· Città del Vaticano ·

Il racconto

Un nuovo ulivo
simbolo della legalità

 Un nuovo ulivo simbolo della legalità  QUO-222
28 settembre 2022

Papa Francesco ha benedetto una nuova pianta nata — utilizzando la tecnica della “margotta” — dall’ulivo piantato a Palermo, in via d’Amelio, proprio sul luogo dove il 19 luglio 1992 vennero uccisi il giudice Paolo Borsellino e i componenti della sua scorta. Quell’ulivo, proveniente da Betlemme, venne piantato un anno dopo la strage ed è divenuto un simbolo di speranza.

Sabato 1° ottobre la nuova pianta sarà collocata nel giardino dell’istituto Maria Ausiliatrice di Lecco, che ha oltre 800 studenti. E intanto è in corso una vera e propria “staffetta della legalità”, partita lunedì da Palermo, con tappe anche in Calabria, in Basilicata e a Milano.

La “margotta” è frutto del lavoro dagli operai agricoli dell’Orto botanico di Palermo e l’iniziativa vede protagonista la Federazione dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente (Fai) del sindacato Cisl, insieme alla famiglia Borsellino.

Non si tratta, spiegano i promotori, «di un semplice innesto botanico. La pianta sarà un ponte» attraverso l’Italia, «la rigenerazione di una pianta simbolica per dare nuova linfa all’impegno civile, alla cultura della legalità, della pace e della solidarietà».

Questa iniziativa, fa presente la Fai Cisl, «nasce da un urgente bisogno di incidere sulla realtà». E proprio in questa prospettiva il sindacato «ha scelto di tenere il settimo congresso nazionale a San Giovanni Rotondo, per ribadire che esiste un’emergenza legalità, con gesti di grande valore simbolico: la visita al “ghetto” di Rignano Garganico e un momento di preghiera interreligiosa nel “ghetto” di Borgo Mezzanone».

Un vero e proprio «grido», insomma, «a favore della dignità della persona umana, offesa e vilipesa».

Quattro ragazze e un ragazzo bresciani, con disabilità intellettiva, hanno voluto, semplicemente, incontrare il Papa. Cristina, Silvia, Arianna, Silvia e Cristian non fanno parte di un’associazione. Non hanno richieste o particolari storie da raccontare. «Siamo semplicemente amici», dicono. Ad abbracciare il Papa sono venuti con i loro familiari. E in dono gli hanno portato un libro (La bellezza dei fiori non ha parole) e una poesia composta da Marcello Rinaldi, il papà di Arianna, che di mestiere fa il giardiniere. Ed è per questo che il gruppo si chiama “Amici dei fiori”. Cosa vogliano fare? «Non restare isolati, né i ragazzi né le famiglie: da soli non si va da nessuna parte, ma insieme abbiamo una spinta in più per affrontare le tante difficoltà».

L’arcivescovo di Malta, monsignor Charles Scicluna, ha presentato al Pontefice il libro Luminous Kindness - Pope Francis - Apostolic Journey to Malta 2022 che “racconta” e “fa rivivere” il viaggio apostolico nell’isola del Mediterraneo, il 3 e 4 aprile. «È stato un incontro intimo, semplice, tra il Papa e il popolo maltese» dice l’arcivescovo. Il viaggio, ricorda, «è stato un momento fortissimo di grazia e una grande responsabilità, perché abbiamo ricevuto tanto dalle parole, dai gesti, dalla presenza così calorosa e cordiale del Papa e questo è un patrimonio che diventa anche per noi una responsabilità. Ora noi dobbiamo adesso far crescere questo seme che il Signore, nella sua misericordia, ha piantato nel solco che è la Chiesa a Malta».

L’arcivescovo confida di portare ancora nel cuore «prima di tutto il calore umano straordinario che ha accompagnato ogni passo del Papa» sull’isola. Un calore umano, ha insistito, «che ha risposto al calore umano e spirituale di questo grande pastore che è Papa Francesco. «La gioia dell’evangelizzazione è stato il tema del viaggio» ha proseguito, sottolineando: «Il Papa ha ripetuto questa frase tante volte al santuario di Gozo, quasi come fosse un ritornello, ricordando anche che essere ancorati alle radici per un cristiano non vuol dire essere ancorati al passato». E proprio «nelle parole del Papa sulla “gioia dell’evangelizzazione” abbiamo già un piano pastorale per il futuro: annunciare il Vangelo con la testimonianza della pace interiore che non sfugge, non disattende la croce, ma porta la croce, porta il fardello del vivere, con serenità e anche con gioia».

