· Città del Vaticano ·

Era divenuto sacerdote nel 1951, arcivescovo e cardinale nel 1977

Dal Sabato Santo del 1927
alla cattedra di Pietro
nel 2005

*OR* l'allora cardinale Joseph Ratzinger presenta il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica a ...
31 dicembre 2022

Joseph Ratzinger era nato il 16 aprile 1927, Sabato Santo, a Marktl am Inn, un piccolo villaggio della Baviera, in Germania, nella diocesi di Passau, vicino al confine con l’Austria e non lontano dal santuario mariano di Altötting.

I suoi genitori Joseph Ratzinger (1877-1959) e Maria Paintner (1884-1963) avevano scelto lo stesso nome del padre per il loro terzogenito, venuto al mondo dopo Maria (1921-1991) e Georg (1924-2020).

Il padre, di professione gendarme, apparteneva a una famiglia di agricoltori, la mamma era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi. La nonna materna era nata a Rasa, non lontano da Bressanone.

«Fui battezzato — ebbe a scrivere nel libro La mia vita. Autobiografia — il mattino successivo alla mia nascita, con l’acqua appena benedetta della “notte pasquale”, che allora veniva celebrata al mattino: l’essere il primo battezzato della nuova acqua era un importante segno premonitore. Personalmente sono sempre stato grato per il fatto che, in questo modo, la mia vita sia stata fin dall’inizio immersa nel mistero pasquale, dal momento che non poteva che essere un segno di benedizione. Indubbiamente, non era la domenica di Pasqua ma, appunto, il Sabato Santo. Eppure, quanto più ci penso, tanto più mi pare una caratteristica della nostra esistenza umana, che ancora attende la Pasqua, non è ancora nella luce, ma fiduciosa si avvia verso di essa».

Il lavoro del padre aveva imposto alla famiglia diversi trasferimenti. Dapprima nel 1929 a Tittmoning, piccolo borgo il cui ponte sul fiume Salzach fa anche da confine con l’Austria. Poi, nel 1932, ad Aschau am Inn («dal momento che a Tittmoning» il padre «si era esposto parecchio contro i nazisti»), dove aveva iniziato a frequentare la scuola e nel 1936 aveva ricevuto la Prima Comunione. Quindi, nel 1937, a Hufschlag, nella periferia di Traunstein. Ed era stata proprio quest’ultima città — capoluogo distrettuale dell’Alta Baviera, a trenta chilometri da Salisburgo — a divenire il suo «vero paese d’origine». Lì nel 1937 aveva ricevuto la Cresima e aveva intrapreso anche gli studi del ginnasio umanistico, ospite del collegio arcivescovile, seguendo i passi del fratello Georg.

Era la Pasqua del 1939, anno dello scoppio della seconda Guerra mondiale, quando aveva fatto il suo ingresso in seminario. Per raccontare le sofferenze di quel periodo sotto il nazismo è particolarmente indicativa la vicenda di Kurt Sommer, cugino diretto di Joseph Ratzinger, con la sindrome di Down, ucciso nel 1941 dai nazisti a 14 anni. «Sua madre Flora era sorella di mia madre» ebbe a confidare: «Kurt era circa tre o quattro anni più giovane di me, nato e cresciuto nel paese di Chieming al lago di Chiemsee. Io l’ho conosciuto da alcune visite nella nostra famiglia. Era un ragazzo robusto, allegro e semplice con il comportamento tipico della sindrome di Down». Le autorità stabilirono che Kurt fosse portato via dalla famiglia «per ricevere un’assistenza migliore». Non si sospettava che i nazisti stavano uccidendo «sistematicamente tutte le persone con malattie mentali e con la sindrome di Down. In questo periodo siamo stati informati dalla sua mamma che Kurt era morto e si sapeva che non era una morte naturale». Alla famiglia venne comunicato che la causa del decesso era stata una polmonite e che il corpo di Kurt era stato cremato.

