· Città del Vaticano ·

Con una biblioteca a Kabul le donne afghane rivendicano il loro diritto all’istruzione

Parole di libertà

epa10180931 Laila Basim (R) and Zakir Rasouli (L) members of 'Spontaneous Movement of Afghan Women' ...
29 settembre 2022

Chissà cosa sta leggendo Laila alla sua amica Zakir…Ma in fondo non importa il cosa, conta il come. Perché Laila e Zakir sono due donne afghane e stanno leggendo un libro, per di più in pubblico. Un atto rivoluzionario in un Paese in cui, dopo il ritorno al potere dei talebani nell’agosto 2021, le ragazze e le donne sono state private del diritto all’istruzione. In pratica, per loro la scuola si conclude al primo ciclo, senza alcuna possibilità di andare oltre la sesta classe, né di conseguire la laurea.

Fortunatamente, Laila e Zakir non sono sole: a sostenerle c’è il Movimento spontaneo delle donne afghane, creatosi proprio un anno fa, in opposizione al regime talebano. È grazie a questo movimento che nella capitale della nazione, Kabul, è stata inaugurata alla fine di agosto la Biblioteca delle donne. Si tratta di uno speciale spazio situato all’interno di un centro commerciale e con più di mille libri a disposizione, donati da privati, tra cui insegnanti e scrittori. L’obiettivo dell’iniziativa è chiaro: promuovere la lettura tra la popolazione femminile afghana, offrendole la possibilità di proseguire, in qualche modo, la formazione scolastica e di ampliare il proprio bagaglio culturale.

Il progetto ha ricevuto anche la collaborazione della Fondazione Crystal Bayat: 29 anni, nota ai più come “la ragazza con la bandiera” perché l’ha esposta spesso durante le manifestazioni di piazza, Crystal Bayat è un’attivista afghana da tempo impegnata nella tutela delle donne, e non solo, nel Paese. «Oggi, le donne afghane sono agenti di cambiamento che lottano per ottenere diritti umani per tutti — si legge sul sito web della Fondazione —. Abbiamo sofferto così a lungo. Non possiamo tornare indietro!». «La vita delle donne oggi è come un uccello in gabbia, ma io lotterò — aggiunge Crystal Bayat —. Farò del mio meglio fino all’ultimo respiro per i loro diritti». Le fa eco Mahjoba Habib, giovane avvocato donna: «Non possono eliminarci dalla società; se ci escludono in un settore, noi andremo avanti in un altro».

Intanto, Laila continua a leggere alla sua amica Zakir. Perché se è vero che, come recita un vecchio detto, «leggere lo stesso libro è come fare lo stesso viaggio», allora il cammino delle donne afghane non può essere fermato. (isabella piro)