· Città del Vaticano ·

Presentata la seconda fase del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità

Il cammino della Chiesa inizia e prende forza dall'ascolto

 Il cammino della Chiesa inizia   QUO-194
26 agosto 2022

Ci incontriamo a un anno di distanza dalla conferenza stampa di presentazione della XVI assemblea del Sinodo. Allora il processo sinodale appariva come una pagina bianca affidata al discernimento nello Spirito delle Chiese locali. Oggi possiamo dare qualche informazione sul cammino che è stato fatto.

Al momento attuale stiamo vivendo la prima fase del processo sinodale, con la conclusione di due momenti decisivi: la consultazione del popolo di Dio nelle Chiese particolari ed il discernimento dei pastori nelle Conferenze episcopali. A partire dalle sintesi delle Conferenze episcopali, la segreteria del Sinodo con un gruppo qualificato di esperti si riunirà a breve per redigere un documento di sintesi che avvierà la fase continentale.

Proprio in questa consultazione si rivela la natura della Chiesa sinodale come «camminare insieme» del popolo di Dio. Le sintesi pervenute riveleranno quanto questo principio (stile) ecclesiale sia stato vissuto nelle Chiese locali e dal risultato capiremo quanto possiamo ancora lavorare per rendere tutti più responsabili e partecipi.

Non ci illudiamo che il principio della consultazione sia stato applicato con la stessa cura in tutte le Chiese: siamo agli inizi di un cammino ecclesiale che esige pazienza, domanda una presa di coscienza che tutti siano resi partecipi, ciascuno secondo la propria condizione e funzione, della vita ecclesiale e perciò del cammino sinodale. L’importante è aver mostrato e continuare a mostrare che il cammino della Chiesa inizia e prende forza dall’ascolto.

In ogni caso, mi rivolgo a voi oggi e a quanti ci seguono da casa con un senso di gratitudine e molta speranza per il futuro della Chiesa sinodale. A prescindere dai contenuti che emergeranno dalla lettura delle sintesi, le esperienze ascoltate o vissute mostrano una Chiesa viva, bisognosa di autenticità, guarigione e che anela sempre più a essere comunità che celebra e annuncia la gioia del Vangelo, imparando a camminare e a discernere insieme.

Desidero ringraziare tutto il popolo di Dio che ha partecipato.

Proprio perché nella Chiesa nessuno ha l’esclusiva della verità, la consultazione del popolo di Dio domanda il discernimento. Per capire il processo sinodale, bisogna pensare a una circolarità feconda di profezia e discernimento. Se tutti sono profeti nel Popolo di Dio (cfr. Nm 11, 29), non ogni cosa detta è voce dello Spirito: bisogna cogliere dentro il suono delle voci la voce dello Spirito. Sta qui la funzione del discernimento, che già è operante nel processo di ascolto, quando la comunità converge su un punto. Si tratta di avere intelligenza piena di quanto lo Spirito dice alla Chiesa attraverso un processo di lettura in profondità, che assomiglia a un processo di decantazione. La certezza su ciò che lo Spirito dice alla Chiesa si ha unicamente con il sentire insieme, anzi il consentire, il convergere nella fede del popolo di Dio, che avviene attraverso l’ascolto gli uni degli altri.

Ma il discernimento continua nelle assemblee di vescovi che sono principio di unità delle loro Chiese. Più di qualcuno sostiene che le sintesi delle Conferenze episcopali saranno la tomba della profezia. È tempo di superare questo sospetto, questa riserva che ha certamente le sue ragioni storiche, ma che contrasta con la natura della Chiesa, che è «“sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi» (sc 26). Se la Chiesa è il corpo delle Chiese, perché ogni Chiesa è tale perché il vescovo è portatore del tralcio dell’apostolicità (cfr. lg 20), bisogna avere fiducia gli uni degli altri, non contrapponendo una Chiesa di popolo contro una Chiesa gerarchica e rendendo dinamiche e feconde le relazioni nella Chiesa: di ogni portio populi Dei con il suo vescovo e il suo presbiterio, e di tutti i vescovi tra di loro e con il vescovo di Roma, «visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli», ma anche di tutte le Chiese (cfr. lg 23).

Il processo sinodale in atto è regolato da questo principio di circolarità, garantito da un atto che lo rende operante nel vissuto ecclesiale: quello della restituzione alle Chiese, che si attuerà nei prossimi mesi. Con i risultati della consultazione del popolo di Dio e del discernimento delle Conferenze episcopali, la segreteria del Sinodo sarà in grado di elaborare un documento di sintesi che sarebbe potuto diventare l’instrumentum laboris per la fase assembleare che si celebrerà a Roma. Invece, l’inserimento di un livello continentale è stato voluto per garantire ancora di più il rispetto della consultazione del popolo di Dio. Per evitare che i vari passaggi possano impoverire ciò che lo Spirito ha detto alle Chiese nella consultazione, è stato pensato questo ulteriore momento di discernimento, nel quale le assemblee continentali sono chiamate a rileggere il documento prodotto dalla segreteria del Sinodo, indicando se esprima effettivamente l’orizzonte sinodale emerso nelle Chiese particolari di quel continente.

Questo ulteriore livello di discernimento non può in alcun modo ridursi alla celebrazione di un’assemblea ecclesiale. Per questo è necessario che si realizzi il principio della circolarità attraverso un atto di restituzione del documento non a un’assemblea, ma alle Chiese particolari. Lì si è svolta la consultazione, lì il documento ritorna. Questa restituzione garantisce il rispetto degli attori del processo sinodale: in effetti, rendendo al soggetto della consultazione il frutto del loro ascolto, si offre la possibilità ad ogni Chiesa particolare di rispondere con un altro atto eminentemente ecclesiale: quello della recezione. Con questo atto ogni Chiesa fa proprio il documento, i suoi contenuti e ne valuta la corrispondenza con la sua identità di Chiesa che è chiamata ad incarnare in un luogo il Vangelo di Cristo. Per questo è richiesto ad ogni vescovo di portare il documento a conoscenza della sua Chiesa e di farne una lettura attenta almeno negli organi di partecipazione e di redigere con l’équipe sinodale eventuali osservazioni da inoltrare alla Conferenza episcopale o alla segreteria dell’assemblea continentale.

Di conseguenza, l’assemblea continentale potrà avviare il suo compito di lettura critica del documento sulla base delle osservazioni provenienti dalle Chiese. Chiunque può rendersi conto di come l’atto di restituzione sia in grado di attivare la dinamica sinodale attraverso la circolarità tra i soggetti e i livelli della vita ecclesiale. Noi siamo fiduciosi che, nonostante le difficoltà nel tradurre in atto uno stile sinodale, dove siamo tutti apprendisti, i segnali di un cambio di mentalità già si vedono.

di Mario Grech