· Città del Vaticano ·

L’appello del grande imam di Al-Azhar

Dialogo e unità
per tutto il mondo islamico

 Dialogo e unità per tutto il mondo islamico  QUO-252
04 novembre 2022

«Da questa importante piattaforma che abbraccia il dialogo tra l’Oriente e l’Occidente per la convivenza umana, aggiungo la mia voce alle voci di tutti gli amanti della pace per chiedere di fermare la guerra russo-ucraina e lo spargimento del sangue delle persone innocenti». È l’appello lanciato dal Grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, a conclusione del Forum. «Chiedo di alzare lo stendardo della pace invece che quello della vittoria — ha detto — e di sedere al tavolo del dialogo e dei negoziati. Inoltre, chiedo la fine dei combattimenti in corso in varie parti del mondo, o almeno una tregua estesa, per ricostruire ponti di dialogo, comprensione e fiducia che portino la pace in un mondo pieno di ferite, poiché le alternative sono ulteriori terribili conseguenze per le persone in Oriente e in Occidente».

Ringraziando il re del Bahrein e «il caro fratello Papa Francesco», Al-Tayyeb ha denunciato «il conflitto che l’umanità vive oggi in Oriente e in Occidente: guerre, sangue, distruzione e povertà»; e ancora «l’emigrazione, l’esodo, la paura di un futuro ignoto, pieno di terrore, preoccupazione e di immensa oscurità». La causa, ha affermato, è la mancanza «di un equilibrio tra le esigenze del corpo e quelle dell’anima».

Il Grande imam ha ricordato «le vittime delle guerre provocate dall’economia di mercato e dal monopolio della ricchezza, dall’avidità e dal consumismo, dal commercio e dall’esportazione di armi pesanti e letali verso i Paesi del Terzo mondo, insieme all’esportazione di conflitti settari ed etnici e l’incoraggiamento alla sedizione e al conflitto, e alla destabilizzazione di questi Paesi sicuri». «Propongo che sia “la cultura” a sostituire la politica nelle relazioni internazionali» ha affermato. «E ciò — ha aggiunto — per la capacità della cultura di comprendere l’essere umano e le sue molteplici dimensioni, cioè corpo, anima, mente e coscienza».

«Non dobbiamo disperare — è stato il suo auspicio — che presto verrà il giorno in cui le relazioni fra l’Oriente e l’Occidente ripristineranno il loro giusto cammino, instaurando in tal modo un rapporto di complementarità e cooperazione reciproca, dopo che le distanze si saranno accorciate e i confini saranno sbiaditi, e dopo che l’Occidente e l’Oriente non saranno più isolati l’uno dall’altro, come è successo nel secolo scorso».

«Il Documento sulla fratellanza umana, che ha dato vita a un movimento tangibile in Oriente e in Occidente nel campo del dialogo interreligioso e del dialogo delle civiltà — ha osservato — ha presentato un modello di ciò che il dialogo delle religioni e delle civiltà dovrebbe essere, soprattutto per quanto riguarda il rispetto reciproco e l’impatto concreto che esso ha sulle relazioni, quando queste si basano sulla conoscenza, la cooperazione, la fraternità e la pace».

Bisogna, dunque, passare dalla teoria dello «scontro di civiltà» alla teoria della «conoscenza reciproca di civiltà» che l’islam propone come «religione di pace». E gli studiosi devono impegnarsi, ha aggiunto, a educare i giovani. Il Grande imam ha concluso con un appello a un «dialogo serio» rivolto a tutto il mondo islamico, indipendentemente da gruppi e scuole di appartenenza, «a favore dell’unità, del riavvicinamento, per la fratellanza religiosa e umana, in cui si respingono le cause della divisione. Dovremmo perdonarci a vicenda per le cose su cui non concordiamo e per le conseguenze che da ciò derivano, dovremmo fermare i discorsi di odio, le provocazioni e le infedeltà». Un invito, rivolto in particolare agli sciiti, a sedersi «insieme allo stesso tavolo per superare le differenze».