· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Pioniere
Susan B. Anthony, Elizabeth Cady Stanton, Sojourner Truth

Tre donne monumentali

 Tre donne monumentali  DCM-009
01 ottobre 2022

Cento anni. Tanti ce ne sono voluti, dopo l’introduzione del suffragio universale in America, per dedicare un monumento alle pioniere del femminismo che resero possibile questo traguardo epocale: Susan B. Anthony, Elizabeth Cady Stanton, Sojourner Truth. Dal 2020 le tre suffragette, raffigurate dalla scultrice Meredith Bergmann, giganteggiano sulla Literaly Walk di Central Park, il cuore verde di New York e, con i suoi 42 milioni di visitatori annui, uno dei luoghi più frequentati del mondo. Unico monumento del parco, accanto alle statue di Giulietta di Shakespeare e Alice nel Paese delle Meraviglie, dedicato a donne realmente vissute, la maestosa opera in bronzo celebra le tre attiviste che, animate da una visione profetica della società improntata alla parità dei diritti tra i sessi, già nel diciannovesimo secolo dedicarono la vita a cambiare la condizione femminile in nome dell’emancipazione. Sfidando la mentalità e le leggi patriarcali dell’epoca attraverso scritti, discorsi, viaggi, petizioni, associazioni, lotte collettive, azioni provocatorie.

Ma chi erano Susan, Elizabeth e Sojourner, donne di estrazione e formazione diversa eppure accomunate dall’impegno civile e dalle battaglie proto-femministe? Susan Bromwell Anthony (15 febbraio 1820-13 marzo 1906) nasce da una famiglia aperta e progressista, di religione quacchera, che già quand’è bambina la spinge a coltivare la sua intelligenza vivace, a studiare, a sviluppare l’autonomia. Sarà il padre, con i suoi insegnamenti impartiti in casa, a colmare le lacune dell’istruzione scolastica concepita per privilegiare i maschi. Ma a far scoprire alla futura suffragetta l’impegno per l’uguaglianza delle donne è la sua insegnante Mary Perkins che la trasmette una concezione progressista della condizione femminile. Nel 1840 Susan diventa a sua volta insegnante e attivista: la sua prima battaglia è a favore della parità salariale, all’epoca impensabile.

Nel 1848 firma la Dichiarazione dei Sentimenti, presentata alla Convenzione di Seneca Falls, la prima organizzata dalle donne tra cui Elizabeth Cady Stanton (con cui nel 1869 fonderà la National Woman Suffrage Association) e atto costitutivo del movimento suffragista in America. Susan allarga il suo impegno alla causa anti-schiavista, si batte contro l’alcolismo e il segregazionismo. Sul settimanale «The Revolution» pubblica il suo motto: «La vera Repubblica: gli uomini, i loro diritti e niente di più; le donne, i loro diritti e niente di meno». Il 5 novembre 1872 si fa arrestare con 14 compagne per aver violato la legge votando alle presidenziali. In tribunale si difende così: «Sono leggi fatte dagli uomini, interpretate da uomini e amministrate dagli uomini in favore degli uomini e contro le donne». E al giudice che le chiede se abbia votato come una donna risponde: «No, come un cittadino degli Stati Uniti», rifiutando di pagare l’ammenda di cento dollari.

Morì nel 1906, 14 anni prima che il suffragio universale venisse introdotto nella Costituzione attraverso un emendamento a cui fu dato il suo nome. Susan è stata la prima donna raffigurata sulle monete da un dollaro. E nel 1995 lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano l’ha inserita nel libro dedicato alle figure femminili che hanno lottato in nome della libertà contro il potere costituito.

Impegno civile, uguaglianza femminile perfino in ambito religioso, controllo delle nascite, parità di diritti in caso di matrimonio, lotta allo schiavismo: si è dispiegata su più fronti l’azione di Elizabeth Cady Stanton (12 novembre 1815-26 ottobre 1902) che, figlia di un avvocato federalista, membro del Congresso e giudice della Corte Suprema, legò il proprio nome a tante battaglie per la parità, prima fra tutte quella per il diritto di voto alle donne in qualità di presidentessa della National Woman Suffrage Association, carica che poi lasciò all’amica Susan B. Anthony per essere libera di viaggiare e sostenere la causa.

