,
dicono la loro e fanno lobby

L’operazione leadership
delle suore

 L’operazione leadership delle suore  DCM-001
07 gennaio 2023

L’annuncio è stato dato in modo ufficiale. Con campagna di advocacy #NewLeaders lanciata a giugno dalla Uisg , l’Unione delle superiori generali. Video, comunicati, testimonianze per dire che le suore propongono la loro leadership nelle sfide dello sviluppo internazionale. Vogliono contare e parlare, autonomamente e come religiose nei grandi consessi mondiali. Portare la loro esperienza, che rivendicano, e la loro voce dove è necessario, tanto per cominciare dove si decidono le sorti del mondo e dove, in genere, hanno la parola solo i grandi.

Le suore hanno da dire, e con cognizione, sull’economia del pianeta, la diffusione della povertà e dell’emarginazione, l’emergenza climatica e la stessa possibilità di esistenza della terra. E così vanno al World Economic Forum di Davos, al Cop27 sul clima a Sharm el Sheik, al Cop15 sulle biodiversità a Montreal. I grandi convegni economici, i vertici dove si discutono le sorti del pianeta.

Per tre mesi l’organizzazione delle religiose ha mandato alle congregazioni, e alla Chiesa tutta, un messaggio preciso per annunciare e per incoraggiare il nuovo ruolo delle suore nella società, e nella Chiesa. Non solo sorelle pietose, non solo donne obbedienti, non solo esempi di bontà e di solidarietà. Non solo missionarie pronte al sacrificio nei luoghi più marginali del pianeta. Tutto questo, certo, rimane, ma con la consapevolezza di possedere esperienze forti, di poter fornire testimonianze di vita e vie di soluzione per i grandi problemi del mondo di oggi. Di potere esercitare, appunto, una leadership, dando un esempio concreto di comprensione e direzione. E rappresentando chi non ha voce e subisce il dominio di altri; coloro – hanno specificato fin dal loro primo comunicato - che sono ai margini nel dialogo sullo sviluppo post-Covid.

Una svolta. Se la campagna, attraverso i video, le testimonianze, le interviste voleva suscitare sorpresa e curiosità è pienamente riuscita. Rimangono le domande. Come mai le suore e le loro organizzazioni hanno deciso un passo così audace? Che cose le ha spinte a proporre e ad annunciare di voler assumere un ruolo di primo piano? E a correggere, di conseguenza, la loro stessa immagine finora proposta? Perché di un passo audace si tratta, anche nei confronti della Chiesa e di quella parte del clero che tende a dar loro un ruolo di secondo piano.

Per capire dobbiamo cominciare dalla parola che le superiori generali hanno usato: leadership. Forte e inusuale, nel linguaggio delle religiose è entrata di recente con un disegno preciso, giovandosi anche di alcune esperienze di affermazione di leadership ben riuscite (la rete di Talitha Kum). Evoca, infatti, potere, autorità, influenza. Indica capacità di guida e di seguito.

Nel mondo globale – economico e politico – la parola leader ha sostituito da tempo la parola “capo”. Che richiama obbedienza e subordinazione. I leader, invece, non comandano ma convincono. Chi li segue non obbedisce e tanto meno ciecamente. Fa parte dello stesso mondo. Riconosce a chi guida un ruolo non una superiorità. Ed è appunto quello che le suore intendono fare. Loro che lavorano, agiscono alla periferia del mondo, e in quella anche esistenziale dell’umanità, e di questa conoscono i terribili problemi, vogliono essere voce e guida. Leader appunto.

Ma i leader non sono tutti uguali. Il modo di esserlo nella sfera politica, ad esempio, è diverso da quello che si impone in quella economica. Anche nella Chiesa la leadership assume connotati diversi.

È certo tuttavia che è parola maschile.

Se la usano le suore si tratta di definire una nuova figura e nuovi compiti.

