· Città del Vaticano ·

Camminare insieme
Anzi volare

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30 luglio 2022

Al termine del lungo pellegrinaggio penitenziale di Papa Francesco in Canada vengono in mente le prime parole che sono state pronunciate pubblicamente: «È un grande onore accoglierLa tra noi. Ha viaggiato molto per essere con noi sulla nostra terra e per camminare con noi sulla via della riconciliazione». È Chief Wilton Littlechild a parlare, uno degli anziani della tribù dei Cree, il suo nome è Usow-Kihew cioè Aquila Dorata, ex-studente della scuola residenziale di Ermineskin e membro della Commissione per la Verità e la Riconciliazione.

Si erano già incontrati in aprile in Vaticano ed è stato lui che il 25 luglio nella radura di Maskwacis ha aperto le danze di questo viaggio apostolico del Papa e fino alla tappa a Québec è stato presente, in modo ad un tempo discreto e tenace, a tutti gli eventi e gli incontri. Un’icona vivente della dignità coniugata a umiltà e semplicità, questo è Littlechild che, intervistato da Vatican News, ha subito colto lo spirito del viaggio del Papa che non è «un punto di arrivo» ma un primo passo verso un futuro di guarigione, riconciliazione e speranza attraverso il camminare fianco a fianco. È un capo molto rispettato tra la sua gente, lo si capisce anche dal numero delle persone che gli chiedono di farsi fotografare insieme e lui, con dolcezza, sempre acconsente sorridendo.

È stato lui che, in rappresentanza degli altri anziani, salendo a fatica le scale del palco (cammina aiutandosi con due stampelle), ha portato il copricapo piumato che il Papa ha indossato e tutti hanno colto che tra i due in questi giorni è nato un rapporto vero, oltre la cordialità formale.

Nella cattedrale di Québec al termine dei vespri, Francesco e Winton si sono salutati e abbracciati come due vecchi amici e il Papa, come rispondendo a una richiesta di benedizione, ha fatto con il pollice un segno di croce sulla sua fronte mentre gli occhi acuti dell’anziano capo Cree esprimevano gratitudine e pura felicità. In quella rapidissima scena, lontana dai riflettori, Wilton era veramente, nello stesso tempo, Aquila Dorata, con tutta la fierezza del suo volto incorniciato dallo splendido copricapo, e Littlechild, un bambino piccolo che intuisce la verità e trabocca di gioia. «Ha viaggiato molto per camminare con noi», aveva detto al Papa, ma quelle parole in fondo valgono anche per lui. Entrambi, infatti, hanno problemi a camminare: uno con le stampelle, l’altro in carrozzina; eppure questo hanno fatto, hanno camminato insieme, partendo da molto lontano e portandosi sulle spalle un fardello molto pesante.

In quel primo breve saluto, Littlechild ha raccontato di aver ascoltato quasi 7.000 testimonianze di ex-studenti di scuole residenziali e ha riconosciuto, vedendolo all’opera, guardandolo negli occhi, che anche il Papa «ha ascoltato profondamente e con grande compassione le testimonianze che hanno raccontato del modo in cui la nostra lingua è stata repressa, la nostra cultura ci è stata sottratta e la nostra spiritualità denigrata. Ha sentito la devastazione che è seguita al modo in cui le nostre famiglie sono state distrutte». Questi due anziani che si muovono a fatica hanno scelto di camminare, insieme, per lo più in silenzio. Wilton ha visto Francesco pregare in silenzio sulle rive di Lac Ste. Anne, quel lago che sta lì da millenni, forse sin dalla creazione del mondo e che richiamava nel pastore della Chiesa cattolica l’immagine del lago di Galilea, dove l’avventura cristiana mosse i primi passi.

C’è una fonte a cui attingere per sopportare il fardello della vita che a volte sembra soverchiante, una sorgente che permette di ripartire, ogni giorno. C’è quel bellissimo personaggio di Cotenna di Bisonte, il vecchio capo Cheyenne nel famoso film Il piccolo grande uomo (che nel 1970 segnò un cambio di direzione nella narrativa, fino ad allora “manichea”, dell’epopea del West), che saluta sempre l’incontro con il suo amico bianco Jack Crabb con le parole “il mio cuore vola alto come un falco”. L’accoglienza della vita (e della vita dell’altro) come dono, è qui la fonte che ridona la forza ad ogni uomo di affrontare lietamente il proprio destino.

Nell’omelia dei vespri in cattedrale il Papa ha parlato della gioia cristiana «unita a un’esperienza di pace che rimane nel cuore anche quando siamo bersagliati da prove e afflizioni perché sappiamo di non essere soli ma accompagnati da un Dio che non è indifferente alla nostra sorte. Come quando il mare è agitato: in superficie è in tempesta ma in profondità rimane calmo e pacifico».

Parlando al giovane inuit a Iqaluit nell’ultimo degli incontri pubblici di questo lungo viaggio il Papa lo ha invitato a camminare verso l’alto. «Sei fatto per spiccare il volo, per abbracciare il coraggio della verità e promuovere la bellezza della giustizia».

Sono parole rivolte a tutti i giovani, cattolici e non, e dirette anche all’amico Wilton Littechild, il cui cuore, a sentirle, sicuramente sarà volato alto come un’aquila. 

di Andrea Monda