· Città del Vaticano ·

Percorsi, sfide e prospettive nel 150° delle Figlie di Maria Ausiliatrice

Un’educazione
che guarda avanti

 Un’educazione  che guarda avanti  QUO-233
11 ottobre 2022

Noi, Figlie di Maria Ausiliatrice, siamo un istituto relativamente giovane. Siamo nate, nel 1872, in un piccolo paesino, in provincia di Alessandria, nel nord dell’Italia. Pochi anni dopo, il fondatore, san Giovanni Bosco, e la co-fondatrice, santa Maria Domenica Mazzarello, ci hanno spinto alle missioni. Quindi, l’istituto ha avuto un raggio di inculturazione molto ampio e abbiamo raggiunto tantissimi Paesi. Oggi, siamo in 97 nazioni, con più di 1500 case. Possiamo dire che la nostra opera educativa ha attraversato il mondo. Abbiamo dato un contributo significativo, in particolare all’educazione delle giovani, perché siamo state fondate per loro, senza dimenticare la missione educativa, rivolta a ragazzi e bambini, nei cinque continenti.

In questi 150 anni, c’è stato un impegno a leggere la realtà, in cui ci siamo inserite, in chiave evangelica, con grande capacità di adattamento, per rispondere proprio alle domande, che provenivano dal territorio. Domande di educazione, ma anche di promozione della donna, di assistenza, se si pensa al periodo veramente difficile delle guerre mondiali, o ai momenti di emergenza in tutto il mondo.

Noi cerchiamo sempre di rispondere prima di tutto con la presenza: esserci per ascoltare le domande e poi rispondere a quella che è l’emergenza, sempre con un taglio educativo, anche con una varietà di istituzioni – quali possono essere un centro di promozione della donna, l’oratorio, le scuole di ogni ordine e grado, l’università – che risponde a una gamma variegata di destinatari e di domande.

Il futuro delle Figlie di Maria Ausiliatrice sarà sicuramente mirato a ravvivare nuovamente questo impegno per l’educazione, anche se, come per tutti gli istituti religiosi, diminuisce il numero delle suore, almeno in alcune parti del mondo, nonostante, in altre, sia in crescita. I giovani sono dappertutto; anzi, in alcuni contesti, come l’Africa o l’Asia, essi sono presenti in un numero veramente imponente. Quindi, continuiamo, verso di loro, il nostro lavoro educativo, secondo il metodo preventivo. Ritengo che educare significhi portare la persona a camminare su due gambe e per farlo, Papa Francesco chiede di dare fiducia alle nuove generazioni, per renderle protagoniste. Da una parte, occorre togliere tutto ciò che contrasta ed impedisce la crescita serena dei giovani: l’indifferenza, la rassegnazione e la sfiducia. Dall’altra, bisogna sperimentare percorsi educativi più squisitamente promozionali, che portino i giovani all’incontro con sé stessi e con gli altri, a vivere una cultura dell’incontro e una spiritualità ecologica, che oggi è da vivere a livello globale. Alimentiamo la speranza, che i giovani ci infondono, anche quando ci sembra che le sfide siano un po’ difficili da affrontare.

Abbiamo anche guardato al futuro, attraverso un convegno internazionale che si è tenuto, a Roma, dal 25 al 30 settembre, dal titolo «Apporto delle Figlie di Maria Ausiliatrice all’educazione: percorsi, sfide e prospettive». È stato innanzitutto una sfida per l’istituto e per chi ha organizzato il convegno, forse l’unico nella storia della congregazione. C’erano quasi 300 partecipanti in presenza e 600-1000 on-line. Tale simposio non voleva essere semplicemente un appuntamento di puro studio per accademici o specialisti, ma un contributo per tutti coloro che hanno a cuore il grande tema della sfida educativa. La prima sessione, che ha offerto anche alcuni dati statistici, è stata basata sui dati storici, al fine di delineare profili di educatori ed educatrici che hanno interpretato, in modo creativo, il sistema preventivo, nei diversi contesti. Poi, c’è stato il momento della riflessione pedagogica, che l’istituto ha avviato, tramite l’apporto che la nostra facoltà ha dato alla sistematizzazione di questo pensiero preventivo al femminile.

Abbiamo, inoltre, realizzato un’imponente ricerca esplorativa, condotta da un’equipe internazionale, sulla percezione dell’educazione salesiana, oggi, intervistando comunità educative, sparse per il mondo. In un’altra serata, si sono collegati ragazzi e ragazze del mondo salesiano, che ci hanno raccontato cosa pensano di noi e dell’educazione. Tutto ciò è stato come spalancare una finestra sullo spaccato giovanile, con il quale abbiamo potuto dialogare, anche attraverso il linguaggio della musica e della danza.

di Piera Ruffinatto
Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium


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