Nel 1943, da studente, Joseph era stato chiamato a prestare servizio come ausiliare nella contraerea a München, Ludwigsfeld, Unterföhring, Innsbruck e Gilching. Congedato il 10 settembre 1944, era stato inviato nel Burgenland, la regione più a est dell’Austria, in un campo di lavoro al confine con Ungheria e Cecoslovacchia.

Rientrato a casa il 20 novembre, a dicembre era stato arruolato in fanteria, prestando il servizio militare nei dintorni di Traunstein. Tra la fine di aprile e i primi di maggio del 1945 aveva disertato, venendo imprigionato dall’esercito statunitense nei pressi di Ulm. Era stato liberato il 19 giugno.

Conseguita la maturità, nell’autunno 1945 aveva cominciato a seguire il biennio di Filosofia a Freising. Nel successivo triennio di formazione teologica all’università di München aveva partecipato ai corsi di Gottlieb Söhngen, Michael Schmaus, Josef Pascher, Klaus Mörsdorf, Wilhelm Maier e Friedrich Stummer, e nel 1950, sotto la direzione di Söhngen, aveva iniziato a lavorare alla tesi di dottorato: intitolata Volk und Haus Gottes in Augustins Lehre von der Kirche (“Popolo e casa di Dio nell’insegnamento di Agostino sulla Chiesa”), terminata nel 1951 e premiata dalla facoltà, era stata discussa nel 1953 e pubblicata l’anno seguente.

Intanto il 29 ottobre 1950 aveva ricevuto l’ordinazione diaconale dal vescovo Johannes Baptist Neuhäusler, ausiliare di München und Freising. E il 29 giugno 1951, nel giorno dei santi Pietro e Paolo, era stato ordinato sacerdote con il fratello Georg, nel duomo di Freising, dal cardinale arcivescovo Michael von Faulhaber.

«Nel momento in cui l’anziano arcivescovo — ricordò — impose le mani su di me, un uccellino, forse un’allodola, si levò dall’altare maggiore della cattedrale e intonò un piccolo canto gioioso; per me fu come se una voce dall’alto mi dicesse: va bene così, sei sulla strada giusta».

Aveva iniziato subito il ministero sacerdotale come coadiutore della parrocchia del Preziosissimo Sangue a München. Ma era stato soprattutto nell’insegnamento a Freising che aveva profuso la maggior parte delle proprie energie: dapprima nel seminario (1952-1954), poi nella Philosophisch-Theologischen Hochschule (1954-1957) come docente di Dogmatica e Teologia fondamentale.

Nel frattempo aveva lavorato alla tesi per l’abilitazione all’insegnamento, incentrata sul rapporto tra storia e rivelazione in san Bonaventura (1954-1955): sostenuto dal relatore Söhngen e criticato dal correlatore Schmaus, il testo fu rielaborato, poi discusso il 21 febbraio 1957 e infine pubblicato nel 1959 con il titolo Die Geschichtstheologie des heiligen Bonaventura (“La teologia della storia in san Bonaventura”).

Inoltre aveva conosciuto Karl Rahner e Hans Küng: il primo durante le vacanze di Pasqua del 1956, durante un colloquio di studiosi di Teologia dogmatica di lingua tedesca a Königstein; il secondo nel 1957 — quando era stato nominato libero docente all’università di München — partecipando a un congresso di Teologia dogmatica a Innsbruck.

Nominato professore di Dogmatica e Teologia fondamentale nella Philosophisch-Theologischen Hochschule di Freising il 1° gennaio 1958, era poi stato ordinario di Teologia fondamentale all’università di Bonn (1959-1963). In particolare, un’esperienza fondamentale era stata la partecipazione, in qualità di peritus (“esperto”), al concilio Vaticano ii (1962-1965), come consulente teologico del cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia.