Chi è “la nuova leader” di cui parla la campagna delle superiori generali e di cui il mondo ha bisogno? «Come suora – afferma Patricia Murray, segretaria esecutiva della Uisg - il mio ruolo di guida mi chiama a essere profondamente consapevole delle gioie e dei dolori della gente di oggi e a rispondere come una "contemplativa in azione”. Ciò significa portare una presenza contemplativa nelle esperienze della vita quotidiana e discernere come rispondere come singole, ma anche come Sorelle insieme. In qualche modo, nell'esercizio della leadership oggi, mi sento chiamata ad aiutare a creare una sorellanza globale dove, come suore di molte congregazioni diverse, di culture e contesti diversi, possiamo rispondere insieme alle periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo».

Sorelle insieme per aiutare chi vive ai margini e rappresentare le istanze delle periferie del mondo, quindi.

Infatti – e le parole sono sempre di suor Murray - la new leader «è aperta all'incontro con gli altri, in particolare con coloro che sono ai margini» e «costruisce solide reti di collaborazione e attraverso queste diverse relazioni, lavora con gli altri per vivere in solidarietà e per sostenere nuovi modi di vivere che dimostrino una profonda cura e rispetto per tutte le persone e per il pianeta».

Nelle parole di questa suora irlandese, appartenente all'Istituto della Beata Vergine Maria, noto anche come Suore di Loreto, la leadership non è solo quella finora proposta dal mondo degli uomini: una guida degli altri, che è avanti agli altri e indica loro la strada. Ma si rovescia. Costruisce sé stessa nel rapporto con gli ultimi della terra in un percorso comune fra le suore e chi, ai margini del pianeta, ha bisogno di far sentire la sua voce.

In nome degli ultimi le religiose raggiungono gli appuntamenti mondiali dove si discute delle sorti del mondo. A cominciare da quelli sull’ambiente. Le parole di Francesco nella Laudato si’ diventano azione e impegno nei luoghi in cui è più evidente che i cambiamenti climatici e la distruzione di risorse aggiungono povertà a povertà.

Suor Sheila Kinsey, coordinatrice della rete Seminando speranza per il pianeta, spiega così i nuovi compiti delle religiose: «vogliamo far ascoltare le suore e le comunità che sostengono, ponendo la loro saggezza ed esperienza al centro di una risposta alle sfide ecologiche che sia guidata dalla collaborazione».

È un esempio di leadership quello di suor Anne Carbon, missionaria di San Colombano che ha lavorato nelle Filippine a fianco degli indigeni Subaanen, la cui vita è minacciata dai progetti di estrazione mineraria. Di suor Jyotisha Kannamkal, che con la sua congregazione, le sorelle di Notre dame, da sostegno alle comunità più vulnerabili del grande continente indiano. Di suor Nathalie Kangaji che si batte come avvocato contro le filiere di cobalto che minacciano alcune popolazioni della Repubblica Democratica del Congo.

Sicuramente la leadership proposta dalle suore ha una sua peculiarità e si pone in un percorso ben definito. Certamente come studiosi e le stesse religiose assicurano – ha origine nel Concilio Vaticano ii che sancisce comunque la fine di un modello apicale fino ad allora mai messo in discussione. Certamente ha avuto una conferma nel percorso sinodale che chiede una Chiesa diversa pronta all’ascolto. E non è neppure solo “un’apertura al mondo”, come molti potrebbero pensare immaginando la vita delle religiose chiusa in un convento o in una missione.

«Noi suore siamo donne sempre state “nel” mondo – afferma suor Grazia Loparco, storica, delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Già dal 1970 per le religiose di vita attiva il mondo era il luogo naturale della missione. Il Concilio Vaticano ii è pervaso da questa convinzione spirituale. Gli istituti religiosi furono invitati a rinnovare il carisma sulle esigenze degli umili. E già da allora l’organizzazione delle superiori generali avevo chiara la spinta a collaborare con le istituzioni internazionali». «Con la campagna per la leadership si vuole rendere chiaro che anche le suore sono partecipi del movimento femminile al cambiamento» conferma suor Grazia Loparco. Un mondo religioso femminile che in molti immaginano, e alcuni vogliono, sottomesso ha deciso per un protagonismo che ha il sapore di una ribellione silenziosa.

