· Città del Vaticano ·

Il coraggio

Un dono che gli uomini
si scambiano tra loro

 Un dono  che gli uomini  si scambiano tra loro   QUO-261
15 novembre 2022

Famosa la sentenza di Don Abbondio: «Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare», e l’immortale personaggio manzoniano aveva ragione. Perché il coraggio non ce lo diamo da soli, ma ce lo danno gli altri. È bella la scena del Barone di Münchausen che mentre sta sprofondando con tutto il cavallo nel pantano si tira su per i capelli, ma si tratta del grande capolavoro dell'assurdo e anche lì ci deve essere stato l'aiuto di qualcun altro, mettiamola così: il Barone in quel momento disperato si deve essere ricordato del consiglio di qualcuno (i genitori?) che gli avranno detto di non disperare anche quando la situazione sembra disperata perché a volte la via di (ri)uscita è a portata di mano anche se non la vediamo.

Chi sono questi altri che ci incoraggiano? I genitori appunto, stanno lì apposta, ma anche gli insegnanti, gli educatori, gli amici... la lista sarebbe lunga ma tutti possiamo fare il nostro personale elenco, più o meno ampio, e scoprire che dobbiamo ringraziare chi, in modo a volte dimesso, quasi inconsapevole, ha avuto l'effetto di una iniezione di coraggio e di fiducia nella nostra vita che in quanto vita umana ha a che fare inevitabilmente con lo smarrimento. Dante lo prova questo essersi smarrito «nel mezzo del cammino di nostra vita», che non è solo una precisa misura anagrafica, ma sta a dire che proprio «nel mezzo», dentro ogni momento della quotidianità ci si può trovare in una selva oscura. E allora egli canta e ringrazia Virgilio, Beatrice e tutti coloro gli sono venuti in soccorso per tirarlo fuori dalla crisi. E noi a nostra volta dovremmo ringraziare i poeti come Dante, o come Manzoni, che con il loro canto diventano i nostri sorprendenti ma fedeli “incoraggiatori”. La poesia e la letteratura stanno lì ad incoraggiarci anche loro, come i nostri genitori, come tanti “tifosi” dell’umanità che incitano i propri simili invitandoli alla fiducia, a non mollare. Di questi tifosi il Dio della Bibbia è il primo della lista. Al punto da far scendere in campo il proprio Figlio a farci vedere come si fa, come si può vivere con coraggio in questo mondo che a volte mette proprio paura e angoscia, la stessa angoscia che Gesù sperimenta la notte del giovedì santo.

Il coraggio è quindi un dono che gli uomini si scambiano vicendevolmente e che rappresenta il sale della vita, quell'ingrediente che permette di gustarla fino in fondo. Altrimenti si finisce come la nave di George Gray, nei versi di E.L.Masters, chiusa nel porto perché «anela al mare, eppur lo teme». Per questo oggi abbiamo voluto parlare di coraggio in quest’ampio focus composto da più voci. Coraggio come fiducia, quasi come atto di fede, su questa analogia si concentra Cesare Pagazzi che parte dalla sua esperienza di ciclista dilettante (cioè amante) della corsa su strada in bicicletta. Poi ci sono due articoli, di Chiara Graziani e Marco Bellizi che raccontano due storie simili, drammaticamente profetiche in questi tempi di guerra, ricordando qual è il soldato più forte, quello di cui canta Dylan nel ‘63 in Chimes of freedom, le campane della libertà «lampeggianti per i guerrieri la cui forza è non combattere / lampeggianti per i rifugiati sull'inerme via della fuga / E per ognuno e per tutti i poveri soldati nella notte». Un tema ormai classico nella letteratura e nel cinema, dagli Hobbit disarmati di Tolkien ai cavalieri Jedi di Guerre stellari: il vero potere è di colui che rinuncia al potere, la più grande forza è quella di chi rinuncia all’esercizio della forza, perché l’uomo, come diceva Camus, «è colui che si trattiene»; fino alla più grande delle rinunce, il gesto dell'amore più grande: dare la vita per l’amico. È il tema della riflessione di Giovanni Ricciardi che partendo dal mito classico di Alcesti ci ricorda l'affermazione di Platone: «Solo chi ama ha il coraggio di morire per un altro». In controluce già si staglia la figura di Gesù, con il suo umile e infinito coraggio. Se cor-aggio è l'azione del cuore, questa azione alla fine si condensa in questo unico gesto, atto: amare.

di Andrea Monda


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