Otto giovani francesi, animatori di “Annuncio Mission“”, sono in questi giorni a Roma per un pellegrinaggio e per presentare al Papa l’idea di un “anno missionario” pensato espressamente «per incoraggiare l’evangelizzazione nella prospettiva del Giubileo 2025».

A sua volta, Carlos Huerta, campesino di San Pablo Veracruz, è venuto dal Messico con i familiari per celebrare i suoi 95 anni.

Mentre a parlare di pastorale carceraria erano presenti suor Nelly León — il 16 gennaio 2018 la religiosa accolse il Papa nel carcere femminile a Santiago de Chile — con due volontari e i rappresentanti della polizia penitenziaria della Polonia, accompagnati dal direttore generale Jacek Kitliński.

Durante l’udienza il Pontefice ha benedetto la statua di santa Teresa del Bambino Gesù che da 60 anni — era precisamente il 7 ottobre 1962 — «è nella parrocchia a lei intitolata a Battipaglia», nel Salernitano. Di più, fa presente il parroco don Luigi Piccolo, «questa immagine è il fulcro intorno al quale è cresciuta una comunità e lo stesso quartiere tanto da prendere il nome di “Taverna delle rose”, con il richiamo evidente ai fiori in onore di santa Teresina». Per questa occasione il Papa ha benedetto anche una nuova rosa d’argento.

E Francesco ha benedetto anche «la prima statua realizzata in Italia dedicata alla “Madonna che scioglie i nodi”» spiega padre Giuseppe Farano, parroco della Santissima Trinità a Parete, nel Casertano.

Particolarmente significativo l’incontro di Francesco con un gruppo di familiari di desaparecidos argentini, accompagnati da suor Geneviève.

Tra i gruppi presenti, anche i delegati dell’International Christian Maritime Association, che fa riferimento al Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. E i partecipanti alla prima conferenza internazionale, svoltasi il 26 e 27 settembre, sul tema Ethics of Engineering Life promossa dalla Pontificia Accademia per la vita, «per mettere insieme scienziati, medici, bioeticisti, ingegneri di diverse parti del mondo per un dialogo improntato sulla vita e il suo futuro» spiegano i promotori.

Papa Francesco ha anche applaudito e incoraggiato i quattro ciclisti di Athletica Vaticana, la sua squadra, che domenica scorsa in Australia hanno partecipato, per la prima volta, al campionato del mondo. In particolare, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, Francesco si è complimentato con Rien Schuurhuis che nella corsa mondiale è anche andato in fuga suscitando un caloroso tifo lungo la strada.

Appena rientrati dall’Australia i ciclisti sono subito andati a raccontare al Papa la loro esperienza sportiva e solidale. Espressa anche nei due simbolici doni presentati a Francesco: il numero di gara (169) indossato da Rien e un’artistica croce realizzata a mano dalla comunità aborigena. Alla vigilia del Mondiale, infatti, la piccola rappresentanza di Athletica Vaticana ha incontrato, con il nunzio apostolico, gli aborigeni che stanno dando vita a un progetto di inclusione con Caritas Australia.

«Lo stile semplice di Athletica Vaticana, come indicato dal Papa, è non fare sport “e basta”, nella prospettiva di essere per davvero “fratelli tutti”, e così sempre uniamo le prove sportive con concrete azioni solidali, ai Mondiali come nelle periferie di Roma» spiegano Emiliano Morbidelli e Simone Ciocchetti, responsabili di Vatican Cycling, la sezione ciclistica dell’associazione sportiva ufficiale vaticana.

All’incontro con il Papa era presente anche Valerio Agnoli: già gregario di Ivan Basso, Vincenzo Nibali e Peter Sagan, Agnoli sta mettendo a diposizione di Vatican Cycling, ha detto al Papa, la sua esperienza nel «fare squadra a servizio degli altri».

di Giampaolo Mattei