La novità è che l’operazione con cui l’organizzazione mondiale delle superiore generali cerca di affermare il suo nuovo ruolo e i suoi nuovi compiti, nonché il volere e la forza della sua presenza e del suo lavoro, non si svolge solo nel perimetro pur importante della Chiesa: mira direttamente all’esterno o, meglio, anche fuori dalla Chiesa. E’ il mondo, non solo la gerarchia ecclesiastica, il terreno di confronto del nuovo modo di essere religiose.

Ma evocare la leadership, cercare di costruirne una nuova, ha anche un terzo motivo che riguarda più specificatamente le religiose e i cambiamenti – ormai tanti - della loro vita. La necessità di ricostruire la “sorellanza”, di cui parla suor Patricia Murray, indica, anche se non in modo esplicito, un altro problema da affrontare.

La forma autoritaria con cui spesso si è esercitato e talora si esercita il potere nei conventi, nei monasteri nelle congregazioni non regge più. Le giovani suore fanno fatica ad obbedire. L’autoritarismo non è più “naturalmente” accettato.

Allora – grazie anche al clima determinato dal Sinodo – si è resa necessaria una nuova e finora rinviata riflessione. Come superare l’autoritarismo presente nel mondo delle religiose? La sorellanza globale di cui parlano le superiori generali passa anche attraverso questo cambiamento. E attraverso quindi la creazione di nuove leader, la cui autorità non è sia più affidata alla gerarchia e al comando, ma alla capacità di costruire insieme agli altri e di rappresentare gli ultimi.

Rimane un fatto importante che le new leader non affermano, ma chi le osserva non può fare a meno di notare. In un momento in cui le donne cercano un nuovo ruolo nella Chiesa, le religiose hanno deciso un nuovo, passo, e hanno fatto quello che nel gioco degli scacchi si chiama mossa del cavallo, metafora di una iniziativa abile e inattesa quando ci si vuole liberare da un impedimento o uscire da una situazione critica. Nella scacchiera, ricordiamo, il cavallo non si muove secondo una linea retta e possiede una flessibilità che lo rende molto forte: è l’unico pezzo che può saltare altri pezzi.

Ecco perché la battaglia per un nuovo e più importante ruolo nella Chiesa non si svolge solo nell’istituzione ecclesiastica ma nel mondo. Non perché conventi o monasteri siano luoghi angusti o chiusi – molti sono bellissimi e in passato le badesse hanno dominato pezzi di mondo senza uscire mai. Le suore vanno lì dove si discutono le sorti del pianeta, negli umani, pericolosi, luoghi del potere, per portare la voce di chi altrimenti non ce l’avrebbe. Ancora una volta si pongono “al servizio” degli altri. Ma per determinare una direzione, non per affermare un’obbedienza.

di Ritanna Armeni


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Storia
L’uisg è stata fondata canonicamente nel 1965, su ispirazione del Concilio Vaticano ii. Attualmente è composta da 1903 Superiore generali di tutto il mondo.

Struttura Le Superiore sono organizzate in 36 Costellazioni regionali. Ciascuna costellazione elegge la propria o le proprie delegate che, insieme ai membri del Comitato direttivo, formano il Consiglio delle delegate. 

Consiglio delle delegate Prende le decisioni più significative, che guidano il lavoro della associazione. Ora è composto da 52 membri che si incontrano periodicamente.

Comitato direttivo L’organo responsabile delle decisioni ordinarie e dell’attuazione delle risoluzioni e direttive del Consiglio delle delegate. Formato da un Presidente e da  membri eletti dal Consiglio delle delegate.

Segretaria esecutiva Viene  nominata dal Comitato direttivo per tre anni,  rinnovabili. Partecipa agli incontri del Comitato e rappresenta l’Unione nei contesti quotidiani. È anche responsabile dell’amministrazione giornaliera e della gestione della sede  di Roma.

Assemblea plenaria Si riunisce ogni tre anni.



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