Divenuto docente di Dogmatica e Storia dei dogmi all’università di Münster (1963-1966), era stato nel 1964 tra i fondatori della rivista internazionale di teologia «Concilium». Passato poi all’università di Tübingen (1966-1969), nel 1967 aveva tenuto un ciclo di lezioni sul Simbolo apostolico, rielaborate nel volume Einführung in das Christentum (“Introduzione al cristianesimo”) pubblicato nel 1968 e tradotto in 23 lingue. Ecco il suo ricordo in proposito: «Ero e sono pienamente consapevole dei suoi limiti, ma il fatto che esso abbia aperto una porta a molte persone è per me motivo di soddisfazione e, insieme, di gratitudine per Tubinga, nella cui atmosfera hanno avuto origine quelle lezioni».

Infine, l’ultima tappa della sua carriera accademica era stata nell’università di Regensburg, sempre come docente di Dogmatica e Storia dei dogmi (1969-1977); nel frattempo però era arrivata anche la prima nomina “romana” da parte di Paolo vi che, nel 1969, lo aveva annoverato tra i membri della Commissione teologica internazionale. Fondata nel 1972 con Hans Urs von Balthasar, Henri de Lubac e altri teologi la rivista internazionale «Communio», nel 1976 era stato nominato anche vice rettore dell’ateneo ratisbonese. «La sensazione di acquisire sempre più chiaramente una mia visione teologica fu la più bella esperienza degli anni di Regensburg» era stato il suo commento.

In quel periodo aveva avuto modo di trasferirsi con la sorella Maria a Pentling, alla periferia di Regensburg, vicino al fratello don Georg, con il quale condivideva anche la passione per la musica. «Ci sentivamo di nuovo insieme, a casa nostra» aveva ricordato.

Il 25 marzo 1977 Papa Montini lo aveva nominato arcivescovo di München und Freising. «Non pensai a niente di pericoloso — confidò — quando il nunzio Del Mestri, con un pretesto, mi fece visita a Regensburg, chiacchierò con me del più e del meno e, alla fine, mi mise tra le mani una lettera che dovevo leggere a casa, pensandoci sopra. Essa conteneva la mia nomina ad arcivescovo di München und Freising».

Aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 maggio 1977, vigilia di Pentecoste, dal vescovo di Würzburg, monsignor Josef Stangl. Co-consacranti il vescovo di Ratisbona, monsignor Rudolf Graber, e l’ausiliare di München und Freising, il vescovo Ernst Tewes.

Aveva scelto come motto episcopale le parole tratte dalla terza lettera di san Giovanni: Cooperatores veritatis (“Collaboratori della verità”), perché, aveva spiegato, «mi pareva che potessero ben rappresentare la continuità tra il mio compito precedente di professore e il nuovo incarico: pur con tutte le differenze si trattava e si tratta sempre della stessa cosa, seguire la verità, porsi al suo servizio. E dal momento che nel mondo di oggi l’argomento “verità” è quasi scomparso questo motto episcopale mi è sembrato il più in linea con il nostro tempo».

Sullo stemma, alla tradizionale immagine del “moro incoronato” — vista come espressione dell’universalità della Chiesa — aveva aggiunto due elementi; la conchiglia per indicare il pellegrinaggio e richiamare sant’Agostino, che aveva definito il suo «grande maestro»; e l’immagine dell’orso, secondo la tradizione di san Corbiniano: quell’orso che aveva sbranato il cavallo del santo ricevendo come punizione l’ordine di portare fino a Roma il fardello che era sul cavallo.

Il successivo 27 giugno Paolo vi lo aveva creato e pubblicato cardinale, del titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino. Due giorni dopo era stato nominato membro del Segretariato per l’unità dei cristiani.

Dal 30 settembre al 29 ottobre 1977 aveva preso parte alla quarta assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema: «La catechesi nel nostro tempo». Quindi, nell’agosto 1978, aveva partecipato al conclave durante il quale, il giorno 26, era stato eletto Papa il cardinale Albino Luciani con il nome Giovanni Paolo i .

