· Città del Vaticano ·

Dal 12 al 15 agosto

La visita del cardinale segretario di Stato
in Guinea Equatoriale

 La visita del cardinale segretario di Stato in Guinea Equatoriale  QUO-193
25 agosto 2022

La gioia della fede è stata la costante che ha accompagnato la visita del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, in Guinea Equatoriale, in occasione della consacrazione della cattedrale di Malabo, restaurata dopo il devastante incendio del 15 gennaio 2020.

Venerdì 12 agosto, all’aeroporto internazionale di Malabo, il cardinale Parolin, accompagnato da monsignor Ivan Santus, officiale della sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato, è stato accolto festosamente da numerosi fedeli, con canti e danze locali. Erano presenti i vescovi, il rappresentante pontificio, l’arcivescovo Julio Murat, e il collaboratore di ruolo della nunziatura apostolica, don Vincenzo Marinelli, un gruppo di sacerdoti, religiose, il primo ministro Francisco Pascual Obama Asue e il ministro della Giustizia, del Culto e delle Istituzioni penitenziarie, Salvador Ondo Nkum, che ha accompagnato il cardinale in tutte le tappe della visita.

La mattina seguente, insieme al nunzio apostolico, il segretario di Stato ha reso visita al capo dello Stato, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Durante il cordiale colloquio, si è parlato della situazione generale del Paese, sotto gli aspetti politici, sociali e religiosi. All’ultima parte del colloquio, hanno preso parte anche i vescovi equatoguineani.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, il cardinale Parolin si è trasferito da Malabo a Mongomo, sul continente, dove è stato ricevuto dal vescovo locale e presidente della Conferenza episcopale, monsignor Juan Domingo-Beka Esono Ayang, c.m.f.. Dopo aver percorso il lungo colonnato antistante la basilica dell’Immacolata Concezione, ha pregato i primi Vespri della xx domenica del tempo ordinario con rappresentanti del clero, della vita religiosa e dei seminaristi di tutto il Paese e con i fedeli della parrocchia. Durante l’omelia, ha ricordato l’importante ruolo della famiglia, che è il primo luogo dove si impara a comunicare non solo la lingua materna, ma anche la lingua della fede e, al contempo, la responsabilità della Chiesa di prendersi cura delle famiglie, perché in esse possano nascere nuove vocazioni e si possa fare esperienza dell’amore di Dio, vivendo secondo il Vangelo.

Al termine della celebrazione, il cardinale Parolin si è rivolto ai consacrati presenti, esortandoli ad offrire una testimonianza di vita sincera e luminosa, cioè a tornare ogni giorno al “primo amore” — come chiede Papa Francesco — attraverso una vita di unione con Dio nella preghiera, la fedeltà alle promesse sacerdotali, tra le quali il celibato, la fraternità presbiterale e la vita comunitaria, e la vicinanza alla gente e alle sue necessità. La giornata si è conclusa con un’agape fraterna, occasione per uno scambio informale sulla vita della Chiesa universale e sulle fatiche e gioie che i sacerdoti e i religiosi sperimentano nella vita quotidiana. Commovente è stato l’affetto mostrato da tante famiglie che hanno atteso il passaggio del cardinale per chiedere una benedizione per i propri bambini. In quel contesto, un fedele ha offerto una testimonianza di fede ricordando che «l’Occidente considera Dio un problema, ma Dio è in verità la soluzione ad ogni problema e questo, in Africa, lo si sperimenta ogni giorno».

La domenica 14 agosto, al mattino, la delegazione è stata accompagnata in auto alla diocesi di Bata, percorrendo una moderna autostrada fiancheggiata da una lussureggiante foresta equatoriale; a tutti sono tornate alla mente le parole del Pontefice, pronunciate nel suo primo viaggio in Africa, nel novembre 2015: «L’Africa offre al mondo una bellezza e una ricchezza naturale che ci porta a lodare il Creatore». A Bata, centinaia di persone si sono riversate nei pressi della cattedrale per salutare il cardinale Parolin, il quale ha compiuto il semplice gesto di offrire ai più piccoli e agli anziani un’immagine di Papa Francesco, molto apprezzata. È seguita la solenne celebrazione domenicale, segnata da una attenta e sentita partecipazione. Nella sua omelia di commento del Vangelo del giorno, il cardinale ha ricordato che «l’espressione di Gesù sul fatto che è venuto a portare la divisione, significa che la pace da Lui portata non coincide con l’assenza di divisioni e conflitti, ma è una costante lotta contro il male, contro il nemico di Dio e dell’uomo, contro satana e non contro gli uomini. Questa lotta richiede di non vivere in maniera ipocrita, ma di fare scelte coerenti al Vangelo». Al ritorno in sacrestia, molte donne appartenenti alle diverse confraternite, che creavano un cordone al passaggio della processione, baciavano i paramenti liturgici del celebrante secondo il costume del luogo in segno di rispetto e di ringraziamento per il dono dell’Eucarestia.

