«L’albero ci insegna le radici, il presepio ci invita alla contemplazione»; perciò non bisogna «dimenticare questi due atteggiamenti umani e cristiani se vogliamo festeggiare davvero il Natale». Lo ha detto il Papa ai donatori del presepe e dell’albero per piazza San Pietro poche ore prima della cerimonia di inaugurazione e accensione in programma oggi pomeriggio alle 17. Ricevendoli in mattinata nell’Aula Paolo vi , il Pontefice ha rivolto loro il seguente discorso.
Fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!
Vi accolgo nel giorno in cui vengono presentati il presepe e l’albero di Natale, collocati in Piazza San Pietro, come pure il presepe allestito in quest’Aula. Vi saluto tutti con affetto, a iniziare dal Vescovo di Trivento e dal Parroco di Sutrio — in rappresentanza dell’Arcivescovo di Udine — ringraziandoli per le loro gentili parole. Saluto le Autorità civili, in particolare il Ministro degli Affari Esteri del Guatemala, il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, l’Assessore della Regione Abruzzo e i Sindaci di Sutrio e di Rosello. Vi ringrazio per il dono di questi simboli natalizi, su cui si poserà lo sguardo di numerosi pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Vorrei rivolgere un pensiero speciale agli artigiani del legno, che hanno scolpito le statue del presepe; ai ragazzi della struttura “Quadrifoglio” di Rosello, che hanno realizzato parte degli addobbi dell’albero; a quanti hanno coltivato nel vivaio di Palena l’abete e gli alberi più piccoli destinati ad altri ambienti vaticani. La mia riconoscenza va pure ai tecnici e al personale del Governatorato, qui convenuti con il Cardinale Fernando Vérgez e con Suor Raffaella Petrini.
L’albero e il presepe sono due segni che continuano ad affascinare piccoli e grandi. L’albero, con le sue luci, ricorda Gesù che viene a rischiarare le nostre tenebre, la nostra esistenza spesso rinchiusa nell’ombra del peccato, della paura, del dolore. E ci suggerisce un’ulteriore riflessione: come gli alberi, così anche gli uomini hanno bisogno di radici. Poiché solo chi è radicato in un buon terreno, rimane saldo, cresce, “matura”, resiste ai venti che lo scuotono e diventa un punto di riferimento per chi lo guarda. Ma, cari, senza radici nulla di ciò avviene: senza basi salde si rimane traballanti. È importante custodire le radici, nella vita come nella fede. A questo proposito l’Apostolo Paolo ricorda il fondamento nel quale radicare la vita per restare saldi: dice di rimanere «radicati in Gesù Cristo» (Col 2, 7). Ecco che cosa ci ricorda l’albero di Natale: essere radicati in Gesù Cristo.
E veniamo così al presepe, che ci parla della nascita del Figlio di Dio fattosi uomo per essere vicino a ciascuno di noi. Nella sua genuina povertà, il presepe ci aiuta a ritrovare la vera ricchezza del Natale, e a purificarci da tanti aspetti che inquinano il paesaggio natalizio. Semplice e familiare, il presepe richiama un Natale diverso da quello consumistico e commerciale: è un’altra cosa; ricorda quanto ci fa bene custodire dei momenti di silenzio e di preghiera nelle nostre giornate, spesso travolte dalla frenesia. Il silenzio favorisce la contemplazione del Bambino Gesù, aiuta a diventare intimi con Dio, con la semplicità fragile di un piccolo neonato, con la mitezza del suo essere adagiato, con il tenero affetto delle fasce che lo avvolgono.
Radici e contemplazione: l’albero ci insegna le radici, il presepio ci invita alla contemplazione. Non dimenticare questi due atteggiamenti umani e cristiani. E se vogliamo festeggiare davvero il Natale riscopriamo attraverso il presepe la sorpresa e lo stupore della piccolezza, la piccolezza di Dio, che si fa piccolo, che non nasce nei fasti dell’apparenza, ma nella povertà di una stalla. E per incontrarlo bisogna raggiungerlo lì, dove Egli sta; occorre abbassarsi, occorre farsi piccoli, lasciare ogni vanità, per arrivare dove Lui è. E la preghiera è la via migliore per dire grazie di fronte a questo dono d’amore gratuito, dire grazie a Gesù che desidera entrare nelle nostre case e nei nostri cuori. Sì, Dio ci ama così tanto da condividere la nostra umanità e la nostra vita. Non ci lascia mai soli, è al nostro fianco in ogni circostanza, nella gioia come nel dolore. Anche nei momenti più brutti, Lui è lì, perché Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi, la luce che illumina le oscurità e la presenza tenera che ci accompagna nel cammino.
Cari fratelli e sorelle, vi rinnovo la gratitudine per i doni natalizi dell’albero e del presepe, e auguro a ciascuno di voi, ai vostri familiari e alle vostre comunità un santo Natale, affidandovi alla materna protezione di Maria, Madre di Dio e nostra. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.