E Papa Luciani lo aveva subito designato suo inviato speciale al terzo Congresso mariologico internazionale, svoltosi in Ecuador, a Guayaquil, dal 16 al 24 settembre 1978. Un incarico che aveva svolto con particolare entusiasmo per il gemellaggio con l’arcidiocesi di München und Freising.

Ma la morte improvvisa del Pontefice aveva reso necessario un altro conclave e per la seconda volta era dovuto tornare nella Cappella Sistina: il 16 ottobre la fumata bianca aveva annunciato l’elezione del cardinale Karol Wojtyła, che aveva scelto il nome di Giovanni Paolo ii .

Parlando di lui, aveva scritto: «Io ho prestato attenzione a come quest’uomo pregava, a come incontrava gli altri in modo aperto e libero da pregiudizi, anche noi tedeschi, e così si rafforzò in me la convinzione che egli era il Papa per l’ora presente».

Nel 1980 era stato scelto come relatore generale alla quinta assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, svoltasi tra il 26 settembre e il 25 ottobre, sulla missione della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo. Sempre nel 1980 aveva accolto Giovanni Paolo ii nel suo viaggio apostolico in Germania, che aveva fatto tappa a Monaco di Baviera e anche nel santuario mariano di Altötting, particolarmente caro a Joseph Ratzinger.

Nel 1981 era arrivata una chiamata a Roma destinata a segnare profondamente la sua vita: il 25 novembre infatti Giovanni Paolo ii lo aveva nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e presidente della Pontificia commissione biblica e della Commissione teologica internazionale. Avevano poi fatto seguito l’11 gennaio 1982 le nomine a membro del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa e della Congregazione per i vescovi e, successivamente, di numerosi altri organismi della Curia romana.

Dopo aver rinunciato, il 15 febbraio 1982, al governo pastorale dell’arcidiocesi di München und Freising, aveva svolto per oltre 23 anni l’alto incarico alla guida dell’ex Sant’Uffizio, collaborando con Papa Wojtyła per tutto il suo lungo pontificato. Aveva esordito nel suo servizio pubblicando, il 27 marzo 1982, le Osservazioni della Congregazione sul rapporto finale dell’Arcic (Anglican Roman Catholic International Commission). Nel settembre 1982 si era recato a Rio de Janeiro per un congresso di cristologia e, tra il 18 e il 19 gennaio 1983, aveva presieduto un incontro in Vaticano con alcuni vescovi tedeschi e statunitensi sull’uso delle armi nucleari.

In quell’anno Giovanni Paolo ii aveva voluto di nuovo affidargli un ruolo di primo piano al Sinodo dei vescovi, assegnandogli il compito di presidente delegato della sesta assemblea generale ordinaria su «La riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa», svoltasi dal 29 settembre al 29 ottobre. Aveva poi preso parte alle successive assemblee sinodali in veste di cardinale prefetto (e poi come Pontefice).

Il 26 novembre 1983, alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo Codice di diritto canonico, aveva firmato la Dichiarazione circa le associazioni massoniche, nei confronti delle quali si confermava «il giudizio negativo della Chiesa». Sempre nello stesso anno la Congregazione da lui diretta aveva pubblicato le Decisioni in merito all’articolo del Simbolo apostolico sulla «risurrezione della carne».

Nel 1984 aveva viaggiato in America: a febbraio negli Stati Uniti per visitare alcuni seminari e a marzo in Colombia, nella capitale Bogotá, per una riunione della Congregazione con le Commissioni dottrinali dell’America latina. Per questo genere di incontri a livello continentale, in seguito si era recato a Kinshasa (luglio 1987) per l’Africa; a Laxenburg (maggio 1989), nei pressi di Vienna, per l’Europa; a Hong Kong (marzo 1993) per l’Asia; a Guadalajara, in Messico (maggio 1996) per l’America latina.