Nel pomeriggio, il segretario di Sato ha incontrato la Conferenza episcopale, sottolineando nel suo intervento, previo al dialogo con i vescovi, che «nel mondo di oggi, che sta attraversando un momento di incertezza, ai Vescovi è richiesto di essere pastori vigilanti, prudenti, saggi, uniti per discernere insieme in che modo essere strumenti di pace, esercitare la giustizia e la carità secondo l’insegnamento dell’apostolo Paolo». La stessa sera, la delegazione ha fatto rientro a Malabo, dove, nella nuova cattedrale, è stato organizzato un concerto d’organo con musiche del xvi e del xvii secolo, corrispondente all’epoca della prima evangelizzazione della Guinea Equatoriale.

Il 15 agosto, solennità dell’Assunzione di Maria, è stato occupato dal solenne rito della consacrazione della ricostruita cattedrale di Malabo. La folla di fedeli ha cominciato ad occupare lo spazio antistante il tempio sin dalle prime ore del mattino. Alle 10.30, davanti alla porta, il cardinale Parolin e l’arcivescovo di Malabo, monsignor Juan Nsue Ediang Mayé, hanno accolto il presidente della Repubblica, che ha raggiunto a piedi il luogo della celebrazione. Sono stati eseguiti gli inni pontificio e equatoguineano, con i successivi interventi del sindaco di Malabo, la signora Maria Coloma Edjang Mbengono, e del ministro dei Lavori pubblici, Clemente Ferreiro Villarino, che hanno ripercorso la storia della cattedrale e messo in luce l’impegno profuso per la ricostruzione della stessa dopo l’incendio. Il presidente della Repubblica, nel suo discorso, ha ringraziato la presenza del segretario di Stato «quale segno della vicinanza di Papa Francesco e delle profonde radici di fede del popolo equatoguineano».

Attorno alle 12 ha avuto inizio la solenne consacrazione della cattedrale, alternata da canti della tradizione della Chiesa universale con canti della tradizione locale. Concelebravano alcuni vescovi dei Paesi vicini, venuti in rappresentanza delle rispettive Conferenze episcopali. Nell’omelia, il segretario di Stato ha sottolineato come «nell’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, vi è significato l’ulteriore incontro tra Dio e il suo popolo. In Maria ed Elisabetta si incontrano l’attesa e l’Atteso, il desiderio e il Desiderato. Questa dinamica la riviviamo ogni qualvolta partecipiamo all’Eucarestia, dove nei doni portiamo a Dio le nostre richieste, la nostra vita, le nostre difficoltà e Dio le riceve, le trasforma nel suo Corpo e nel suo Sangue, benedice e santifica la nostra vita donandoci la sua grazia per mezzo del suo Figlio e nostro Fratello Gesù». Alle 15 la festa è continuata con la condivisione del cibo, accompagnata da danze popolari e dal suono dei tipici strumenti locali.

In conclusione, come ha sottolineato il cardinale Parolin, «quando il fuoco dello Spirito Santo agisce nel cuore degli uomini si è capaci di superare il particolarismo, e di destinare verso tutti la carità; quando gli uomini accolgono l’amore di Dio nel loro cuore e ne sono ricolmi, sono capaci di cambiare il mondo e di renderlo un luogo dove è possibile l’incontro, il dialogo e la fraternità: questa è la gioia della fede sperimentata in Guinea Equatoriale e che invita ciascuno a riscoprire la medesima speranza tra “il tanto” che affolla l’orizzonte del mondo».