· Città del Vaticano ·

Un cammino che continua

 Un cammino  che continua  QUO-233
11 ottobre 2022

«La Chiesa cattolica, innalzando per mezzo di questo concilio ecumenico la fiaccola della verità religiosa, vuol mostrarsi madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia e di bontà…». Sono trascorsi sessant’anni da quando Giovanni xxiii ha inaugurato il Concilio Ecumenico Vaticano ii . Con un’allocuzione di 37 minuti, in lingua latina, l’11 ottobre 1962 l’anziano Pontefice di fronte allo spettacolo di 2449 vescovi riuniti insieme e a una folla immensa che li aveva visti sfilare nella lunga processione in piazza San Pietro, portava a compimento un sogno e un’ispirazione tenacemente perseguita. Papa Roncalli non avrebbe potuto condurre in porto la nave che quel giorno prendeva il largo. Solo lui, con il passo calmo e deciso del contadino e la capacità di cogliere gli aspetti positivi dei segni dei tempi, aveva potuto ardire a tanto, prendendo una decisione alla quale avevano rinunciato i predecessori. Solo lui aveva potuto aprire il concilio. E solo il suo successore Paolo vi aveva potuto portare a compimento l’opera del Vaticano ii , riuscendo nel miracolo di avere tutti i documenti conciliari votati quasi all’unanimità. Papa Montini avrebbe poi sofferto nel decennio successivo — quello della contestazione interna e delle divisioni — un “martirio della pazienza” per mantenere saldo il timone della Barca di Pietro, così da evitare di incagliarsi nelle secche a causa delle spinte all’indietro o di abbattersi sugli scogli a causa delle incontrollate fughe in avanti.

Sessant’anni dopo, quel cammino non è ancora concluso. Papa Francesco, il primo tra i successori di Pietro dell’ultimo mezzo secolo a non aver vissuto direttamente quell’evento come padre conciliare o come teologo, ne percorre concretamente i sentieri. Lo fa ricordando che l’unico scopo per cui esiste la Chiesa è l’annuncio del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi.

Il magistero dell’attuale vescovo di Roma si rispecchia nelle parole pronunciate proprio sessant’anni fa da Papa Giovanni: testimoniare il volto di una Chiesa «madre amorevole di tutti, benigna, paziente, piena di misericordia», cioè capace di prossimità e di tenerezza, capace di accompagnare chi è nel buio e nel bisogno. Una Chiesa che non confida in sé stessa e non rincorre il potere mondano o la rilevanza mediatica, ma si mette umilmente dietro al suo Signore, confidando soltanto in Lui.

di Andrea Tornielli