Il 6 agosto 1984 la Congregazione aveva pubblicato l’istruzione Libertatis nuntius per mettere in guardia dai rischi delle deviazioni della teologia della liberazione, seguito nel 1986 dall’istruzione sulla libertà cristiana e la liberazione Libertatis conscientia. Intanto nel 1985 era stato pubblicato il libro Rapporto sulla fede, basato su un’intervista rilasciata a Vittorio Messori l’estate precedente, a Bressanone.

Il 10 luglio 1986 Giovanni Paolo ii lo aveva nominato presidente della Commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa universale. Un servizio che aveva intrapreso e portato avanti con particolare impegno, sulla base della proposta fatta dalla seconda assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi al termine dei lavori nel dicembre 1985: «venga composto — avevano suggerito i padri — un catechismo e compendio di tutta la dottrina cattolica, per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni».

Quindi, dal 18 al 25 luglio 1986, si era recato in vista ad alcune diocesi del Perú. Nel mese di ottobre la Congregazione aveva pubblicato la lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali Homosexualitatis problema e nel febbraio 1987 l’istruzione Donum vitae sul rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione. Inoltre, tra il 1987 e il 1988 aveva preso posizione, con i vescovi statunitensi, riguardo l’aids.

Nel 1988 aveva compiuto due nuovi viaggi in America: a febbraio a New York per una conferenza sull’esegesi contemporanea e a luglio in Cile per incontrare vescovi e gruppi cattolici.

Tra l’11 e il 13 aprile 1988 aveva incontrato personalmente Marcel Lefebvre e il 5 maggio avevano insieme firmato un protocollo dottrinale comune. Di fronte all’improvviso ripensamento di monsignor Lefebvre, che aveva annunciato l’intenzione di ordinare quattro vescovi, gli aveva rivolto un appello — a nome di Giovanni Paolo ii — il 29 giugno, alla vigilia dell’ordinazione.

Il 15 ottobre 1989 la Congregazione aveva pubblicato la Lettera ai vescovi su alcuni aspetti della meditazione cristiana Orationis forma e il 15 giugno 1992 la lettera Communionis notio sulla Chiesa intesa come comunione. Di nuovo in America nel 1990, a gennaio aveva incontrato la comunità del seminario di Philadelphia negli Stati Uniti e a luglio si era recato a Rio de Janeiro.

Ad aprile 1992 aveva visitato la Terra Santa. Il 6 novembre dello stesso anno era stato accolto nell’Institut de France come membro dell’Académie des sciences morales et politiques.

L’11 ottobre 1992 Giovanni Paolo ii aveva firmato la costituzione apostolica Fidei depositum per la pubblicazione del Catechismo della Chiesa cattolica. Il 7 dicembre il Catechismo era stato presentato ufficialmente dal Papa nella Sala Regia. Il cardinale Ratzinger, a sua volta, ne aveva illustrato i contenuti, il 9 dicembre, in un incontro nella Sala stampa della Santa Sede.

Di questa opera così importante aveva tenuto a rimarcare che si trattava del «frutto di un lavoro episcopale collegiale. Desiderato da un Sinodo dei vescovi, redatto da vescovi diocesani, è stato esaminato, in una delle sue fasi di elaborazione, dall’intero episcopato cattolico».

Il 5 aprile 1993 il Pontefice lo aveva promosso all’ordine dei cardinali vescovi, assegnandogli la sede suburbicaria di Velletri-Segni. A febbraio 1994 era tornato in Terra Santa, a Gerusalemme, per una conferenza internazionale tra ebrei e cristiani. Nel 1996, dopo l’intervista su cristianesimo e Chiesa cattolica nel xxi secolo rilasciata al giornalista tedesco Peter Seewald, era uscito il libro Salz der Erde (Sale della terra), tradotto in 19 lingue. A ottobre aveva presieduto un pellegrinaggio internazionale al santuario mariano portoghese di Fátima.

