
28 settembre 2022
«Se si fanno solo commedie — dice Pupi Avati alla Casa del Cinema presentando il suo Dante — non è una cosa che riguarda solo il cinema ma in particolare è l’Italia che si è privata di ogni ambizione. Ormai nessuno ne ha più e se fa una cosa dice di avere anche un piano b. Ora chi ha il piano b alla fine si ritrova a fare quello. Io invece ho impiegato vent’anni a fare questo film e ciò dimostra che i sogni sono possibili anche se oggi non ci crede più nessuno».
Senza sogni non ci sarebbe Pupi Avati, vale per lui e vale per tutti noi spettatori. La carriera del cineasta bolognese altro non è stata che un ostinato e celeste inseguimento di quel bisogno di raccontare, di “dire chi siamo” col quale ha fatto compagnia al nostro domandarcelo (chi siamo). Sotto questo aspetto il ...
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