· Città del Vaticano ·

Lo chiede il Pontefice in una lettera ai capi di Stato

Per Natale
un gesto di clemenza
verso i detenuti

Pope John Paul II presides 09 July 2000 over the holy mass at the atrium of Rome's Regina Coeli ...
13 dicembre 2022

In occasione del Natale, Papa Francesco «sta inviando a tutti i capi di Stato una lettera per invitarli a compiere un gesto di clemenza verso quei nostri fratelli e sorelle privati ​​della libertà che essi ritengano idonei a beneficiare di tale misura, perché questo tempo segnato da tensioni, ingiustizie e conflitti, possa aprirsi alla grazia che viene dal Signore». Lo ha comunicato ieri il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.

Un gesto che richiama quello che lo stesso Francesco aveva annunciato il 6 novembre 2016, nella giornata del Giubileo della misericordia dedicata ai carcerati, quando — dopo aver celebrato la messa nella basilica di San Pietro con la partecipazione dei detenuti — durante la preghiera dell’Angelus aveva lanciato «un appello in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri in tutto il mondo, affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti». Ribadendo, in particolare, «l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società».

«In modo speciale — aveva detto il Pontefice — sottopongo alla considerazione delle competenti autorità civili di ogni Paese la possibilità di compiere, in questo Anno santo della misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento».

Nella linea dell’attenzione dei Papi alle persone in carcere, sempre nell’ambito giubilare — era l’Anno santo del 2000 — Papa Giovanni Paolo ii aveva rivolto un appello ai governanti di tutto il mondo, attraverso il messaggio, firmato il 24 giugno, «inviato a quanti hanno la responsabilità di amministrare la giustizia nella società e ai detenuti e alle detenute di ogni parte del mondo in occasione della Giornata del Giubileo nelle carceri», in calendario il 9 luglio. Un appello non per «applicare quasi automaticamente o in modo meramente decorativo provvedimenti di clemenza che restino soltanto formali, così che poi, a Giubileo concluso, tutto torni ad essere come prima. Si tratta, invece, di varare iniziative che possano costituire una valida premessa per un autentico rinnovamento sia della mentalità che delle istituzioni».

«Continuando una tradizione instaurata dai miei predecessori in occasione degli Anni giubilari — sono le parole del messaggio di Papa Wojtyła — mi rivolgo con fiducia ai responsabili degli Stati per invocare un segno di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti: una riduzione, pur modesta, della pena costituirebbe per i detenuti un chiaro segno di sensibilità verso la loro condizione, che non mancherebbe di suscitare echi favorevoli nei loro animi, incoraggiandoli nell’impegno del pentimento per il male fatto e sollecitandone il personale ravvedimento». E ancora: «L’accoglimento di questa proposta da parte delle autorità responsabili, mentre inviterebbe i detenuti a guardare al futuro con nuova speranza, costituirebbe anche un segno eloquente del progressivo affermarsi nel mondo, che si apre al terzo millennio cristiano, di una giustizia più vera, perché aperta alla forza liberatrice dell’amore».

Il 9 luglio Giovanni Paolo ii , in visita al carcere romano di Regina Coeli, nel giorno del Giubileo dedicato ai detenuti, aveva rilanciato i contenuti del messaggio. Ebbe a dire al termine della celebrazione della messa rivolgendosi proprio alle persone in prigione: «Nel messaggio che ho inviato al mondo intero per questa giornata giubilare, sulle orme dei miei predecessori, ho invocato per voi un segno di clemenza, attraverso una “riduzione della pena”. L’ho chiesto nella profonda convinzione che una tale scelta costituisca un segno di sensibilità verso la vostra condizione, capace di incoraggiare l’impegno del pentimento e di sollecitare il personale ravvedimento». Ripetendo l’appello subito dopo, all’Angelus recitato con i pellegrini in piazza San Pietro.

Giovanni Paolo ii aveva poi rinnovato la richiesta il 14 novembre 2002, in occasione della sua visita al Parlamento italiano in seduta pubblica comune, nel Palazzo di Montecitorio: «Merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l’impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società».