Tra il 1895 e il 1898 Elizabeth fu anche autrice, con altre 26 studiose, di La Bibbia della Donna, rivisitazione delle Sacre Scritture in chiave femminista: la pubblicazione provocò aspre polemiche per le sue posizioni radicali, tra cui la convinzione che la Santissima Trinità fosse composta da “un Padre, una Madre e un Figlio celesti”. Nel 1840 Elizabeth sposa il docente abolizionista Harry Stanton e, in nome di una relazione paritaria, rifiuta di prestare il tradizionale voto di obbedienza al marito e di abbandonare il proprio cognome che aggiungerà invece a quello dell’uomo. La coppia avrà sette figli, gli ultimi quattro nati secondo un programma che la suffragetta chiamava “maternità volontaria” e basava sul suo pieno controllo dei rapporti intimi.

Nel 1848, alla conferenza di Seneca Falls, Cady Stanton redige la Dichiarazione dei Sentimenti, manifesto della parità. Prende posizione a favore di leggi sul divorzio egualitarie, sostiene il diritto della moglie di rifiutare sessualmente il marito, il riconoscimento della proprietà e del lavoro femminile, le unioni interraziali. Muore diciotto anni prima dell’introduzione del suffragio femminile, tema a cui negli ultimi anni di vita aveva dedicato tre volumi.

Era invece afroamericana, nata schiava con il nome di Isabelle Baumfree (data di nascita incerta, 1797 circa – 26 novembre 1883) la suffragetta che a 46 anni decise di chiamarsi Sojourner Truth (colei che abita la verità) e, sebbene analfabeta, dedicò la vita all’abolizione della schiavitù.

E fu una vita durissima, la sua, raccontata nell’autobiografia dettata a un amico: venduta all’asta a 9 anni insieme a un gregge di pecore per appena cento dollari, picchiata e violentata dal padrone, rivenduta altre due volte, è costretta a sposarsi con uno schiavo più anziano da cui ha cinque figli. Nel 1827, in seguito all’abolizione della schiavitù, il padrone le promette la libertà. Ma si rimangia la parola e la donna decide allora di fuggire con la figlia minore Sophia lasciando gli altri bambini che, secondo la legge, non avrebbero avuto l’emancipazione fino ai vent’anni. Va a lavorare come domestica in una famiglia liberale e quando viene a sapere che il figlio Peter, cinque anni, è stato venduto illegalmente, fa ricorso in tribunale e riottiene il bambino, prima donna della storia a portare in giudizio un uomo bianco, vincendo la causa.

Diventata metodista, nel 1843 cambia nome e inizia a viaggiare per l’America predicando contro la schiavitù, il segregazionismo, la pena capitale e per i diritti delle donne, la tolleranza religiosa, il pacifismo. Nel 1851 pronuncia il celebre discorso “Ain’t I a Woman?” (non sono forse una donna?), vibrante inno alla parità. Nel 1858 qualcuno interrompe una sua conferenza accusandola di essere un uomo: Sojourner risponde aprendosi la camicetta per mostrare i seni. Nel 1864 incontra il presidente Abramo Lincoln. Muore nel 1883, quando il voto delle donne è ancora un’utopia. Ma la sua passione, la sua generosità e il suo dolore contribuiranno a renderlo, trentasette anni dopo, una realtà.

di Gloria Satta

Non sono io forse una donna?


Quell’uomo laggiù dice che una donna ha bisogno di essere  aiutata a salire in carrozza e sollevata attraverso i fossi e ha bisogno di avere ovunque il posto migliore.

Nessuno mi ha mai aiutata a salire in carrozza o ad  attraversare pozzanghere di fango o mai mi ha dato un posto migliore…

E non sono io forse una donna?

Guardami! Guarda il mio braccio! Ha arato e seminato e riempito i granai e nessun uomo  poteva tenermi testa…

E non sono io forse una donna?

Potevo lavorare tanto e mangiare quanto un uomo quando riuscivo a mangiare e  sopportare anche la frusta.

E non sono io forse una donna?

Ho fatto nascere 13 figli e li ho visti venduti quasi tutti come schiavi e quando ho gridato  il dolore di una madre, nessuno mi ha ascoltato 

se non Gesù…

E non son io forse una donna?

Quell’ometto vestito di nero dice che una donna non può avere gli stessi diritti di un uomo perché Cristo non era una donna.

Da dove è arrivato il tuo Cristo? Da Dio e una donna!

L’uomo non ha avuto nulla a che fare con lui!

Se la prima donna che Dio ha creato è stata forte abbastanza da capovolgere il mondo tutta sola, insieme le donne dovrebbero essere capaci di rivoltarlo ancora dalla parte giusta.

Sojourner Truth