Il 15 agosto 1997 Giovanni Paolo ii aveva promulgato l’Editio typica del Catechismo, curata da una commissione guidata dal cardinale Ratzinger.

Eletto vice-decano del Collegio cardinalizio il 6 novembre 1998, il successivo 3 gennaio era stato inviato speciale di Giovanni Paolo ii in Germania alle celebrazioni per il dodicesimo centenario della diocesi di Paderborn. Dopo una visita a San Francisco, in febbraio, per la riunione della Congregazione con le Commissioni dottrinali dell’America del nord e dell’Oceania, a novembre aveva tenuto una conferenza sulla verità del cristianesimo alla Sorbona di Parigi.

A febbraio dell’anno del Grande giubileo del 2000, a Montecassino, era stato intervistato, per la seconda volta, su «fede e vita nel mondo di oggi» da Seewald, che aveva poi pubblicato il libro Gott und die Welt (“Dio e il mondo”). Il 26 giugno aveva pubblicato e presentato, nella Sala stampa della Santa Sede, il commento teologico del documento Il messaggio di Fátima, curato dalla Congregazione per la dottrina della fede. E il 6 agosto 2000 aveva firmato la dichiarazione Dominus Iesus «sull’unicità e l’universalità salvifica di Cristo e della Chiesa». Il 22 novembre era stato nominato dal Papa accademico onorario della Pontificia accademia delle scienze. E il 28 novembre aveva tenuto una conferenza presso la rappresentanza del Governo di Baviera a Berlino.

Il 18 maggio 2001 aveva pubblicato la Lettera ai vescovi sui delitti più gravi (de delictis gravioribus) riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, testo che accompagnava il motu proprio di Giovanni Paolo ii Sacramentorum sanctitatis tutela (30 aprile).

Il 6 ottobre 2002 era stato inviato del Papa alle celebrazioni giubilari nella diocesi di Regensburg, a lui particolarmente cara. E nel novembre 2002 aveva pubblicato la Nota dottrinale della Congregazione sull’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica.

Il 30 novembre 2002 era stato eletto decano del collegio cardinalizio, assumendo anche la sede suburbicaria di Ostia. L’11 maggio 2003 era stato inviato dal Papa a Cracovia per le celebrazioni dei 750 anni della canonizzazione di san Stanislao. Quindi, il 31 maggio 2004, era stata pubblicata la Lettera ai vescovi sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo. Il 4 giugno Ratzinger aveva tenuto a Caen, in Francia, un discorso commemorativo nel sessantesimo anniversario dello sbarco in Normandia.

Il 24 febbraio 2005 aveva celebrato le esequie di monsignor Luigi Giussani. Un mese dopo, il 25 marzo, le sue intense meditazioni avevano scandito la Via Crucis del Venerdì santo al Colosseo: Giovanni Paolo ii aveva seguito il rito in collegamento dalla sua cappella privata. Il 26 marzo aveva celebrato, a nome del Papa, la veglia pasquale in San Pietro. E il 1° aprile, proprio alla vigilia della morte di Papa Wojtyła, aveva ricevuto, a Subiaco, il premio San Benedetto «per la promozione della vita e della famiglia in Europa».

L’8 aprile 2005 aveva presieduto le esequie di Giovanni Paolo ii in piazza San Pietro. Quindi il 18 aprile aveva celebrato la messa pro eligendo Romano Pontifice e il giorno successivo, martedì 19, era stato eletto Papa nella Cappella Sistina dai 115 cardinali in un conclave — il più numeroso della storia — durato meno di 24 ore. Aveva scelto per sé il nome Benedetto.

«Cari fratelli e sorelle — erano state le sue prime parole da Pontefice, affacciato alla loggia della benedizione della basilica Vaticana — dopo il grande Papa Giovanni Paolo ii , i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie».

Il 24 aprile Benedetto xvi aveva iniziato il ministero di pastore universale della Chiesa.